Enciclopsicologia Cap. 1 Daniel Goleman Parte 9 // Encyclopsychology Chap. 1 Daniel Goleman Part 9 [ITA - ENG]

in #ita7 years ago (edited)

sunset-485016_1280 (1).png
CCO Creative Commons - Origine foto

Ciao caro amico di Steemit!
Siamo quasi giunti alla fine del viaggio che ci ha portato nel pensiero di Daniel Goleman, oggi come promesso andremo a vedere quali sono le applicazioni dell'intelligenza emotiva...senza indugiare oltre direi di cominciare!

Goleman, riportando i dati relativi all'aumento di rischio di divorzio negli Stati Uniti (ovviamente stiamo parlando del periodo in cui il suo libro è stato scritto), ne attribuisce la crescita ad una carenza di intelligenza emotiva, pur non trascurando il peso che sul fenomeno ha avuto il progressivo spegnersi di pressioni sociali che nel passato tenevano comunque unite le coppie, anche se in pesanti difficoltà.
I comportamenti che allontanano i partner, a suo parere, hanno origine nelle differenze fra gli universi emozionali di bambini e bambine nel periodo dello sviluppo; lo scoglio principale è il fatto che i maschi già nel vivere i loro giochi considerano prioritario esibire indipendenza ed autonomia, mentre le femmine reputano importante appartenere ad una rete di relazioni interpersonali.
Le bambine, che sono interessate ai nessi emozionali, diventano capaci di cogliere i segnali, di esprimere e comunicare i propri sentimenti e da adulte si dimostrano in media più empatiche degli uomini, come numerosi studi hanno rilevato; i maschi imparano invece a minimizzare molte emozioni, come quelle relative alla vulnerabilità ed alla paura; questo fa sì che i due sessi arrivino al matrimonio con aspettative molto diverse: in particolare, le donne sentono l'esigenza di parlare, soprattutto della relazione, mentre per gli uomini è sufficiente condividere con la moglie fatti ed occupazioni.
I problemi ed i contrasti inevitabili possono diventare distruttivi, alla luce dell'enorme divergenza tra donne e uomini nella sfera delle emozioni; può essere d'aiuto soltanto un modo di affrontare tali difficoltà che cerchi di superare le differenze di genere sul piano emozionale.
Peraltro, alcune emozioni comuni ad entrambi i sessi possono essere letali per la relazione, come il disprezzo ed il disgusto; se compaiono abitualmente, producendo attacchi e contrattacchi, possono portare chi viene in questo modo aggredito all'ultima e fatale difesa, l'ostruzionismo; ritirandosi nel silenzio e nell'impassibilità, troncando la comunicazione, l'ostruzionista cancella di fatto ogni possibilità di soluzione della crisi.
Lo psichiatra e psicoterapeuta statunitense Aaron Beck padre della terapia cognitiva ha teorizzato il "pensiero automatico", l'insieme di convinzioni su se stessi e sugli altri che passa nella mente in modo transitorio e come un rumore di fondo, riflettendo gli atteggiamenti emotivi più profondi; il pensiero automatico agisce sugli altri pensieri che, a loro volta, possono scorrere silenziosamente in parallelo ad una comunicazione verbale: così il contenuto negativo di ciò che viene detto durante una lite tra coniugi risulta potenziato e caricato di altri significati.
Nel corso di uno stato di crisi matrimoniale, possono insorgere pensieri che diventano automatici e alimentano in continuazione collera e risentimento, inducendo ad ignorare ogni azione di segno contrario, attenzioni e gentilezze, effettuate dall'altro; tali pensieri, producendo un sequestro emozionale, bloccano il sistema d'allarme neurale e producono uno stato di crisi continuato.
Lo psicologo John Gottman della University of Washington definisce "inondazione" la suscettibilità al frequente turbamento emotivo che si manifesta quando sentimenti tremendi ed incontrollabili travolgono i membri della coppia; è una piena di emozioni velenose che si rivela distruttiva per il matrimonio, nel caso in cui almeno uno dei coniugi la patisca troppo spesso.
L'apparente irresolubilità dei problemi fa sì che sembri inutile continuare a parlarne, così marito e moglie cercano separatamente di alleviare le proprie sofferenze e si isolano: la conseguenza è, in gran parte dei casi, il divorzio.
Alla base di un percorso così avvilente e doloroso sta la mancanza di competenze nella sfera emozionale: il venir meno dell'autoconsapevolezza e della capacità di autocontrollo, dell'empatia e dell'abilità di calmare se stessi e gli altri.
Un atto di empatia rivolto a ridurre la tensione emotiva si rivela invece un balsamo nelle discussioni e nelle liti; il consiglio di Goleman è di coltivare con perseveranza e vigilanza un'intelligenza emotiva di coppia che permette ai coniugi di risolvere più facilmente i problemi, anche attraverso quegli scontri positivi che contribuiscono a superare negatività potenzialmente molto dannose.
Tra le competenze emotive da far crescere, quella della calma: la relazione matrimoniale mette in gioco contenuti importantissimi per l'essere umano, come il bisogno di essere amato o la paura dell'abbandono e, nelle liti coniugali, sembra a volte che sia in gioco la stessa sopravvivenza; è necessario riprendersi con la massima rapidità dal sequestro emozionale causato dalla lite, calmarsi e ritrovare la lucidità per riprendere a cercare una soluzione alla disputa.
Anche la capacità di ascoltare è preziosa, al di là dell'apparente negatività del messaggio trasmesso dall'altro: è un'abilità che nasce dall'empatia, che permette di andare oltre il contenuto verbale e cogliere i sentimenti e le emozioni che esso cela.
Non ultimo aspetto da considerare, è necessario riuscire a ritrovare e trasmettere all'altro, anche nel corso di una discussione accesa, il rispetto e l'amore che si provano per lui e sapersi scusare qualora ci si renda conto di essere nel torto.

Sono molti i cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro in favore di una minore rigidità nei rapporti e testimoniano un'aumentata attenzione alle esigenze dell'intelligenza emotiva.
Tre diverse applicazioni di quest'ultima sono in grado di determinare notevoli differenze nell'attività professionale, afferma Daniel Goleman: essere capaci di presentare una critica in forma costruttiva; saper creare un'atmosfera nella quale la diversità sia percepita come apprezzabile; riuscire a lavorare con profitto in una rete di connessioni reciproche.
Quello di esprimere critiche è uno dei compiti più importanti e più gravosi di un dirigente; il modo in cui esse vengono formulate, se si trasformano in attacchi personali invece che in rilievi richiedono correzioni, porta i rapporti tra capo e sottoposto su un piano analogo a quello di due coniugi in crisi: sarcasmo e disprezzo producono effetti letali sulla motivazione e sull'energia che la persona criticata mette nel lavoro.
Alcuni dirigenti sono pronti a criticare ma poco propensi all'elogio, un errore di comportamento che è fonte di frustrazione, soprattutto se essi forniscono al dipendente riscontri troppo rari sul suo lavoro; la critica positiva è quella che mette in evidenza non solo ciò che una persona ha fatto di sbagliato, ma anche quello che può fare, e che non identifica la mancanza con il suo autore; l'importante è che la persona criticata si convinca che le circostanze che hanno portato al risultato scadente possano essere modificate e migliorate.
Harry Levinson, psicoanalista operante come consulente aziendale, ha stilato un elenco di consigli sull'arte della critica dedicato a chi la deve praticare sugli altri:

  • Essere Specifici. Spiegare con chiarezza quali siano gli aspetti negativi e quelli positivi del lavoro preso in esame e come migliorarlo.
  • Offrire una soluzione. Indicare il modo di risolvere il problema sul tappeto, offrendo qualche suggerimento.
  • Essere presenti. La comunicazione personale ed in privato, nel caso di una critica, è sempre nettamente preferibile ai messaggi scritti, che privano il dipendente della possibilità di obiettare o di chiedere un chiarimento con prontezza.
  • Essere sensibili. Esercitare l'empatia, essere consapevoli dell'impatto sull'altro di ciò che si dice e di come lo si comunica.
    Levinson fornisce qualche consiglio anche alle persone che sono oggetto di critiche: considerare i richiami opportunità di miglioramento, non attacchi personali; non mettersi sulla difensiva, ma assumersi le proprie responsabilità; essere capaci di chiedere eventualmente una sospensione del colloquio per ritrovare la calma; pensare alle critiche come un'occasione di cooperare con chi le muove.
    Il problema della diversità razziale era ancora particolarmente sentito negli Stati Uniti negli anni Novanta, quando intelligenza emotiva fu scritto; secondo un esempio riportato nel libro, i dirigenti di un ristorante, a quell'epoca, potevano ignorare con indifferenza, anzi con tacita approvazione, la discriminazione evidente nei confronti della clientela di colore; anche negli ambienti di lavoro si sono perpetuati episodi analoghi, inutilmente combattuti con seminari sulla diversità senza una vera influenza sulle convinzioni radicate nelle persone.
    Più efficace di tali seminari, sostiene Goleman, è il fatto che un gruppo intero, dirigenti e dipendenti di ogni grado, prenda ufficialmente ed attivamente posizione contro gli atti di discriminazione; questa misura non estirpa rapidamente i pregiudizi della mente di chi li nutre, processo che richiede tempi lunghissimi; ma poiché il pregiudizio ha una base emozionale, è realmente possibile modificarlo, anche se con molta pazienza.
    La de-segregazione nella scuola, con gli studenti di diversi gruppi etnici che collaborano per obiettivi comuni e un rapporto cameratesco paritario e prolungato, può essere in questo senso un esempio valido anche per il mondo del lavoro.
    Riguardo al lavorare con profitto in una rete di interazioni con gli altri, lo psicologo di Yale Robert Sternberg sostiene che esista un'intelligenza di gruppo; sebbene essa non possa essere maggiore della somma delle intelligenze degli individui che compongono la squadra, può tuttavia rivelarsi anche molto inferiore se qualcosa , nel funzionamento interno, non permette a ciascuno di condividere con gli altri i propri talenti.
    In questo sono d'intralcio sia i membri troppo desiderosi di partecipare sia quelli che, al contrario, si tengono in disparte.
    In generale, comunque, la tendenza affermatasi nella filosofia di diverse aziende verso il lavoro di gruppo, la cooperazione e l'aiuto dei singoli, corrisponde ad una valutazione sempre più rilevante della abilità fornite dall'intelligenza emotiva, come coordinare efficacemente i propri sforzi con quelli della squadra, saper vedere le situazioni dal punto di vista degli altri, avere capacità di persuasione ed essere in grado di stimolare la cooperazione.

In genere medici ed infermieri, afferma Daniel Goleman, anche se molto coscienziosi nelle cure del corpo, ignorano lo stato emotivo dei pazienti, che spesso si sentono fragili, deboli, spaventati da ciò che sta loro accadendo e soverchiati dalla paura per il proprio futuro.
eppure studi scientifici hanno dimostrato che prendersi cura dei malati anche dal punto di vista emotivo può portare un vantaggio in termini medici sia nella prevenzione sia nelle terapie.
Per Goleman, quindi, l'intervento sul piano emotivo dovrebbe entrare a far parte della comune assistenza clinica; esiste invece un modello, diffuso in campo medico, che nega che la mente possa influenzare il corpo con effetti concreti; all'opposto ci sono però due convinzioni altrettanto antieconomiche: quella che il malato possa curarsi da solo alimentando pensieri positivi e che egli stesso sia in qualche modo responsabile del fatto di essersi ammalato.
Grazie agli studi effettuati negli anni Settanta dallo psicologo Robert Ader presso la Rochester University, si è scoperto che il sistema immunitario è capace di apprendere proprio come il cervello; si sono successivamente scoperti i numerosi modi in cui il sistema nervoso centrale e quello immunitario comunicano tra loro, connettendo strettamente mente, emozioni e corpo.
Un neuroscienziato dell'Ecole Polytechnique di Parigi, Francisco Varela, ha definito il sistema immunitario "cervello del corpo" poiché distingue ciò che appartiene o meno all'organismo, di cui definisce il senso di sé; esistono vie dirette che permettono alle emozioni, attraverso le vie neurali che le regolano, di avere un impatto sul sistema immunitario.
David Felten, collega di Ader, con altri ricercatori ha scoperto poi che le cellule dello stesso sistema possono ricevere messaggi dal sistema nervoso, che si è dimostrato così essenziale per la funzione immunitaria.
Anche le catecolamine, il cortisolo e altri ormoni, che vengono liberati in seguito ad uno stress, agiscono energicamente sulle cellule immunitarie, di cui sopprimono momentaneamente l'effetto di resistenza.
A fianco di prove sempre maggiori sull'importanza clinica delle emozioni, uno studio ha messo in evidenza l'effetto almeno parzialmente negativo di quelle dolorose sulla salute: ciò le renderebbe un fattore di rischio importante, per esempio in caso di malattia cardiaca, nella stessa misura del fumo o di un tasso troppo altro di colesterolo; collera, ansia e depressione appaiono quindi come realtà da non trascurare assolutamente sul piano clinico.
In definitiva, dai risultati delle ricerche scientifiche si possono cogliere indicazioni su due strade importanti da percorrere.
La prima è la necessità di aiutare le presone a gestire, come forma di prevenzione, sentimenti ed emozioni negativi quali collera, ansia, depressione, pessimismo e solitudine; il controllo delle emozioni andrebbe insegnato ai bambini, in primo luogo, ma anche a chi sta raggiungendo l'età della pensione (e di questi tempi direi, beato lui!) e alle cosiddette "popolazioni a rischio" come chi vive in grave povertà o in quartieri dove la criminalità è diffusa.
in secondo luogo, molti pazienti possono trarre un beneficio concreto dalle cure rivolte alle loro esigenze psicologiche, insieme con quelle fisiche.
Non è più possibile, afferma Goleman, considerare adeguata una medicina che non prenda in considerazione i sentimenti dei pazienti, specialmente di quelli affetti da malattie gravi o croniche.

Bene caro amico, anche per stasera siamo giunti al termine della tappa di questo nostro viaggio....la penultima e domani concluderemo in grande stile parlando dell'intelligenza emotiva per l'infanzia!
Spero che questo mio articolo ti sia piaciuto e risulti interessante, fammi sapere cosa ne pensi lasciando magari un commento.
Ci si legge presto!

votaXdavinci.witness.jpg
Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
CLICK HERE AND VOTE FOR DAVINCI.WITNESS

Hi dear friend of Steemit!
We are almost at the end of the journey that brought us in the thought of Daniel Goleman, today as promised we will see what are the applications of emotional intelligence ... without lingering over I would say to start!

Goleman, reporting data on the increase in the risk of divorce in the United States (of course we are talking about the period in which his book was written), attributes its growth to a lack of emotional intelligence, while not neglecting the weight that the phenomenon has had the progressive extinguishing of social pressures that in the past still kept couples together, even if in serious difficulty.
The behaviors that alienate the partners, in his opinion, originate in the differences between the emotional universes of boys and girls in the period of development; the main obstacle is the fact that the males already in living their games consider priority to exhibit independence and autonomy, while the females consider it important to belong to a network of interpersonal relationships.
The girls, who are interested in emotional links, become able to grasp the signals, express and communicate their feelings, and as adults they prove to be more empathetic on average than men, as numerous studies have pointed out; males learn to minimize many emotions, such as those related to vulnerability and fear; this causes the two sexes to arrive at marriage with very different expectations: in particular, women feel the need to speak, especially of the relationship, while for men it is enough to share facts and occupations with the wife.
The inevitable problems and contrasts can become destructive, in light of the enormous divergence between women and men in the sphere of emotions; it can only help one way of dealing with such difficulties that try to overcome gender differences on an emotional level.
Moreover, some emotions common to both sexes can be lethal to the relationship, such as contempt and disgust; if they appear habitually, producing attacks and counter-attacks, they can lead those who are attacked in this way to the last and fatal defense, obstructionism; withdrawing into silence and impassivity, truncating communication, the obstructionist effectively cancels any possibility of solving the crisis.
The US psychiatrist and psychotherapist Aaron Beck father of the cognitive therapy has theorized automatic thought , the set of beliefs about oneself and others passing through the mind in a transitory way and as a background noise, reflecting the deepest emotional attitudes; automatic thought acts on other thoughts that, in turn, can silently flow in parallel with a verbal communication: thus the negative content of what is said during a dispute between spouses is strengthened and loaded with other meanings.
During a state of marital crisis, thoughts can arise that become automatic and continuously feed anger and resentment, inducing to ignore every action of opposite sign, attention and kindness, carried out by the other; such thoughts, producing an emotional seizure, block the neural alarm system and produce a state of continuous crisis.
The psychologist John Gottman of the University of Washington defines "flood" the susceptibility to the frequent emotional disturbance that manifests itself when tremendous and uncontrollable feelings overwhelm the members of the couple; it is full of poisonous emotions that turns out to be destructive for marriage, in case at least one of the spouses suffers it too often.
The apparent irresolvability of problems means that it seems useless to continue talking about it, so husband and wife seek separately to alleviate their suffering and isolate themselves: the consequence is, in most cases, divorce.
The lack of skills in the emotional sphere lies at the base of a path so demeaning and painful: the lack of self-awareness and the capacity for self-control, empathy and the ability to calm oneself and others.
An act of empathy aimed at reducing emotional tension turns out to be a balm in discussions and quarrels; Goleman's advice is to cultivate with perseverance and vigilance an emotional couple intelligence that allows spouses to solve problems more easily, even through those positive clashes that help overcome potentially harmful negativity.
Among the emotional skills to grow, that of calm: the marriage relationship brings into play very important contents for the human being, such as the need to be loved or the fear of abandonment and, in conjugal quarrels, sometimes seems to be in I play the same survival; it is necessary to recover as quickly as possible from the emotional seizure caused by the dispute, to calm down and regain the clarity to resume searching for a solution to the dispute.
Also the ability to listen is precious, beyond the apparent negativity of the message transmitted by the other: it is a skill that arises from empathy, which allows.

There have been many changes in the world of work in favor of less rigidity in relationships and witness to an increased attention to the needs of emotional intelligence.
Three different applications of the latter are able to determine significant differences in professional activity, says Daniel Goleman: being able to present a constructive criticism; to know how to create an atmosphere in which diversity is perceived as appreciable; be able to work profitably in a network of mutual connections.
Criticism is one of the most important and burdensome tasks of a manager; the way in which they are formulated, if they are transformed into personal attacks rather than in reliefs require corrections, brings the relationship between boss and subordinate on a plan similar to that of two spouses in crisis: sarcasm and contempt produce lethal effects on motivation and energy that the criticized person puts into work.
Some executives are ready to criticize but unwilling to praise, a behavioral error that is a source of frustration, especially if they give the employee too rare findings about his work; positive criticism is that which highlights not only what a person has done wrong, but also what he can do, and that he does not identify the lack with his author; the important thing is that the person criticized is convinced that the circumstances that led to the poor result can be changed and improved.
Harry Levinson, a psychoanalyst working as a business consultant, has compiled a list of tips on the art of criticism dedicated to those who have to practice it on others:

  • Be Specific. Explain clearly what are the negative and positive aspects of the work examined and how to improve it.
  • Offer a solution. Indicate how to solve the problem on the carpet, offering some suggestions.
  • Be present. Personal communication and in private, in the case of a criticism, is always clearly preferable to written messages, which deprive the employee of the possibility of objecting or requesting a prompt clarification.
  • Be sensitive. Exercise empathy, be aware of the impact on the other of what is said and how it is communicated.
    Levinson also gives some advice to people who are the object of criticism: to consider the calls for opportunities for improvement, not for personal attacks; do not get on the defensive, but take responsibility; be able to ask for a suspension of the interview to find calm again; think of criticism as an opportunity to cooperate with those who move it.
    The problem of racial diversity was still particularly felt in the United States in the 1990s, when emotional intelligence was written; according to an example reported in the book, the managers of a restaurant, at that time, could ignore with indifference, even with tacit approval, the obvious discrimination against black customers; even in the workplace, similar episodes have been perpetuated, unnecessarily fought with seminars on diversity without a real influence on the beliefs rooted in people.
    More effective than such seminars, says Goleman, is the fact that an entire group, managers and employees of all levels, take an officially and actively stand against discrimination; this measure does not quickly remove the prejudices of the mind of those who feed them, a process that requires very long times; but since prejudice has an emotional basis, it is really possible to modify it, albeit with great patience.
    The de-segregation in the school, with the students of different ethnic groups that collaborate for common objectives and an equal and prolonged camaraderie relationship, can be in this sense an example valid also for the world of work.
    With regard to working profitably in a network of interactions with others, Yale's psychologist Robert Sternberg argues that group intelligence exists; although it can not be greater than the sum of the intelligences of the individuals that make up the team, it can nevertheless turn out to be much less if something, in the internal functioning, does not allow everyone to share their talents with others.
    In this both the members who are too eager to participate and those who, on the contrary, keep themselves on the sidelines are hindered.
    In general, however, the trend established in the philosophy of different companies towards group work, cooperation and the help of individuals, corresponds to an increasingly important assessment of the skills provided by emotional intelligence, how to effectively coordinate their efforts with those of the team, knowing how to see situations from the point of view of others, having persuasion and being able to stimulate cooperation.

In general, doctors and nurses, Daniel Goleman says, although very conscientious in the care of the body, they ignore the emotional state of the patients, who often feel fragile, weak, frightened by what is happening to them and overwhelmed by fear for his own future.
yet scientific studies have shown that taking care of patients also from an emotional point of view can bring an advantage in medical terms both in prevention and in therapies.
Therefore, for Goleman, the emotional intervention should become part of the common clinical assistance; instead there is a model, widespread in the medical field, which denies that the mind can influence the body with concrete effects; on the contrary there are two equally uneconomical convictions: that which the patient can cure himself by nurturing positive thoughts and that he himself is in some way responsible for having become ill.
Thanks to the studies carried out in the seventies by the psychologist Robert Ader at the Rochester University, it was discovered that the immune system is able to learn just like the brain; the numerous ways in which the central nervous system and the immune system communicate with each other, connecting the mind, emotions and body, are subsequently discovered.
A neuroscientist of the Ecole Polytechnique of Paris, Francisco Varela, has defined the immune system as the "brain of the body" because it distinguishes what belongs or not to the organism, of which it defines the sense of self; there are direct ways that allow emotions, through the neural pathways that regulate them, to have an impact on the immune system.
David Felten, a colleague of Ader, with other researchers later discovered that the cells of the same system can receive messages from the nervous system, which proved to be so essential for immune function.
Even catecholamines, cortisol and other hormones, which are released following a stress, energetically act on the immune cells, of which they momentarily suppress the effect of resistance.
Alongside increasing evidence on the clinical importance of emotions, a study has highlighted the at least partially negative effect of painful ones on health: this would make it an important risk factor, for example in case of heart disease, in the same measurement of smoking or too much cholesterol; Anger, anxiety and depression therefore appear as a reality that should not be neglected on the clinical level.
Ultimately, from the results of scientific research we can gather indications on two important roads to be covered.
The first is the need to help the people manage, as a form of prevention, negative feelings and emotions such as anger, anxiety, depression, pessimism and loneliness; the control of emotions should be taught to children, in the first place, but also to those who are reaching retirement age (and these times I would say, lucky him!) and to the so-called "risk populations" like those living in severe poverty or in neighborhoods where crime is widespread.
secondly, many patients can benefit from the care given to their psychological needs, together with the physical ones.
It is no longer possible, says Goleman, to consider adequate a medicine that does not take into account the feelings of patients, especially those suffering from serious or chronic illnesses.

Well dear friend, even tonight we have reached the end of this leg of our journey .... the penultimate and tomorrow we will end in style talking about emotional intelligence for childhood!
I hope you enjoyed my article and it is interesting, let me know what you think leaving maybe a comment.
Read it soon!

.....Del mio meglio! Pikkio82

Bibliografia:

logo stemita manuel.gif

-Il logo di ITASTEM utilizzato è stato realizzato da @manuelcuda -

Sort:  

Se mi rimangono in testa la metà dei concetti che ho letto in tutti questi post, posso dire che sono un fenomeno, perché hai veramente inserito tante nozioni interessanti durante questa tua carrellata di articoli, tutti molto ben strutturati e realizzati, complimenti per lo sforzo e l'impegno che profondi!!

Ciao Marco!!! Eh eh secondo me sei un fenomeno! Ti ringrazio per i complimenti e scusa la risposta in ritardo.....più tardi spero di riuscire a concludere questo primo capitolo dell'Enciclopsicologia ;-) Un abbraccio, a presto!

Ciao Pikkio, è sempre un piacere leggerti. Quando parli dei circoli viziosi hai proprio ragione: la gente non si accorge di cadere sempre nelle stessa trappola, e anch'io che le conosco mi lascio troppo spesso prendere dall'automatismo per pentirmene dopo 5 minuti. Mi hai suggerito un'idea : hai studiato i copioni dell'analisi transazionale? magari ci scrivo un post. ciao e buona scrittura

Ciao @road2horizon !! Scusa la risposta in ritardo, in questi giorni il tempo è davvero pochissimo, ho accumulato così tanto sonno che mi sono dovuto prendere anche due giorni di pausa dalla scrittura dehihih!! Il piacere di averti qui, di sapere che mi segui e che i miei articoli ti piaccino è mio, per me è molto importante! Ovviamente aspetto il tuo post per ricambiare la visita! Grazie mille ancora, a presto!!!

Carissimo, arrivo in ritardo ma...meglio tardi che mai!
C'è molta carne al fuoco , in questo tuo articolo, molti temi caldi che non passano mai di moda, perché, si sa, l'essere umano ama perseverare nei propri errori. In fondo, il filo conduttore che ricollega tutti gli aspetti della vita umana, dal rapporto amoroso a quello lavorativo, fino a quello con se stessi, è l'auto-consapevolezza! A tale proposito ho letto in passato un libro molto bello che è proprio un inno alla consapevolezza, probabilmente te l'ho anche proposto in qualche commento, ma te lo ripropongo, che non si sa mai, potresti apprezzarlo: Messaggio per un'aquila che si crede un pollo di Anthony De Mello. Un volumetto che ha delle affinità con quanto scrivi su Goleman, non solo in questo post!

Grazie della condivisione, come sempre è un piacere leggerti, soprattutto perché riesci a comunicare in modo fluido e chiaro concetti spesso un po' ostici e senza alcuna pedanteria.
Alla prossima!

Ciao Fra!!
Scusa se ti rispondo in ritardissimo ma era un pò che non mi collegavo e che non pubblicavo.
Come sempre grazie per esser passata di qua e per il tuo sostegno; conosco, possiedo ed ho letto il libro di cui parli e l'ho anche molto apprezzato :-)
Ancora grazie mille per i complimenti e per il tempo che sempre mi dedichi, ti abbraccio, ci si legge presto!