E poi succede di viaggiare. Sin da bambina, aerei, treni, navi, camper, tende, mi sono familiari. L'estate per me è questo.
Lasciarsi dietro tutto e vivere una nuova vita per un po'. Persone diverse, posti nuovi, esperienze uniche, in qualsiasi angolo del mondo.
Negli ultimi anni accade ancora più spesso, sempre più lontano.
Non so spiegare l'emozione che provo quando, in fila al gate, sto per salire in aereo. O quando una lunga strada dritta si apre di fronte a me, il cammino per la prossima meta.
Questo viaggio è iniziato qualche giorno fa. Aerei, taxi, continenti diversi, viaggi indietro nel tempo. Alberghi, motel, resort. Abbiamo prenotato tutto tempo fa, per avere un obiettivo a cui guardare in questo lungo inverno di lavoro appena trascorso.
Il volo, con scalo a NYC, per andare anche a trovare quell'amica speciale che vive lì.
Poi diretti verso il mar dei Caraibi.
La sera che ci accoglie è umida e calda. Il jet lag in pieno corso, inauguriamo le strade messicane con la nostra macchinina a nolo bianca, direzione Cancun, zona hotelera.
Un primo giorno di puro relax per riprenderci dal lungo viaggio.
Piscina vista laguna, aria calda ma frizzante, venticello fresco che dà sollievo, visi gentili, sorrisi. Ci svegliamo all'alba, ci godiamo la mattinata di relax totale.
La metà di oggi, però, è un'altra: Valladolid, la cittadina al centro dello Yucatan, a due ore di auto da Cancun.
Una cittadina non ancora fagocitata dai circuiti turistici, colorata e tranquilla, dove le palazzine colorate e disordinate si susseguono fino ad aprirsi in grandi piazze attorno ai monumenti storici.
Un boccone prima di partire: burrito e cheviche, il vero benvenuto in Mexico!
I sapori, gli odori, i gesti di chi li prepara sono semplici e rendono il cibo delizioso.
Profumi nuovi, gusti che proviamo a imitare ma non saranno mai gli stessi del luogo da cui provengono.
E poi viaggiare. Il viaggio, ontheroad, una strada sempre dritta, fiancheggiata dalla giungla su entrambi i lati. Verde, rigogliosa, che reclama il proprio posto, indomabile, incontaminata.
Chi vive qui, chi viveva qui nei tempi antichi, ha dovuto imparare a conviverci. Assecondarla, per trarne il massimo. Vivere come è lei, indomabile e selvaggia, calma e lenta, serena ma feroce.
È così che immagino la civiltà che ha reso famosa questa terra. I Maya. Una popolazione in apparenza calma e serafica, in realtà tumultuosa e fiera.
Hanno osservato i cieli, le stelle, hanno imparato a predire il futuro, in qualche modo. Questo ciò che sapevo dalle mie letture, dalle reminescenze scolastiche.
Oggi abbiamo visitato il Chichen Itza, il sito maya entrato a far parte delle 7 meraviglie del mondo. E lo è. Strutture imponenti che hanno vinto la giungla nei secoli, attraversando millenni e giungendo a noi.
Queste costruzioni di pietra massiccia sono attorniate dalla natura, su ogni lato, in armonia con essa. Provo a immaginare come dovesse essere, quanto dovesse essere difficile la vita. Insediarsi in posti così ameni, lontani dalla costa, a centinaia di chilometri dal mare.
Eppure la civiltà lì si è sviluppata, è diventata leggenda. Hanno saputo fare parlare anche le pietre. Se infatti si battono le mani in alcuni punti attorno al famoso "Castillo", l'eco ritorna modificato. La pietra dei Maya risponde.
Poi la storia è arrivata. i conquistadores sbarcati sulla costa, chilometro dopo chilometro, sono giunti a loro. La civiltà europea ha fagocitato quella Maya, autoctona. Ma non l'ha sconfitta. Sì, ormai lo spagnolo è la lingua ufficiale, le città che visitiamo sono quelle coloniali, edificate dagli spagnoli conquistatori, le malattie europee hanno portato via gli indigeni, la storia ha fatto il suo corso. Eppure la tenacia della natura può avere vinto. La lingua è sopravvissuta, i volti sorridenti che ti accolgono sono forse gli stessi. La civiltà Maya e la sua importanza attirano dopo millenni i visitatori, dando nuova vita a questi territori ancora genuini, autentici, semplici.
Il sole che attraversa le nuvole, la pioggia improvvisa che ti rinfresca i pensieri, il vento che da sollievo. I colori delle palazzine, la luce che inonda tutto.
Un tuffo in un cenote sotterraneo che spazza via la calura.
Dopo la visita al Chichen Itza, percorriamo la strada che ci riporta verso Valladolid, deviando per il cenote di Dnzitup. Uno splendore nascosto nel cuore della terra. Venerati e ritenuti sacri, immergendosi nelle acque fresche e guardando verso l'alto la luce che penetra dalla sommità della caverna, sì può intuire il perché. Una magia, un gioco di luci che fa parlare le rocce, il suono dell'acqua che è vita ma può essere anche spietata.
Stare stesi a pancia all'insù galleggiando sull'acqua e guardando i colori sulle pareti, il suono solo dei tuoi pensieri...
Sì posso immaginare il perché.
Tristísima estrella
adorna los abismos de la noche;
enmudece de espanto en casa de la tristeza.
Pavorosa trompeta suena sordamente
en el vestíbulo de la casa de los nobles.
Los muertos no comprenden, los vivos
comprenderán.
Toda luna, todo año, todo día, todo viento
camina y pasa también,
así toda sangre llega al lugar de su quietud,
como llega a su trono y poder...
Cantando tocaré
el armonioso, sonoro instrumento.
Vosotros, fascinados por las flores,
danzad y alabad al Dios omnipotente.
Gocemos de esta breve dicha,
porque la vida es sólo un momento fugaz.
(Poema maya - traduzione Antonio Médiz Bolio)
Invidia pura
Oddio ma la prima foto è qualcosa di incredibile! Bellissimo diario di bordo! :-)
Il Messico è davvero bellissimo, conosco tanta gente che c'è stata e me l'ha consigliato, sicuramente tra i primi Paesi che visiterò non appena ne avrò la possibilità.
Beautiful post with beautiful photos.
Supershots !!
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🔵🌼👍🌼🔵
🔵👌📷👌🔵
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Happy Photography Day !
🎂🎂🎂🎂🎂📷🎂🎂🎂
Upvoted !
Posto stupendo!
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