Per conoscere lo stato di benessere di una società, é sufficiente far riferimento al reddito prodotto, che é la somma di tutte le entrate (stipendi, salari, rendite, dividenti e profitti) in un anno.
Insomma é l’aggregato fondamentale dei conti di produzione, una specie di alchimia economica, la quale dice, a esempio, che il reddito pro capite del tarantino é stato, nel 1861, di lire 364 ma non dice se ogni uomo, donna o fanciullo ha ricevuto, effettivamente, quella somma e se, invece, é accaduto che il 99% della popolazione ha ricevuto 36,4 lire all'anno mentre l’1% ne ha ricevuto alcune migliaia. Cioè, non dice molto sul tipo di vita della popolazione ma, poiché rappresenta il reddito interno della comunità, é l’aggregato fondamentale dei conti economici della stessa dal quale si può risalire ai vari fattori che, combinandosi, determinano il valore, a prezzi di mercato, della produzione dei beni e dei servizi. E, comunque, ha un suo significato come nel nostro caso, se confrontato con quello di altri periodi successivi, poiché, con la sua crescita, evidenza le trasformazioni strutturali della curva storica dello sviluppo economico.
Sulla scorta dei pochi elementi disponibili, lo abbiamo, pertanto, costruito non solo per avere un dato di partenza ma anche per verificare quanto é accaduto, con l’immissione nel “Sistema Taranto” di economie esterne tecnologiche e pecuniarie, dal 1861 a oggi. Questo arco di tempo corrisponde ad altrettante fasi, durante le quali si sono verificati fenomeni economici, come quello della industrializzazione, che hanno caratterizzato la crescita economica e sociale della comunità tarantina, con le sue ombre e luci.
(Immagine di mia proprietà, via Garibaldi Taranto nei primi anni del XX secolo)
Va detto, intanto, che la giustificazione del cosi basso valore del reddito pro capite al 1861 va ricercata, da un lato, nella scarsa produttività da cui é caratterizzato il sistema economico a livello dei singoli settori produttivi e, dall'altro, nell'assenza di attività industriali, le quali producono un maggior valore aggiunto per addetto. Si tratta di un dato alquanto approssimativo, comunque, in quanto una parte degli introiti delle famiglie tarantine é costituita anche da “entrate di sussistenza”, cioè dal valore dei beni prodotti di terra o pescando, che non sono, a loro volta, quantificabili in termini monetari, in quanto sfuggono, come forme di economia sommersa, all'indagine.
Per avere un’idea più vicina alla verità e alla rispondenza di quello al costo della vita, mi sono rifatto ad un altro elemento accertato: per acquistare un quintale di frumento, il cui prezzo é di L. 31,36, occorrono 183 ore di lavoro e un’ora di lavoro costa 17 centesimi. In altre parole, un operaio, lavorando dal sorgere del sole al tramonto, guadagna, mediamente, L. 1,36 al giorno. Sicché il suo reddito di lavoro annuale é di L. 489.60. Se si considera, poi, che i sette decimi di quel reddito vengono assorbiti dalla spesa per alimenti, un altro decimo riguarda il vestiario e oltre un ventesimo attiene all'abitazione, ai nostri progenitori restava pochissimo per i consumi. E ciò spiega la causa della inesistenza di un processo di accumulazione, il quale, avendo come antecedente il risparmio, non consentiva la formazione di capitali. Giacché questi si formano quando il cittadino distoglie una parte del proprio reddito per destinarlo alla produzione di nuovi beni strumentali.
I tarantini non potevano, quindi, risparmiare se il frutto del loro lavoro non era nemmeno sufficiente ad assicurare i bisogni di sussistenza.
Non deve fare, altresí, meraviglia se i salari ero cosi bassi, differenziandosi da quelli di altre contrade regionali. In queste, oltre ad un diverso grado di qualificazione degli operai, vi era un mercato del lavoro e un diverso diverso sviluppo delle attività produttive, a prescindere da quelle “economie esterne” che, abolendo le distanze, giocavano un preciso ruolo negli scambi.
A tanto si aggiunge la pesante legislazione tributaria del Piemonte che, con l’unificazione normativa, era stata estesa alle contrade meridionali, penalizzando soprattutto l’economia agricola, mentre quella doganale frenava il passaggio delle attività artigiane e casalinghe a imprese industriali.
Finisce anche oggi il mio itinerario su Taranto, spero sia di vostro gradimento. Un abbraccio da steem.dollar.
bell'articolo complimenti!
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