Il mondo è bellissimo se lo si osserva dall'alto, da lontano. Anche i luoghi più anonimi sembrano disegnare qualcosa di unico. Ma avvicinandosi lentamente, scendendo, si iniziano a vedere le prime cose brutte. Alcuni luoghi che da lontano apparivano suggestivi, originali e dai colori affascinanti, avvicinandosi mostrano sempre più sporcizia e storture che prima apparivano soltanto come intriganti sfumature dei colori dell'insieme. Più ci si avvicina e più risultano evidenti la miseria, la poca cura e la fretta che fa realizzare male cose bellissime. Più ci si avvicina e più lo sporco, nascosto frettolosamente sotto il tappeto, domina sulla bellezza che si vedeva da lontano. Accade anche con le persone, con sempre più persone, quando arrivi così vicino da poterle toccare scopri che non c'è traccia della bellezza luccicante che mostravano da lontano.
Di per sé non è un male e neppure una colpa delle persone, né di quelle che deludono né di quelle che restano deluse.
Il male è l'apparenza perché soffoca la bellezza insegnando senza volerlo alle persone a non avvicinarsi ad essa. L'apparenza che con il tempo allontana tutto e tutti tenendoli alla distanza giusta da cui anche il marcio appare bello.
Ma anche questo è soltanto un male etico, morale se si vuole, non è un potere imposto ma un'abitudine che ognuno può decidere di accettare oppure no come regola, ad ogni singolo individuo spetta la scelta e di questa soltanto su di esso ricado le conseguenze. Nessuna colpa di nessuno. Solo scelte. Chi si lamenta è semplicemente l'apparenza che mostrava volutamente senza ottenerne gli effetti sperati o è l'apparenza che mostra rassegnato dopo molte delusioni.
Nessuna colpa di nessuno.
Il crimine, il vero e unico crimine, che dipende esclusivamente da quel che effettivamente è l'essere umano ora, è che il diffondersi dell'apparenza come bellezza rapida e facile del niente, come mercato di sé di chi non ha nulla da vendere, fa credere nel tempo, anche a chi ci credeva ancora, che la bellezza è qualcosa che esiste soltanto osservando da lontano, che la bellezza è soltanto estetica che toccata da vicino è niente.
Qual'è allora la battaglia da combattere? Accettare il dominio dell'apparenza e della frenesia del successo ad ogni costo e impegnarsi nel diventare il bugiardo migliore, il migliore venditore di sé? oppure insistere nonostante tutto nel cercare la bellezza concreta che non scompare da vicino camminando in mezzo alla sporcizia e alle luci colorate?
Nel mio ultimo istante di vita quale delle due battaglie, se combattuta, mi renderà felice d'averla combattuta e grato d'averla potuta combattere?
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