STEMpills #9 | Usiamo solo il 10% del nostro cervello: realtà o mito?

in #stempills6 years ago

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L'essere umano è una delle creature più incredibili che esista. Anche se sono di parte, pensate a cosa siamo in grado di fare: ci siamo evoluti in un lasso di tempo estremamente breve (migliaia di anni in confronto a miliardi di anni della nostro pianeta sono una bazzecola) e ci siamo trasformati in animali dediti alla caccia, sporchi e vestiti di pelli di altri animali, a persone in grado di curare malattie letali, costruire intere città, comunicare con persone dall'altro lato del pianeta in qualsiasi lingua, scolpire o dipingere capolavori, riprodurre brani con strumenti musicali, viaggiare nello spazio.

Ed il futuro, quello sognato delle menti più creative del mondo dei libri e dei film, è sempre più vicino, tanto che diventa quasi difficile pensare a cosa ci sarà dopo.

Tutto questo è possibile grazie ad una singola parte del nostro corpo, che ci permette di ideare, imparare, insegnare e praticare alcuni gesti con estrema precisione.
Il nostro cervello.

Il cervello: una storia di in continua "evoluzione"

Il concetto di intelligenza è qualcosa di estremamente complesso; una sola cosa è certa: tutti nascono con lo stesso potenziale di base. Il vostro cervello, a meno che non siate il prossimo gradino dell'evoluzione umana, è identico a quello dei più grandi artisti o scienziati del mondo contemporanei. Non è uguale invece, a quello dell'essere umano di migliaia di anni fa. In un articolo pubblicato su Cell nel 2004, gli scienziati hanno identificato un set di geni, chiamato Ka/Ks, responsabile dell'evoluzione del nostro cervello[1]. Senza scendere troppo nei dettagli, il rapporto Ka/Ks, quanto più è alto, più indica una maggiore attivazione di geni capaci di rendere il cervello del mammifero in esame, più grande e complesso. I ratti ad esempio, non posseggono questi geni; i primati ne hanno in quantità minima, mentre l'homo sapiens ne ha una quantità molto maggiore. Per questo motivo, il nostro cervello, pur presentando similitudini con quello dei primati, si discosta molto dal loro, soprattutto in termini di complessità.


Differenza nei cervelli tra ratti, primati e uomo dal punto di vista delle dimensioni e della complessità. Immagine di CNX OpenStax - CC BY 4.0

Ma cosa vuol dire "complessità"? Semplificando molto diversi concetti, frutto di numerosi studi, possiamo riferirci principalmente a due fattori: connessioni e specializzazione. Questo spiega per quale motivo animali dotati di un cervello enorme, come elefanti e balene, siano relativamente meno "dotati"[2]. Si tratta infatti di cervelli che pur presentando un numero di neuroni estremamente superiore rispetto quello umano, hanno un sistema di connessione tra di loro poco efficiente, oltre al fatto di non possedere aree cerebrali specifiche: il centro del linguaggio o "Area di Broca" è relativamente recente nello sviluppo del nostro cervello e con l'evoluzione si è sviluppata sempre di più, di pari passo con l'evoluzione del linguaggio umano.

Quello che si evince da quello che ho scritto fino ad ora è che il nostro cervello e le nostre capacità intellettive, sono date solo in minima parte dalla "quantità" di cellule nervose; piuttosto diventa molto più importante il "come" queste interagiscono tra di loro.

L'origine del mito e le prove a sfatarlo

Non si sa bene come sia nato il mito secondo cui l'essere umano utilizza solo il 10% del cervello. Alcuni ipotizzano che sia dovuto ad una frase riportata dallo scrittore Dale Carnegie nell'introduzione al saggio "How to win friends and influence people", pubblicato nel 1936. Lo scrittore, citando un famoso psicologo di Harvard, William James, in merito alla scarsa capacità dell'uomo di utilizzare le proprie risorse mentali, attribuì in maniera arbitraria un valore del 10% alle risorse che effettivamente utilizziamo, cosa fu ripresa anche da Einstein in alcuni appunti personali.

Se l'origine non è chiara, ben più semplice è individuare come si sia diffusa questa credenza. Numerosi sono i film in cui essere umani riescono ad avere accesso al 100% del proprio cervello, con risultati strabilianti: equazioni supercomplesse risolte nel giro di secondi, poteri psichici come leggere il pensiero, telecinesi e simili.

Verosimilmente, il mito che utilizziamo il 10% del nostro cervello deriva dal fatto che i neuroni sono in un rapporto di 1 a 9 con le cellule della glia (astrociti, cellule di Schwann), una popolazione di cellule nervose di supporto, con funzione di nutrimento e protezione dei più preziosi neuroni. Di conseguenza, effettivamente solo il 10% del cervello presenta un'attività biologica di trasmissione di impulsi nervosi. Almeno, fino a qualche anno fa: si è infatti scoperto che le cellule gliali possano in qualche modo essere dotate di una certa attività di trasmissione[3]. Nel corso degli anni sono state evidenziate numerose prove contro il mito del 10%: studi metabolici con PET e risonanza magnetica mostrano attività in tutto il cervello, persino quando dormiamo; lesioni in diverse aree cerebrali portano sempre ad una sintomatologia (se ci fossero aree non utilizzate, non si dovrebbero avere problemi) inoltre la stimolazione di piccole porzioni di cervello con particolari stimolatori, evoca sempre una risposta tangibile.

Intelligenza: tra impegno e stimoli

La realtà dei fatti è che siamo tutti intelligenti allo stesso modo, ma i più "dotati" sono semplicemente quelli più volenterosi. Il carattere di ognuno di noi e l'ambiente, modella a tutti gli effetti la nostra capacità di "essere" intelligenti.[4] Possiamo dire che una persona laureata in ingegneria è più intelligente di una persona che alleva bestiame in un paesino sperduto a piedi di una montagna?

Probabilmente sì.

Non è carino da dire, ma non c'entra nulla la biologia in questo. Infatti, non vi è una reale differenza di potenziale intellettivo tra gli individui, ma solo in quanto si impegnano ad utilizzarla.

Il cervello è in tutto e per tutto assimilabile ad un muscolo. Consuma tantissima energia dal nostro organismo, e necessita di essere costantemente allenato. Ma attenzione: come un muscolo, lo stimolo per "migliorare" deve essere progressivamente maggiore. Questo vuol dire che se siamo in grado di risolvere un problema in pochi minuti, non è un buon allenamento per la nostra intelligenza. Uno studente universitario viene messo durante il suo percorso di studi a numerose sfide, che lo rendono progressivamente in grado di affrontare livelli di sfide intellettive superiori. Un pastore, vivendo in un ambiente confinato ed essendo sottoposto alla medesima "sfida", non cresce intellettualmente.

Ma per sfruttare al massimo il proprio cervello non serve per forza studiare. Scuola ed università sono solo degli ambienti che facilitano il progresso intellettuale dell'individuo, fornendo uno strumento semplice, un ambiente perfetto per ricevere numerosi stimoli per il nostro cervello. Ci sono tantissimi uomini di successo, dotati di estrema intelligenza, che non hanno frequentato la scuola: persone tenaci che hanno sviluppato la loro intelligenza mettendosi continuamente alla prova, tuffandosi in nuovi ambienti e imparando dai propri errori.

L'esempio del pastore di prima è voluto: e se il pastore iniziasse a vendere da se quello che produce invece di rifornire un determinato mercato? Se iniziasse ad acquistare nuovi pascoli e assumesse personale per accrescere la propria produzione? Il costante mettersi alla prova in nuove sfide, nuove esperienze, non solo ci fa crescere come persone, ma ci rende anche più intelligenti, nonostante il nostro cervello pesi sempre lo stesso e abbia lo stesso numero di neuroni.

Mettiamoci alla prova!

Se da un lato è falso che sfruttiamo solo il 10% del nostro cervello, è anche vero che potremmo essere sempre più intelligenti di come siamo ora. L'intelligenza non è data da un semplice fattore biologico, ma dalla capacità che ha l'individuo a risolvere problemi, sfide ed ostacoli, con i mezzi a disposizione. Alleniamo quindi il nostro cervello, cercando in continuazione nuovi stimoli e scegliendo sempre le sfide che ci sembrano più difficili rispetto quelle più semplici. D'altronde, ci sarà un motivo se il cervello viene paragonato ad un muscolo!

Bibliografia
  1. Dorus S et al. "Accelerated evolution of nervous system gene in the origin of Homo sapiens". Cell. 2004. 119 (7): 1027–40. doi:10.1016/j.cell.2004.11.040. PMID 15620360.

  2. George A. Mashour et al."Evolution of consciousness: Phylogeny, ontogeny, and emergence from general anesthesia" Proc Natl Acad Sci U S A. 2013 Jun 18; 110(Suppl 2): 10357–10364.

  3. Gourine A et al. "Astrocytes Control Breathing Through pH-Dependent Release of ATP". Science. 15 Jul 2010 doi: 10.1126/science.1190721

  4. Friedman JH."Ten Percent Brain Function: Fact or Fantasy?" R I Med J (2013). 2015 Sep 1;98(9):8-9.


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