Una visione (ir)razionale sulla politica italiana

in #italia7 years ago (edited)

Una visione (ir)razionale sulla politica italiana

Seguo i canali d'informazione più comuni, dal quotidiano di carta a quello digitale, passando dagli spezzoni di TV e radio, i tweet trends e le news internazionali, il pensiero che espongo però nasce da un confronto con le persone che mi stanno vicino: reazioni vive e forti senza il filtro dell'interpretazione e della propaganda, forse la misura più realistica dell'attualità.

Le frasi che più mi hanno colpito, dette da chi in questo paese ci vive o ci ha vissuto va dal: governati da dilettanti al sono pericolosi al ci facciamo guidare dai neopatentati.
Il riferimento è il Movimento 5 Stelle, ma anche la Lega suscita una buona dose di perplessità, e non aiutano certo i canali d'informazione amatoriali o meno, a risolvere questi dubbi.

Parto da un presupposto: il voto in Italia è come la fede calcistica. Il mister sarebbe da esonerare, il presidente non compra i gioielli del mercato, la squadra fa pena, me è la tua squadra del cuore, hai sempre tifato lì e continuerai a farlo.
Un po' nello stesso modo, nel buio dell'urna elettorale, quando sei chiamato a scegliere chi ti deve rappresentare in parlamento, subentra la sindrome della squadra del cuore, e la croce finisce dove è sempre andata prima, o poco più in là.
E' molto più frequente che un rappresentante eletto cambi casacca che non chi lo ha votato.
Le ragioni per cui si spostano i voti, quindi, non sono legate alla "prestazione" del rappresentante, lo testimoniano coalizioni che hanno obiettivamente "fatto bene" e che non si sono viste riconfermate, ed altre, francamente imbarazzanti, che hanno continuato a mantenere la propria base di elettori.
I voti quindi si muovo per altri motivi:
  • E' scomparso il partito per cui votavo (in Italia succede, anche quelli grossi)
  • Ricambio generazionale
  • Spostamento delle politiche di partito (una volta erano di destra...)
  • Voto di protesta

L'ultimo, in particolare, sembra essere un motore particolarmente forte, ma viziato da un pregiudizio collettivo: chi lo riceve non è legittimato dal voto, è un furbo che ha raccolto ed aggregato un malcontento condiviso, e come tale è un pericolo più che una risorsa.

Siamo nella situazione paradossale in cui le due forze politiche che hanno raccolto il maggior numero di voti (più del 50% sommando i rispettivi risultati) sono due rappresentati - o presunti tali - del voto di protesta, a prescindere dal fatto che la Lega, in particolare, lo raccoglie dal '91, caratteristica che sembrerebbe indicare l'uscita dal limbo delle "forze meteore" di protesta, a dispetto del sentito comune che non la legittima.

Di cosa è figlia questa situazione?
In primis, della legge elettorale. Il suo percorso in parlamento, durante un governo di centrosinistra scosso da alcuni malumori interni, è avvenuto a colpi di fiducia. Lo scopo principale voleva essere l'eliminazione del maggioritario, quel meccanismo da "winner takes it all" che sembrava più una dinamica di mercato che non un sistema di garanzia di governo; il risultato, prevedibile e scontato, è l'ingovernabilità. E altrimenti non poteva essere, con due coalizioni che mai, neanche nelle più rosee prospettive, avrebbero portato a casa più del 50% dei voti, ed un partito (gli stellini mi linceranno per averli definiti partito) in crescita che da tempo aveva fatto dell'assenza di alleanze un suo baluardo.
Viene quasi da chiedersi cosa pensassero sarebbe successo quando l'hanno proposta e poi fatta votare, ma come direbbe uno straordinario professionista come agilegigi (https://twitter.com/agilegigi): #poicepensamolunedi.
Non ha giovato poi, alla stabilità, l'exploit elettorale del Movimento 5 Stelle, sopra al 32%, andando a ridurre ulteriormente i già sottili margini di manovra per la creazione di un governo.

Dati elezioni

Il risultato elettorale ha quindi disegnato quattro possibili scenari:
  • Un governo di centrodestra appoggiato dal centrosinistra.
  • Un governo di centrodestra appoggiato dal Movimento 5 Stelle.
  • Un governo del Movimento 5 Stelle appoggiato dal centrosinistra.
  • Un governo di "responsabilità" sostenuto da tutte le forze.

I veti incrociati le hanno poi, pian piano, fatte sfumare tutte:

  • Il Movimento 5 Stelle si rifiuta di cooperare con un centrodestra che includa il partito fondato da Silvio Berlusconi e si rifiuta di allearsi con un PD in cui Renzi ricopra ancora un ruolo determinante.
  • Il PD, dopo consultazioni interne, decide di non aprire alcuna possibilità di dialogo con il Movimento 5 Stelle
  • Il centrodestra conferma di non poter prendere in considerazione un'alleanza di governo con il centrosinistra

Nasce a questo punto l'inedita opzione di una coalizione di governo che veda il Movimento 5 Stelle affiancarsi alla Lega, a patto che questa non sia zavorrata dalla presenza di Forza Italia e, per fare una storia breve di una lunga e travagliata, le due forze considerate collettori del voto di protesta si ritrovano a trattare per la formazione di un governo, guidato da un inedito Conte sul cui curriculum tanto si è detto e scritto, ma probabilmente meno di quanto abbia scritto lui, ed un ventaglio di ministri, tra cui spicca la figura dell'economista Savona, non eletto (come Conte), e con un passato da teorico dell'uscita dall'eurozona.

Già dai primi vagiti dell'improbabile (alla vigilia) coalizione governativa non vengono a mancare le voci più disparate sulla poca opportunità di un governo populista; i Mercati (entità unica, ma collettiva) decretano un'agitazione diffusa, anche in ambito internazionale; non mancano i richiami all'unità europea, gli sfottò sulla scarsa competenza degli elettori italiani, ma più in generale, una diffusa convinzione che una coalizione di governo così composta sarebbe il male, forse per l'Italia, sicuramente per il resto del mondo intero.
I Mercati vengono quindi ascoltati dallo Spread (maiuscolo), e anch'esso non tarda a far sentire il suo parere facendo balzare il differenziale con i Bund tedeschi fin'oltre 320 punti base, numeri che al tempo affossarono il governo Berlusconi e ci diedero un Mario Monti salvatore delle pubbliche finanze, premiato poi, a conferma di quanto sopra, da un lusingante 8,3% che contò come il due di picche con la briscola a cuori: forse fu scambiato per un voto di protesta.

E' a questo punto che arrivano le mie considerazioni (*ir*)razionali.
Come disse Einstein:

Follia è continuare a fare le stesse cose, aspettandosi un risultando diverso.

Per come leggo io questa storica citazione (e lo zio Einstein si ascolta, sempre!) fare le stesse cose vuol dire continuare a portare avanti un sistema che fino ad oggi non ha mai prodotto risultati soddisfacenti. Alcune cose buone: sì, risultati soddisfacenti: no.
E quindi mi sono chiesto: quale tremendo pericolo corriamo (collettivo, Italia più resto del mondo) nell'essere governati dal "voto di protesta"?

Perché è chiaro che di pericolo si parla, che c'è paura, anche se non è ben chiaro di cosa ci sia paura, forse della paura stessa.

Facciamo un'ipotesi azzardata: viene formato un governo M5S e Lega, con un nucleo di ministri adeguato (bene il richiamo di Mattarella su Savona, sia per l'orientamento che per essere simbolo più di un governo tecnico che non politico, meno bene proporre come alternativa un governo tecnico guidato da Cottarelli, le due cose fanno un po' a pugni). Quindi iniziano i lavori del parlamento.

Paura 1: chi va al governo è un branco di incompetenti

Immagino che l'indiziato principale sia il Movimento 5 Stelle, a digiuno di esperienze governative importanti, perché la Lega già in passato ha dimostrato di saper lavorare bene, con il governo delle regioni più produttive del paese e con numerose partecipazioni alla compagine governativa di centrodestra. Può anche fare male, ma lo stesso si potrebbe dire degli altri.

Il Movimento 5 Stelle è sicuramente un'incognita maggiore, e, anche se poco sponsorizzata, non è completamente rassicurante la teoria del Movimento che identifica nel rappresentante un mandatario che viene supportato dalle competenze del mandante. Forse la "base" della loro democrazia diretta sa cosa scegliere tra fare la TAV o no, ma scarseggia in competenze su come si organizza un ministero.

Certo è che le esperienze più in vista del Movimento 5 Stelle sono state più lusinghiere che terrorizzanti, ad eccezzion fatta per la sindaca di Roma che sembra raccogliere pochi consensi anche tra i propri elettori. A Parma però, a Livorno e a Torino i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno fatto un ottimo lavoro.
Ah! Direte voi, ma sia il sindaco di Parma che di Livorno sono stati espulsi dal Movimento. Corretto, ma ne erano il prodotto, non ci dice che i governanti del Movimento siano pessimi governanti, anzi; ci dice però che è facile entrare in contrasto all'interno del movimento ed essere emarginati, il che potrebbe rappresentare un problema se fossimo costretti a rimpastare regolarmente la compagine governativa per continue epurazioni.

Paura 2: la deriva autieuropeista

Entrambe Lega e M5S hanno a più riprese criticato l'attuale assetto europeo, rivendicando più indipendenza da una Germania ritenuta egemonica, sventolando a più riprese lo spauracchio dell'uscita dall'Euro, rivendicando autonomia sulle scelte economiche in barba agli accordi presi con il resto dei paesi comunitari.

Entrambe, a più riprese, hanno anche smentito queste visioni quando il peso delle parole non era uno slogan elettorale, ma una seria proposta di lavoro.

La mia impressione è che sì, ci sarà una spinta a ridiscutere qualcuno dei parametri fissati dalla comunità europea, ma che ogni proclama radicale si ridurrà ad essere "un milione di posti di lavoro" berlusconiano, un "stai sereno" renziano, qualcosa che insomma non avrà alcun seguito nei fatti, ma che a posteriori, esaurita l'esperienza, si potrà dire: "non ce lo hanno lasciato fare".

E sarà la verità, perché nella peggiore delle ipotesi, quella in cui effettivamente si voglia dare un seguito a quei proclami, il risultato sarà un'avvertimento dei Mercati, un severo richiamo europeo, un governo che viene "sciolto" per il bene del paese sotto la pressione insopportabile di uno Spread arrogante. Qualcuno vede qualche analogia con la situazione attuale?

Paura 3: sono pericolosi

Suppongo che questa frase nasconda qualcosa di più grave del segnale di curva pericolosa che incontriamo sulle strade tutti i giorni; il riferimento è velato, rivolto ad un passato poco recente, ma che ancora ci segna in maniera indelebile. Immagino, ma forse sbaglio, che la paura sia un fascismo 2, un ritorno all'autoritarismo dove uno, o pochi, prendano il controllo del paese a discapito della democrazia e della libertà e lo conducano in una missione suicida contro il resto del mondo libero, magari supportati da capitali e politica rossa (o russa).

La possibilità è talmente remota che sarebbe quasi come dare dei comunisti al Partito Democratico. Ragioniamoci bene, non è successo nel suo momento più probabile, quella in cui un egomaniaco di nome Silvio Berlusconi aveva il consenso incondizionato di gran parte della popolazione italiana e frequentava il suo amico Putin agghindato di bandana e accompagnato dalle soavi note di Apicella. E' un paese diverso da quello degli anni '30, è inserito in un contesto diverso, uno in cui l'influenza esterna è talmente forte da far saltare a priori la possibilità di un governo di forze populiste, figuriamoci mire espansive o isolazioniste...

Conclusioni? Lasciamoli provare.
Mal che vada ci ritroviamo nella stessa situazione di oggi con in più una quantità enorme di materiale per la satira.
Ben che vada avremo qualcosa di diverso rispetto a quello a cui abbiamo assistito fino ad oggi, forse anche un vero cambiamento.
In entrambi i casi tanto, finita la legislatura, noi italiani si tornerà a tifare per la squadra del cuore.

Disclaimer: sono stato attivo nella promozione del Movimento 5 Stelle nel 2015