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Stile di gruppo classico
Yose-ue
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Questo stile di gruppo classico, chiamato alle volte anche semplicemente boschetto, è lo stile base e più rappresentante dei bonsai di gruppo.
La composizione è composta da diverse singole piante disposte su un vassoio di generose dimensioni e basso spessore, i fusti principali di dimetri più importanti saranno posizionati al centro, mentre gli altri saranno posizionati in linea modo sfalsato a coprire tutta la superficie a disposizione del vassoio. Teoricamente ricordiamo che la lunghezza del contenitore dovrebbe essere pari ai 2/3 dell’altezza dell’esemplare che ospita. In questo modo l’alternanza di diverse dimensioni darà all’osservatore un senso di profondità e di spazio all’interno della composizione boschiva molto importante per rendere il nostro bonsai d’impatto. Come abbiamo già visto in precedenza la somma della vegetazione della composizione andrà a creare una forma complessiva triangolare come d’abitudine per quasi tutti gli stili bonsai che si sviluppano in verticale. In questo stile l’intento del bonsaista è quindi quello di ricreare artificialmente una parte di bosco naturale in pochi centimetri quadrati di terra, allo scopo la superficie del terreno è solitamente ricoperta dal muschio a ricreare il manto erboso, possono essere inoltre presenti sassi e rocce, fino a vere e proprie piccole rappresentazioni della realtà con statuine in terracotta, case, animali, stradine, laghetti e corsi d’acqua che prendono il nome di paesaggi. Questo stile si addice a moltissime tipologie di piante dai sempreverdi come abeti, pini e cipressi ai caducifoglie come faggi e aceri per arrivare a bonsai da interno come olmi cinesi e bambù ecc ecc
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Bonsai di gruppo
Consigli e conclusioni pratici
Nei bonsai di gruppo, oltre alla difficoltà manutentiva per l’annaffiatura, potatura e concimazione di un gruppo molto ravvicinato di piccole piante che richiede molta attenzione, cura e tempo, la principale difficoltà che voglio portare alla luce è quella della prospettiva, ossia come viene realmente creata la composizione bonsai, per provare a rispondere alla semplice domanda: dove le mettiamo ste piante all’interno del vaso?
Come sempre è utile in quest’arte molto tecnica, si consiglia innanzitutto di realizzare su carta uno schema di come vorremmo posizionare le nostre piante nel contenitore, tenendo presente le regole base di ogni singolo stile che abbiamo già analizzato nei precedenti post.
Il punto di partenza per realizzare una buona prospettiva di un boschetto (esempio più caratteristico) è quello di posizionare in prima linea i fusti di dimensioni maggiori, in secondo piano quelli di dimensioni minori a scalare man mano, in questo modo i fusti più piccoli sembrano all’occhio dell’osservatore semplicemente più lontani all’interno del bosco. Nella schematizzazione bisogna inoltre fare attenzione a non coprire una pianta con l’altra; fatto che potrebbe richiedere in seguito correzioni con filo per guidare in maniera corretta fusto, ramificazione e vegetazione. Interventi veramente difficoltosi e sconsigliati per la mancanza di spazio: è quindi molto importante da subito ottenere le piante giuste e posizionarle in modo corretto ad evitare futuri aggiustamenti complessi.
Come in tutte le arti, di cui l’esempio più lampante è la composizione fotografica di cui ho scritto anche qualche post mesi fa, molte volte le regole classiche possono essere infrante per realizzare differenti sensazioni verso l’osservatore, un esempio è riportato nell’immagine qui sopra in cui le sovrapposizioni sono presenti in tutta composizione formando al contempo un senso di omogeneità-caos nello spettatore che risulta a mio avviso comunque piacevole e naturale.
Di seguito osserviamo qualche esempio:
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Come sempre utilizziamo un numero dispari di piante posizionate in modo asimmetrico (alla natura non piacciono le cose troppo ordinate), l’esempio può quindi essere ridotto a 3 oppure espanso a 7 piante e così via, con qualche prova riusciremmo subito a comprendere le differenze compositive tra schematizzazione ed effetto reale. Ricordate sempre di identificare immediatamente il “fronte” compositivo del bonsai, ossia il punto di vista dell’osservatore e quindi il modo in cui verrà esposta la pianta allo spettatore.
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Nel corso di questi ultimi post sui bonsai di gruppo abbiamo inoltre soffermato l’attenzione su alcuni stili molto particolari come quello a zattera, tronco multiplo ecc che riportano a bonsai eventi naturali osservabili in molti dei nostri boschi. Affinché riusciamo a replicare tali eventi in modo artificiale per la creazione di un bonsai dobbiamo innanzitutto ripassare un po’ della biologia della pianta ed a tale scopo segnalo in particolare due post passati: “L'arte del Bonsai - Biologia pratica della pianta” e “L’arte del Bonsai – Come iniziare la coltivazione”.
Per sintetizzare al massimo il funzionamento biologico di una pianta potrei azzardarmi a definirla come un essere vivente sensibile ad umidità e luce. Nella parte inferiore della pianta il buio con l’umidità creata dal terreno spingono la pianta a creare radici che vadano ad assorbire umidità e sostanze nutritive per il nostro bonsai. La parte superiore della pianta esposta all’aria ed alla luce va invece alla ricerca di trasformare le sostanze nutritive assorbite dalle radici in energia utile all’accrescimento della stessa attraverso la fotosintesi; l’organo responsabile di tale processo sono le foglie. Per questo motivo tutta la parte superiore del bonsai e la ramificazione vanno alla costante ricerca di luce per ottimizzare tale processo: possiamo immaginare quindi la nostra pianta divisa in due metà complementari con il confine posto al livello del terreno.
Come accade per le talee ed in modo leggermente diverso ma simile per le margotte, interrando una parte della pianta la stimoliamo ad emettere radici. Sulla base di questo principio, applicandolo all’ambiente naturale dove un albero caduto può finire interrato o seminterrato, si fonda lo stile a zattera di cui abbiamo parlato nei post precedenti.
Osserviamo ora le immagini seguenti:
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Partendo dal basso notiamo come possiamo creare un bonsai a zattera oppure derivare altri stili o metodi di riproduzione della pianta di partenza. Partendo dal punto 1 notiamo come possiamo direttamente interrare un’intera pianta utilizzando i suoi rami principali come nuovi tronchi della nostra composizione. Per aiutare la pianta a produrre radici in modo più veloce ed efficace si potrà levare parte della corteccia cospargendo la parte viva del legno di polvere radicante. Una volta che le radici avranno iniziato a formarsi e la pianta si sia stabilizzata nella nuova posizione possiamo eliminare il vecchio pane radicale del tronco interrato. A questo punto ci ritroviamo al punto 2 e nel giro di poco tempo potremo rimuovere parte del terreno superficiale a scoprire una porzione più o meno grande del tronco sottostante a comporre il nostro bonsai in stile zattera, l’esempio finale è riportato nel punto 3.
Durante le fasi di questo processo (tenete presente che la percentuale di insuccesso non è trascurabile) potrebbe accadere che il tronco marcisca in modo irreparabile per via di troppa umidità, di un interramento troppo profondo o altre cause. Per non perdere totalmente la nostra pianta un’idea è quella riportata al punto 4, ossia far produrre le radici ai vecchi rami del tronco interrato. In questo modo realizziamo una sorta di misto talea/margotta che ci permetterà di staccare le nuove piante dal tronco interrato non appena avranno sviluppato delle radici sufficienti a nutrire la pianta. Possiamo quindi tramutare il nostro esperimento in un boschetto bonsai per esempio, ma anche in un tronco multiplo di cui abbiamo un esempio adulto nella figura seguente:
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Questa pianta così composta può evolversi in tronchi multipli naturalmente come è abitudine di molte specie, ma può essersi formata anche a seguito di una rottura del tronco principale. Avrete notato infatti che molte volte un albero abbattuto a cui non sono state danneggiate le radici può tornare a gettare nuove gemme dalla base del tronco reciso. Con gli anni queste nuove gemme possono andare a formare nuovi tronchi che raffigurano solitamente questo stile.
La capacità naturale delle piante di rigenerarsi, adattarsi e sopravvivere non è mai da sottovalutare!
Conoscere i diversi stili bonsai diventa quindi importante per avere degli esempi pratici naturali in cui far ricadere la nostra coltivazione da un punto di vista teorico quanto di rispetto per la natura e l’ambiente che ci circonda che permea la nostra esistenza molto più di quanto crediamo.
Fonti: www.bonsaiempire.it, Bonsai stili legature e potature, appunti personali
Uno stile quello yose-ue veramente particolare, capace di esaltare anche piante mediocri che nella complessità dell'insieme riescono a dare l'idea di una bella composizione. Probabilmente lo stile che esalta al massimo l'idea di armonia tra gli elementi.
A forza di vedere questi post viene troppa voglia di iniziare coi bonsai |:
Ahah mi fa piacere! Una bella passeggiata in montagna e trovi qualcosa di sicuro da mettere in un vaso! :) i bonsai ti insegnano la pazienza e la calma oltre al rispetto della natura... adesso che ci penso potrei anche consigliarlo come terapia durante i dump di mercato di questi ultimi mesi ahah
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