La città dei due mari: itinerario generale - (Parte 1)

in #ita7 years ago

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(Immagine CC0 creative commons)

È il momento di parlare un po' di quanto è bella e ricca la mia città, ad oggi poco rivalutata. Taranto è un pezzo del mio cuore, centro della mia vita e non posso non dedicare una sezione interamente a lei.

Fu davvero scaltro quel Taras, il mitico figlio di Nettuno che, secondo la leggenda, scelse Taranto, circa 4.000 anni fa, come suo approdo. Dovette sembrargli una terra meravigliosa, baciata dagli dei, quella lambita da due mari, calmi e pescosi. La lingua di terra che separa i due mari, nel corso dei secoli, è sempre apparsa un sito “sicuro”, fortunato e attraente.

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(Immagine CC0 creative commons)

La penisola, divenuta vera e propria isola dopo il taglio del canale navigabile, fu il cuore di Taranto sino a pochi decenni fa, quando i primi crolli costrinsero all’“esilio” migliaia di tarantini e quando fu avviato l’ambizioso piano di risanamento del Centro storico.
Scomparse le impalcature dopo anni di laboriosi restauri, i cui progetti riscossero consensi internazionali, sono riapparsi, sottratti e strati di calce e superfetazione, le fisionomie originali delle antiche strutture residenziali.

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Parte da via Cava (un giorno farò anche un bel post su via cava, molto più dettagliato), nel cuore della città vecchia, rinata a nuova vita come palcoscenico suggestivo di un’epoca recuperata, il nostro breve itinerario nella Città dei due mari, della quale vanno orgogliosi i suoi abitanti “veraci” (proprio come me), che amano chiamarsi “cataldiani” in ossequio al Patrono San Cataldo.

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(Immagine CC0 creative commons)

Rivolgendo lo sguardo a Oriente ci lasciamo alle spalle sull'altro promontorio separato dall'isola il Ponte di Pietra, la zona industriale, “croce e delizia” della Taranto moderna, tutta raccolta attorno a quel colosso industriale che è il quarto Centro siderurgico, di cui ormai non ne possiamo più.
Volgendo a sinistra si raggiunge in pochi passi la “Marina”, il lungomare interno che guarda a Mar Piccolo, lungo il quale si svolge il minuto e il grande commercio del pescato (basti ricordare la cozza tarantina, fiore all'occhiello dell’Italia Meridionale), e sulla cui sponda attraccano le barche e i pescherecci, al sicuro dai capricci del mare. Si respira l’odore buono del mare, quello da respirare a polmoni aperti, le cui acque non ristagnano grazie soprattutto ai numerosi citri di acqua dolce che sboccano dalla crosta sottomarina.

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(Immagine CC0 creative commons)

Sul versante opposto si raggiunge, dopo un breve attraversamento dell’isola, corso Vittorio Emanuele II, comunemente conosciuto come la “ringhiera”. Il panorama qui muta: un maggiore salto di quota separa dal mare, mentre di fronte l’orizzonte si amplia; i bracci di terra si allargano e si protendono verso le bellissime isole Cheradi, abbracciando il Mar Grande, che accoglie sulla sponda destra, il porto mercantile.

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Sul borgo medievale campeggia la chiesa di S. Domenico Maggiore, con la sua bellissima scalinata barocca.

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(Immagine CC0 creative commons)

Seguendo la “ringhiera” si raggiunge il Duomo di S. Cataldo, che s’inframezza ai sontuosi palazzi signorili, il cui è annesso l’arcivescovado. Il Duomo, riportato dai restauri al suo originale stile romanico, fu più volte rimaneggiato. La facciata è barocca e all'interno si possono ammirare, tra l’altro, il fonte battesimale cinquecentesco, il soffitto ligneo seicentesco e soprattutto la cappella barocca dedicata al patrono, uno “scrigno” con intarsi meravigliosi realizzati con il marmo prelevato dai reperti archeologici un tempo disseminati sul territorio cittadino. Interessante è anche la cripta che presenta affreschi bizantini.

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(Immagine CC0 creative commons)

Seguendo via Duomo, sulla quale si incontrano palazzi nobiliari e vecchi complessi ecclesiastici, si giunge a piazza Castello. Qui le prospettive mutano ancora, gli orizzonti si allargano, offrendo da un lato le colonne del tempio dorico, unica testimonianza significativa del glorioso passato magno greco, e il Municipio. Di fronte, il Castello Aragonese, imponente opera di difesa, ancora oggi sede della Marina Militare.

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(Immagine CC0 creative commons) (colonne doriche e dietro il Municipio)

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(Immagine CC0 creative commons)

Il Ponte Girevole, unico “contatto” fisico tra l’isola e la “Città nuova”, è un po' il simbolo di Taranto. Da oltre un secolo congiunge le “due città” sormontando il canale navigabile, attraverso il quale entrano nella rada di Mar Piccolo le unità della Marina che raggiungono la base navale o l’Arsenale.

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(Immagine CC0 creative commons)

Il lungomare alberato, affacciato al Marc Grande, è sempre stato, giustamente, l’orgoglio di Taranto: la sua bellezza, il colpo d’occhio che offre in tutte le ore del giorno, meritano l’attenzione che da sempre tutti i visitatori vi dedicano. Con le sue floride palme e con simpatici alberi, offrono una passeggiata capace di allontanarci all'improvviso dal clamore della città.
In quel lungomare, mi racconta mio nonno, nei “favolosi anni Sessanta” si giravano i film sui marinai e lì ancora oggi i fidanzati si danno appuntamento.

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(Immagine di mia proprietà)

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(Immagine CC0 creative commons)

Sull'altra sponda del ponte girevole, quella che volge al Mar Piccolo, la vista panoramica è forse ancora più suggestiva, anche se limitata dagli insediamenti militari.
Da via Roma lo sguardo spazia di qua e di là dal ponte, toccando, in lontananza il profilo delle Murge martinesi.
Da via Roma si giunge all'istituto sperimentale talassografico (il quale dedicherò un post esclusivo), antica prestigiosa struttura scientifica, dotata di moderni impianti per le ricerche oceanografiche e batteriologiche.

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Ancora pochi passi e si giunge ai giardini del “Peripato”, in attesa di riacquistare la loro primitiva bellezza grazie a un progetto di recupero. A due passi, su corso Umberto, c’è il Museo Nazionale della Magna Grecia, ospitato nell'ex convento degli Alcantarini.

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(Immagine CC0 creative commons)

L’altra importante istituzione culturale della città è la Biblioteca Acclavio suddivisa in due sedi: il palazzo del governo, imponente struttura eretta in periodo fascista e il bel palazzo degli uffici, una delle più significative strutture architettoniche ottocentesche, che un tempo ospitava il liceo classico “Archita”, ora in ristrutturazione, frequentato tra gli altri da Aldo Moro.
La biblioteca custodisce opere di grande valore culturale, tra cui incunaboli, manoscritti e cinquecentine.

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Davanti a noi è il Borgo con l’elegante salotto di via D’Aquino, punto d’incontro per eccellenza per giovani e meno giovani. Da qui “parte” la Taranto d’oggi che ha conosciuto, soprattutto grazie al boom dell’acciaio, un’espansione frenetica, a volte irrazionale, come spesso avviene nelle grandi città industriali, che ha ampliato notevolmente la superficie cittadina, creando nuove periferie.

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(Immagine CC0 creative commons)

A simboleggiare il bisogno di nuovi traguardi, in grado di dare una fisionomia più moderna e razionale sui suoi quartieri campeggia, sulla sponda interna del Mar Piccolo, a dividerne i due seni, il grandioso Ponte Punta Penna Pizzone, dedicato ad Aldo Moro; un ponte che, con i suoi 1250 metri, ha fornito alla città un importantissimo strumento viario per il traffico in uscita e in entrata.

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Ma, fra le moderne realizzazioni architettoniche, spicca nella città nuova la celebre Concattedrale progettata negli anni ’70 dal grande architetto milanese Giò Ponti. Immaginata come una gigantesca vela bianca protesa verso il cielo, e pregna di simboli di mare, la Concattedrale sorge alla congiunzione fra l’ampio viale Magna Grecia e la lunghissima via Dante. Il suo progetto è riportato nei manuali di architettura di tutto il mondo.

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Di tutto ciò parlerò in seguito in altri post più dettagliatamente della archeologia tarantina, dei trulli, delle ceramiche e cosi via. La Puglia è molto bella nelle sue sfaccettature, e sono molto orgoglioso della mia città, perché ha molto da offrire a livello turistico e culinario.
Vi abbraccio dalla mia bella Taranto, steem.dollar.

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BELLISSIMA città, oltre al fatto che è anche la mia città natale, purtroppo rovinata dai cittadini e dalla loro mentalità unidirezionale... oltre al fatto che ormai siano in provincia dell'ILVA

Purtroppo hai ragione. ma bisogna sempre lottare fino in fondo.