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Ciao caro amico di Steem!
Dopo due giorni di pausa rieccomi qui, pronto a scrivere la parte finale del nostro viaggio nel pensiero di Daniel Goleman; oggi parleremo dell'intelligenza emotiva per l'infanzia!
Senza indugiare oltre partiamo.....
E' ormai dimostrato da tempo in modo inequivocabile che l'atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli è carico di conseguenze profonde sulla loro vita emotiva.
Studi abbastanza recenti rivelano che genitori dotati di intelligenza emotiva hanno un'influenza molto benefica sull'esistenza presente e futura del figlio; le coppie più capaci di gestire positivamente le emozioni all'interno del matrimonio, oltre che nei rapporti con il bambino, sono quelli più capaci di aiutare il piccolo a temperare le proprie emozioni e a superare gli stati d'animo negativi.
L'hanno riscontrato in particolare nei loro studi, i gruppi di ricerca guidati da Carole Hooven e John Gottman presso la University of Washington.
Tra i risultati emersi, una definizione dei tre più comuni comportamenti inadeguati dei genitori:
- Ignorare completamente i sentimenti. E' l'atteggiamento di madri e padri che, invece di approfittare del momento in cui il bambino è turbato per mostrarsi vicini a lui e insegnargli delle utili competenze emozionali, ignorano di fatto il suo stato d'animo e lo trattano come una banalità o una seccatura.
- Assumere un atteggiamento troppo incline al laissez-faire. Lo fanno i genitori che, pur rendendosi conto del turbamento del bambino, intervengono di rado per suggerirgli soluzioni accettabili: perché sui libri della tristezza e della collera, accettano qualsiasi sua reazione, anche lo scontro fisico, cercano di distrarlo con lusinghe.
- Essere sprezzanti, mostrando di non avere rispetto alcuno per i sentimenti del bambino. Duri e pronti alla disapprovazione, i genitori che agiscono in questo modo tendono a reprimere le manifestazioni del figlio e a punirlo appena si mostra irritabile.
Genitori di ben altro tipo, quelli che hanno un impatto positivo sulla vita emozionale del piccolo, colgono l'occasione del suo stato d'animo triste o collerico per fornirgli buone soluzioni per ritrovare la serenità e la calma; si pongono come "allenatori" psicologici del figlio e per farlo devono essere in possesso di una buona dose di intelligenza emotiva, che prevede tra l'altro il saper riconoscere e controllare i propri sentimenti, oltre ad una comprensione profonda delle reali cause che turbano il bambino.
Nell'infanzia, l'individuo ha bisogno di questi insegnamenti emozionali, che saranno poi completati via via nell'incontro con altre persone; ma i genitori sono i primi in grado di radicare nei figli i fondamenti dell'intelligenza emotiva; i bambini godranno così di vantaggi anche dal punto di vista biologico, per esempio un basso livello di ormoni dello stress, e da quello sociale: saranno, infatti, più amati dai compagni e meno inclini a comportamenti scortesi ed aggressivi; i vantaggi compariranno anche a livello cognitivo, con una maggiore capacità di concentrarsi rispetto agli altri.
Nei primi anni di vita si rivela già la differenza di atteggiamento e di prospettiva tra bambini ottimisti e altri già rassegnati al fallimento; in un rapporto del National Center for Clinical Infant Programs(organizzazione fondata a Washington D.C. alla fine degli anni Settanta da autorevoli rappresentanti del campo della salute mentale, della pediatria e dello sviluppo infantile) si afferma che la misura delle capacità emotive e sociali del bambino abbia il maggior valore predittivo nei confronti della riuscita scolastica; lo stesso rapporto indica i sette elementi più rilevanti su "come imparare", abilità fondamentale per il bambino che affronta per la prima volta la scuola.
Sono tutti parte dell'intelligenza emotiva:
- Fiducia. Corrisponde al senso di controllo e padronanza di sé e del proprio mondo, alla sensazione da parte del bambino di avere maggiori probabilità di riuscita invece che di fallimento e nella fiducia nel fatto che in ogni caso gli adulti gli offriranno aiuto.
- Curiosità. E' il gusto della scoperta, la sensazione che essa sia positiva e fonte di piacere.
- Intenzionalità. Collegata alla sensazione di essere competenti ed efficaci, consiste nella capacità di essere influenti e perseveranti.
- Autocontrollo. Coincide con la capacità di modulare e controllare le proprie azioni in modo appropriato all'età.
- Connessione. Basata sulla sensazione di comprensione reciproca con gli altri, corrisponde all'abilità di impegnarsi con loro.
- Capacità di comunicare. E' il desiderio e la capacità di scambiare con gli altri sul piano verbale idee e sentimenti.
- Capacità di cooperare. Consiste nell'abilità di equilibrare le proprie esigenze con quelle degli altri durante un'attività di gruppo.
Il cervello del bambino, nei primi tre o quattro anni di vita, arriva a due terzi di quelle che saranno le sue dimensioni definitive e si sviluppa nelle sue funzioni molto più rapidamente di quanto farà in futuro; in questa fase precoce si rivela più facile, rispetto alle successive, l'approccio ad alcuni tipi di apprendimento: in primo luogo quello emozionale, che ha conseguenze di grande rilievo nel tempo; il compito di impartirlo è principalmente dei genitori o di chi li sostituisce nell'accudimento del piccolo.
Madri e padri immaturi, depressi o che conducano vite sregolate sono quasi inevitabilmente incapaci di occuparsi dell'educazione emozionale dei propri figli; il rischio è grave: a quanto si è scoperto, la trascuratezza produce più danni dei maltrattamenti; i bambini trascurati sono più ansiosi e apatici, disattenti e chiusi in se stessi e i loro risultati scolastici sono spesso scadenti.
L'inadeguatezza delle figure genitoriali si rivela distruttiva a lungo termine anche nel caso in cui si tratti di persone aggressive e colleriche: i loro atteggiamenti rissosi si ripetono nei figli, che a loro volta riprodurranno lo stesso atteggiamento duro, violento e arbitrario con la propria prole; spesso i genitori con tali caratteristiche infliggono o meno punizioni al bambino indipendentemente da quello che abbia fatto, spinti dal loro umore del momento: un atteggiamento che produce in lui sentimenti di inutilità ed impotenza, un senso di minaccia incombente ed una tendenza esagerata alla combattività; botte e maltrattamenti in tenera età, poi, spengono l'empatia e possono indurre anche bambini di pochi anni a comportamenti addirittura sadici.
Con notevole probabilità, essi svilupperanno un carattere inviso ai coetanei, mostreranno difficoltà cognitive e tendenze alla depressione e, nei casi più sfortunati, diventeranno malfattori capaci di compiere crimini violenti.
Il fatto che il comportamento dei genitori tenda a riprodursi così precocemente nei bambini è forse il più preoccupante: poiché in caso di forti emozioni il sistema limbico mette in prima linea le inclinazioni primitive della persona, nei momenti di crisi il pessimo insegnamenti ricevuto sul piano emozionale da questi bambini facilmente si tradurrà in reazioni brutali e inconsulte.
Il trauma si imprime durevolmente sul cervello; tuttavia, è la confortante conclusione di Goleman, c'è una cura anche per queste cicatrici.
Nel 1989 Patrick Purdy sparo a centinai di bambini che giocavano all'aperto nella Cleveland Elementary Scholl di Stockton in California; fece cinque vittime e ferì altri ventinove bambini, poi si uccise con un colpo in testa.
Poco tempo dopo, tra gli alunni della stessa scuola si diffuse un gioco chiamato "Purdy" che metteva in scena il massacro assegnandogli diversi finali: certe volte era lo stesso assassino a darsi la morte, com'era successo nella realtà, mentre in altri casi erano i bambini ad ammazzarlo.
I traumi provocati negli allievi, negli insegnanti e nei dipendenti dai sette minuti da incubo della sparatoria erano profondamente impressi nella loro psiche e il ricordo angoscioso del terribile avvenimento veniva continuamente ravvivato anche da dettagli minimi; sintomi come ipervigilanza o incubi terrificanti, tipici del disturbo post-traumatico da stress o DTPS erano comuni.
Momenti intensi e terribili come quelli di un massacro si imprimono come ricordi,secondo i neuroscienziati, nei circuiti del cervello emozionale.
L'amigdala nel *DTPS diventa iperattiva e spinge tali ricordi a superare la soglia della consapevolezza, facendo ogni volta scattare al'allarme come se l'avvenimento temuto si stesse ripresentando.
Gli eventi traumatizzanti di qualunque genere possono fissare nell'amigdala i ricordi innescanti: dai maltrattamenti ricevuto durante l'infanzia ad un incidente automobilistico, da un terremoto ad un'aggressione; le violenze frutto della crudeltà umana sono però quelle che mettono maggiormente a rischio chi le ha subite,sabotandone durevolmente la fiducia negli altri e nella sicurezza delle relazioni interpersonali.
Una ricetta condotta sui sopravvissuti all'Olocausto ha rivelato che la paura, l'ansia, l'ipervigilianza e gli incubi provocati dal ricordo dell'orrore che si è subito possono permanere per tutta la vita; il DTPS modifica l'individuo a livello biologico alternando diverse funzioni cerebrali, in particolare quelle legate al sistema limbico.
In caso di paura acquisita dopo un tremendo trauma,diventa arduo ritrovare la capacità di una risposta meno violenta agli avvenimenti traumatizzanti: poiché le alterazioni cerebrali caratteristiche del DTPS sono molto forti, l'amigdala non riesce più a ri-apprendere una reazione più moderato, come invece avviene in paure acquisite di più lieve entità; per esempio, liberarsi dalla paura dei cani, dopo essere stati morsi, è piuttosto facile; ma vivendo esperienze positive, grazie alla facoltà della corteccia prefrontale, che sopprime i segnali d'allarme dell'amigdala, si può arrivare a modificare pensieri e reazioni scatenati dai ricordi emozionali e ad allentare la morsa della paura.
I bambini della Cleveland School avevano trovato la via per risanare la propria psiche nel gioco: "Purdy" permetteva loro di rivivere il trauma in un contesto sicuro, con un basso livello di ansia e con la possibilità di scegliere una conclusione -l'uccisione del criminale da parte dei bambini stessi- che mitigasse il senso di impotenza.
Come il gioco, l'arte, che è espressione del cervello emozionale,è un altro strumento valido sia per i piccoli sia per gli adulti.
Il trattamento farmacologico è anch'esso utile, così come le tecniche di rilassamento che inducono ad uno stato di calma fisiologica in cui i circuiti emozionali traumatizzati possono riprendersi; ti-raccontare la storia del trauma sotto la guida di uno psicoterapeuta rappresenta di solito il passo successivo sulla strada della guarigione; nel racconto si possono scatenare grandi paure e dolore, ma la sofferenza deve essere espressa, in modo da lasciar defluire il trauma e consentire il ritorno alla speranza di una vita normale.
Il cervello emozionale, insomma, può essere rieducato con successo anche in casi estremi; situazioni molto meno catastrofiche, ma anch'esse dolorose, che si presentano nell'arco della vita non si traducono in veri e propri traumi, ma lasciano comunque un segno nel cervello emozionale; soprattutto le sofferenze partite dall'infanzia portano squilibri e reazioni esagerate nelle relazioni più strette; la psicoterapia può intervenire in questi casi dando nuova forma a dei modelli emotivi che si sono radicati, ma che nel tempo hanno perso il loro valore adattivo.
Intervenire sul cervello emozionale può agire anche nel modificare il temperamento, un tratto innato che può però cambiare per mezzo dell'esperienza.
Jerome Kagan, studioso di psicologia infantile presso la Harvard University, sostiene che esistono almeno quattro tipi fondamentali di temperamento: timido, spavaldo, allegro e malinconico e che ciascuno corrisponda ad una diversa attività cerebrale; nella sua articolata teoria egli arriva a trovarsi in sostanza d'accordo con i genetisti, secondo i quali i geni da soli non bastano a codificare il temperamento; è l'ambiente a determinarne l'espressione, soprattutto ciò che si sperimenta e si apprende durante la crescita, come afferma Goleman.
Durante l'infanzia si susseguono periodi in cui le varie abilità fondamentali dell'intelligenza emotiva possono essere imparate più facilmente, ma il cervello rimane plastico per tutta la vita e ogni tipo di apprendimento, anche in età adulta, vi imprime una modifica.
Bene caro amico, accoci giunti alla fine del nostro viaggio, con il post di oggi chiudiamo la serie su Daniel Goleman ed il primo capitolo della nostra Enciclopsicologia; sabato e domenica mi concederò due giorni di svago e riposo e sfrutterò il tempo per fare un pò di ricerche, come promesso, lunedì inizierò a scrivere il secondo capitolo nel quale parleremo di Donald Winnicott.
Nel frattempo spero che questo mio lavoro ti sia fin qui piaciuto e possa esser risultato interessante, fammelo sapere magari lasciando un bel commento.
Ci si legge presto!
Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
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Hi dear friend of Steem!
After two days of break I'm back here, ready to write the final part of our journey in the thought of Daniel Goleman; today we will talk about emotional intelligence for children!
Without lingering over we leave .....
It has long been proven unequivocally that parents' attitudes towards their children are laden with profound consequences on their emotional life.
Quite recent studies reveal that parents with emotional intelligence have a very beneficial influence on their child's present and future existence; the most able couples to manage positively the emotions inside the marriage, as well as in the relationships with the child, are the most able to help the child to temper their emotions and to overcome the negative moods.
The research groups led by Carole Hooven and John Gottman at the University of Washington found it particularly in their studies.
Among the findings, a definition of the three most common inadequate behaviors of parents:
- Ignore feelings completely. It is the attitude of mothers and fathers who, instead of taking advantage of the moment when the child is upset to show himself close to him and teach him some useful emotional skills, in fact ignore his state of mind and treat it like a banality or a nuisance.
- To assume an attitude too inclined to laissez-faire. Parents do that, even if they realize the disturbance of the child, intervene seldom to suggest acceptable solutions: because on the books of sadness and anger, they accept any of his reaction, even the physical confrontation, try to distract him with flattery.
- Be contemptuous, showing no respect for the feelings of the child. Hard and ready to disapprove, parents who act in this way tend to repress the manifestations of the child and to punish him as soon as he shows irritable.
Very different parents, those who have a positive impact on the emotional life of the child, take the opportunity of his sad or choleric mood to provide him with good solutions to regain serenity and calm; they act as psychological "coaches" of the child and to do so they must be in possession of a good dose of emotional intelligence, which includes among other things the ability to recognize and control their feelings, as well as a deep understanding of the real causes that disturb the child.
In childhood, the individual needs these emotional teachings, which will then be completed gradually in the encounter with other people; but parents are the first to be able to ground the foundations of emotional intelligence in their children; in this way the children will benefit from the biological point of view, for example a low level of stress hormones, and from the social one: they will be, in fact, more loved by their companions and less inclined to rude and aggressive behavior; the benefits will also appear on a cognitive level, with a greater ability to concentrate on others.
In the first years of life, the difference in attitude and perspective between optimistic children and others already resigned to failure is already revealed; in a report by the National Center for Clinical Infant Programs (an organization founded in Washington DC at the end of the seventies by authoritative representatives of the field of mental health, pediatrics and child development) it is stated that the measurement of emotional and the child's social value has the greatest predictive value towards school success; the same report indicates the seven most relevant elements on "how to learn", fundamental skill for the child who faces the school for the first time.
They are all part of emotional intelligence:
- Confidence. Corresponds to the sense of control and mastery of oneself and one's world, to the child's sense of having more chances of success rather than failure and confidence in the fact that in any case adults they will offer help.
- Curiosity. It is the taste of discovery, the feeling that it is positive and a source of pleasure.
- Intentionality. Linked to the feeling of being competent and effective, consists in the ability to be influential and persevering.
- Self-control. Coincides with the ability to modulate and control one's actions appropriately with age.
- Connection. Based on the feeling of mutual understanding with others, corresponds to the ability to engage with them.
- Ability to communicate. It is the desire and the ability to exchange ideas and feelings with others on the verbal plane.
- Ability to cooperate. Consists of the ability to balance one's needs with those of others during a group activity.
The child's brain, in the first three or four years of life, reaches two-thirds of what will be its definitive dimensions and develops in its functions much more rapidly than it will in the future; in this early phase, the approach to some types of learning is easier than the following ones: firstly the emotional one, which has major consequences over time; the task of imparting it is mainly of the parents or of those who substitute them in the care of the child.
Mothers and fathers who are immature, depressed or lead unregulated lives are almost inevitably incapable of dealing with their children's emotional education; the risk is serious: to what has been discovered, negligence produces more damage than mistreatment; neglected children are more anxious and apathetic, inattentive and self-contained, and their academic results are often poor.
The inadequacy of the parental figures turns out to be destructive in the long run even when they are aggressive and angry people: their quarrelsome attitudes are repeated in the children, who in turn will reproduce the same harsh, violent and arbitrary attitude with their own offspring; parents with these characteristics often inflict punishment on the child, regardless of what he has done, driven by their mood: an attitude that produces feelings of uselessness and impotence, a sense of looming threat and an exaggerated tendency to combativeness; beatings and ill-treatment at an early age, then they turn off the empathy and can even lead children of a few years to even sadistic behavior.
Most likely, they will develop an unpopular character to their peers, show cognitive difficulties and tendencies to depression and, in the most unfortunate cases, they will become criminals capable of carrying out violent crimes.
The fact that parents' behavior tends to reproduce so early in children is perhaps the most worrying: because in the case of strong emotions the limbic system puts the primitive inclinations of the person in the forefront, in moments of crisis the bad lessons received on the emotional level. from these children will easily result in brutal and unconscious reactions.
The trauma is impressed on the brain durably; however, it is the comforting conclusion of Goleman, there is also a cure for these scars.
In 1989, Patrick Purdy shot hundreds of children playing outdoors in the Cleveland Elementary Scholl in Stockton, California; he made five victims and wounded another twenty-nine children, then killed himself with a blow on the head.
Shortly thereafter, among the students of the same school spread a game called "Purdy" that staged the massacre by assigning him several endings: sometimes it was the same killer to give himself death, as happened in reality, while in other cases it was the children who killed him.
The traumas caused by the students, teachers and employees of the seven-minute nightmare of the shooting were deeply etched in their psyche and the anguished memory of the terrible event was continually revived even by minimal details; symptoms such as hypervigilance or terrifying nightmares, typical of post-traumatic stress disorder or DTPS were common.
Intense and terrible moments like those of a massacre are imprinted as memories, according to neuroscientists, in the circuits of the emotional brain.
The amygdala in the DTPS becomes overactive and pushes such memories to exceed the threshold of awareness, making each time trigger the alarm as if the feared event were resurfacing.
Traumatizing events of any kind can set in the amygdala the triggering memories: from the mistreatments received during childhood to a car accident, an earthquake to an aggression; the violence resulting from human cruelty, however, are those that put most at risk those who have suffered, sabotaging their trust in others and the security of interpersonal relationships.
A recipe conducted on Holocaust survivors has revealed that fear, anxiety, hypervigilage and nightmares caused by the horror memory that one can immediately endure throughout life; the DTPS modifies the individual on a biological level by alternating different brain functions, in particular those related to the limbic system.
In the case of fear acquired after a tremendous trauma, it becomes difficult to rediscover the ability of a less violent response to the traumatic events: since the brain alterations characteristic of DTPS are very strong, the amygdala is no longer able to re-learn a more moderate reaction, as it happens in fears acquired of a minor entity; for example, getting rid of the fear of dogs, after being bitten, is quite easy; but by living positive experiences, thanks to the faculty of the prefrontal cortex, which suppresses the alarm signals of the amygdala, one can come to modify thoughts and reactions triggered by emotional memories and to loosen the grip of fear.
The children of Cleveland School had found the way to heal their psyche in the game: "Purdy" allowed them to relive the trauma in a safe environment, with a low level of anxiety and with the possibility of choosing a conclusion - the killing of the criminal by the children themselves - which mitigated the sense of powerlessness.
Like the game, art, which is an expression of the emotional brain, is another valid tool for both children and adults.
Drug treatment is also useful, as are relaxation techniques that lead to a state of physiological calm in which traumatized emotional circuits can recover; telling you the story of the trauma under the guidance of a psychotherapist is usually the next step on the road to recovery; in the story you can trigger great fears and pain, but the suffering must be expressed, in order to let the trauma escape and allow the return to the hope of a normal life.
In short, the emotional brain can be re-educated successfully even in extreme cases; situations that are much less catastrophic, but also painful, which occur in the span of life do not translate into real traumas, but still leave a mark in the emotional brain; above all, the sufferings started from childhood bring imbalances and exaggerated reactions in closer relations; psychotherapy can intervene in these cases by giving new shape to the emotional models that are rooted, but which over time have lost their adaptive value.
Intervening on the emotional brain can also act in changing the temperament, an innate trait that can however change through experience.
Jerome Kagan, a student of child psychology at Harvard University, claims that there are at least four basic types of temperament: shy, arrogant, cheerful and melancholic and that each corresponds to a different brain activity; in his articulated theory he comes to agree with geneticists, according to whom genes alone are not enough to codify temperament; it is the environment that determines its expression, especially what is experienced and learned during growth, as Goleman states.
Well dear friend, come to us at the end of our journey, with today's post we close the series on Daniel Goleman and the first chapter of our Encyclopsychology; Saturday and Sunday I will give two days of leisure and rest and I will take the time to do some research, as promised, Monday I will begin to write the second chapter in which we will talk about Donald Winnicott.
In the meantime I hope that this work of mine you have liked so far and may have been interesting, let me know maybe leaving a nice comment.
Read it soon!
.....Del mio meglio! Pikkio82
Bibliografia:
- Intelligenza emotiva, Rizzoli, milano 1997.
- Le emozioni che fanno guarire, Mondadori, Milano 1998.
- Emozioni distruttive, Mondadori, Milano 2003.
- Intelligenza sociale, Rizzoli, Milano 2006.
- Intelligenza ecologica, Rizzoli, Milano 2009.
- Leadership emotiva, Rizzoli, Milano 2012.
- Focus, Rizzoli, Milano 2013.
- Felicità emotiva, di Gyatso Tenzin (Dalai Lama) (Autore), Paul Ekman (Autore), S. Orrao (Traduttore),Pickwick, 2014.
- L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, di Charles Darwin (Autore), P. Ekman (a cura di), F. Bianchi Bandinelli (Traduttore), I. C. Blum (Traduttore), Bollati Boringhieri, 2012
- https://it.wikipedia.org/wiki/Daniel_Goleman
- http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=intelligenzaemotiva.html
- https://contrasociologia.wordpress.com/2016/03/25/daniel-goleman-intelligenza-emotiva2/
(Partendo dal primo, tutti gli articoli che parlano di Goleman) - http://www.quipsicologia.it/fai-attenzione-dice-goleman/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Wechsler_Adult_Intelligence_Scale
- https://en.wikipedia.org/wiki/John_Gottman
- https://www.gottman.com/blog/
- https://en.wikipedia.org/wiki/Jerome_Kagan
- https://psychology.fas.harvard.edu/people/jerome-kagan
-Il logo di ITASTEM utilizzato è stato realizzato da @manuelcuda -
Being A SteemStem Member
Bellissima conclusione, caro @pikkio82, della tua cavalcata di illustrazione della Enciclopsicologia, in cui hai fornito veramente un quadro molto completo e dettagliato, ricchissimo di notizie interessanti e grandi approfondimenti, un'opera davvero monumentale e sapientemente realizzata
Ciao Marco!!! Grazie mille per i complimenti fanno sempre tanto piacere!
Scusami se ti rispondo molto in ritardo ma sono stati giorni pieni di impegni e come avrai notato non mi sono collegato per nulla.
sono felice che l'opera monumentale ti sia piaciuta, ma forse dovrei meglio dire ti stia piacendo, poichè questo è il capitolo iniziale ed ambisco a pubblicare almeno 50 capitoli!
Spero che ti piacciano anche i prossimi, ora scappo a pubblicare....Ci si legge presto!