Cittadella dello Studente
Ogni tanto mi diverto a tirar fuori questo e altri disegni dove illustro una possibile sistemazione di una delle aree più problematiche della città: la cittadella dello studente. Non so come i temi urbanistici vengano affrontati e discussi nella mia città e quali siano i programmi di intervento di coloro che se la sono sentita e se la sentono di occuparsi di amministrare. Io mi trovo a vivere a Grosseto ma avrei potuto vivere altrove, secondo destino. Ma qui vivo e della mia città osservo un po' tutto, da semplice cittadino. Certamente sono attratto da come funziona la città, per una personale passione, ma fossi vissuto altrove sarebbe stato lo stesso, diciamo che mi guardo intorno e valuto se tutto ciò che è pubblico, di tutti, funzioni o meno, cercando di capire i vari aspetti che condizionano le città. Non possiamo negare che le città siano lo specchio di chi ci vive. Ognuno può far mente locale e confrontare città diverse, città vicine, lontane, vicine tra di loro o lontane tra di loro. E come si fa a non pensare da quali tipi di società siano vissute. Ci sono città dense di arte, città industriali, città di fiume, di mare, del nord, del sud ecc ecc. Guai a contestare cose che ci paiono sbagliate senza aver analizzato più o meno a fondo ciò che le ha rese tali o pensare di avere le soluzioni in tasca. Le città sono una delle invenzioni umane tra le più complicate. Funzionano per una serie innumerevole di contaminazioni sociali, economiche, culturali che messe insieme le caratterizzano. Insomma, a volte si fa presto a trarre conclusioni se non si mettono insieme conoscenze appropriate. Io spesso mi chiedo se chi ha avuto la sorte di doversi dedicare alle sorti della città lo abbia fatto o lo stia facendo con le dovute competenze o se lo abbia fatto con spregiudicatezza, per convenienza, faciloneria. Tant'è che, tornando al cittadino semplice quale sono, mi pare che certi aspetti della città si incancreniscano e diventino peculiarità della città stessa.
La cosidetta cittadella dello studente, cioè quella parte di città dove sono concentrate quasi tutte le scuole superiori e una scuola media, è secondo me un bubbone che io dichiaro peculiarità di Grosseto.
Ciò a dire che è accettato che sia così com'è, punto; da tutti, dai fruitori e da chi ne viene coinvolto indirettamente. Certe situazioni delle città, nel corso degli anni, vengono affrontate, perché le città mutano, si "muovono", certe altre no, restano immobili, ovvero non c'è la possibilità di metterne in discussione l'efficienza, la convenienza, le alternative ad un loro miglior funzionamento.
La cittadella dello studente soffre di vari e gravi aspetti negativi.
Trattandosi di luogo della formazione, se analizziamo il suo assetto, si può evidenziare il cattivo risvolto pedagogico. Mi spiego. Essendo infatti l'area totalmente aperta al transito automobilistico si fa passare il concetto che per andare a scuola sia normale dover usare l'automobile e che con l'automobile si possa arrivare fino al portone di ingresso della scuola. Ciò mi pare in grave contrasto sotto il profilo ecologico ed economico. Negativo come atteggiamento pensare che uno studente possa e debba usare l'automobile per andare e tornare da scuola. Con un piccolo sforzo mentale che ci faccia immaginare l'area totalmente chiusa alle automobili vengono subito in mente certi colleges anglosassoni dove il colpo d'occhio va alla prevalenza di spazi a verde e di gente che cammina o sosta su panchine o accomodata a tavoli . Mentre la realtà è facilmete associabile a immagini de Il Cairo o Calcutta ovvero di caos automobilistico inquinante e deplorevole sotto il profilo educativo e del benessere. Eppure nessuno ha mai sollecitato o portato all'esame tale area urbana. Si accetta così com'è. In vari momenti della giornata in quell'area si creano ingorghi fastidiosissimi da terzo mondo. Automobili contenenti la mamma o il babbo e un passeggero: il figliolo. Un'automobile per un figlio. Per me è un'aberrazione sociale gravissima. Urbanisticamente pare sia impraticabile immaginarsi di poter intervenire. Ciò che è, rimane. Si fruisce di qualcosa lasciatoci da altri nel passato e siamo privi di capacità di intervento. Immutabilità forzata del contesto. Nel bene e nel male. Si fruisce del passato inesorabilmente. SU questo faccio un parallelo. In via Mazzini c'è la più antica scuola elementare della città: un edificio molto grande, imponente. Dobbiamo ringraziare persone di duecento anni fa che a forza di braccia hanno tirato su tonnellate di pietre per consegnarci qualcosa di cui oggi possiamo ancora disporre. Fatiche di carrucole mosse da braccia umane sono ancora a nostra disposizione. Immaginiamo noi oggi di dover costruire una scuola di quell'imponenza! A forza di carte e fogli staremmo decenni a scrivere, disegnare e cancellare senza arrivare ad averla davvero una scuola. Sarebbe impensabile oggi poter edificare un immobile di quella dimensione per un uso pubblico comune! Stessa cosa per la cittadella dello studente. In maniera indecorosa forziamo la città a criticità di cui dovremmo vergognarci e ci rassegniamo alle marcovaldesche macchinette.
Alcuni anni fa il quotidiano Il Tirreno (30 settembre 2011 pag. III cronaca Grosseto) pubblicò una mia proposta che evidentemente non arrivò a destinazione. Proponevo che i ragazzi fossero accompagnati in due o tre aree cittadine fungenti da punto di raccolta e da cui sarebbero partiti autobus carichi di studenti diretti alla cittadella. Un'altra mia proposta fu quella di questo disegno, cioè di un intervento che potesse contemplare un transito privilegiato agli autobus per la cittadella.