Salve a tutti. Partecipo al contest #fotostoria indetto da @heidi71. Questo è il racconto ispirato dalla sua foto.
Il bullone magico
In una campagna lontana decine di chilometri dalla città di Novalis viveva un giovane ragazzo. Costui era povero tanto che mangiava quel pane che produceva lui stesso solo la sera così da avere l'impressione di aver mangiato per tutto il giorno. Gli era rimasta solo la madre ed entrambi abitavano in una casa di legno massiccio che era appartenuta ai genitori della madre ed era l'unica cosa di valore che possedevano e che li teneva legati a quel posto. Un giorno, mentre Steve stava impastando e la madre pulendo la casa, bussarono alla porta, in un modo diverso questa volta. Di solito sentire bussare la porta era da imputare al passaggio degli abitanti della città che trascorrevano la giornata in aperta campagna e spesso erano dei vandali. Più e più volte Steve era costretto a salire sul tetto per togliere le uova lanciate contro la sua casa. Questa volta il tocco era diverso, più morbido. Il ragazzo aprì la porta ma non vide nessuno. Una busta rossa adagiata sullo zerbino di paglia colse, però, la sua attenzione. La prese, la portò dentro e la fece vedere a sua madre. Decisero insieme di aprirla, incuriositi dal contenuto. All’interno era presente una lettera con delle parole incomprensibili e una collana con un pendente di metallo a forma di bullone. Pensarono subito ad un altro scherzo dei vandali e così la madre gettò dalla finestra tutto il contenuto della busta. Ma a Steve piaceva quella collana e contro la volontà di sua madre, attese la notte e recuperò il bullone, lo mise al collo e, magicamente, si illuminò e con tutta forza scaraventò Steve verso la lettera che giaceva a pochi metri. Il ragazzo decise di accontentare la forza che proveniva dalla collana e afferrò la lettera che ora, al posto di quelle strane parole presentavano le chiare lettere: “Segui la scia davanti il tuo naso”. Il ragazzo dapprima non vide nulla ma poi comparve una striscia luminosa che conduceva al bosco e, su, fino alla città. Steve, che da sempre aveva sognato di evadere un po’ da quella vita monotona decise di seguire quella scia, sebbene non avesse detto nulla alla madre. All'insaputa di cosa sarebbe accaduto raggiunse il bosco e si addentrò.
Percorse almeno dieci chilometri e, quasi sfinito, finalmente raggiunse la città. Vuota ma tanto illuminata. Erano forse le due del mattino quando la striscia smise di brillare proprio davanti una casa che differiva, nello stile, dalle altre. Era infatti di mattoni rossi e spiccava in quella via per mezzo del suo colore rosso rispetto al grigio dei palazzi. Steve si avvicinò alla porta, bussò ed una signora, bassina, non più giovane e con indosso un grembiule da cucina, senza dire una parola lo invitò ad entrare. Fumava molto spavaldamente la sua sigaretta mentre faceva segno a Steve di accomodarsi su una poltrona nel salone. Egli entrò, si sedette e attese quei 2 minuti che gli parvero i più lunghi della sua vita. Finita la sigaretta la donna lo condusse in una stanza meno illuminata, lo spinse all’interno e lei rimase sull’uscio a guardare. Nella stanza c’era un’anziana signora con ombrello, scialle a cingere le sue spalle ed una borsa. Sembrava pronta ad uscire secondo gli occhi del ragazzo.
Alla sua vista la signora balzò dalla gioia e ordinò alla domestica di accendere subito le luci. Quello che si parò davanti agli occhi di Steve era una stanza spoglia dei mobili ma con un grosso lampadario che ora illuminava l’ambiente. L’anziana donna somigliava in modo impressionante a sua madre, solo con qualche ruga in più. Steve fece per parlare, ma la signora lo fermò. Lei sapeva già tutto. Era lei il mittente della lettera, spiegò, e, sì, somigliava alla madre perché lei e la madre erano la stessa persona. Il ragazzo rimase spiazzato ma la madre continuò a spiegare che in realtà quello che stava vivendo era il frutto di un suo errore. Venti anni prima trovò quel bullone nel bosco. Le piacque subito e decise di tenerselo. Ne fece una collana e lo appese al collo. Un litigio con il proprio padre fece spezzare il caucciù che teneva il bullone e quando cadde si illuminò, proprio come era successo con il ragazzo. Mentre concludeva la caduta, l’allora ragazza aveva pronunciato di non voler vivere più con i suoi genitori e come se fosse stata risucchiata in un vortice vide sparire tutto intorno a sé e si ritrovò in una casa di legno massiccio. Cercò di uscire da quel posto ma una voce tonante la fermò e la pose davanti ad una scelta: vivere una nuova vita in quella casa come aveva desiderato al momento della caduta del bullone o creare un residuo temporale di se stessa che sarebbe ritornata a casa sua. Spiegò che scelse la seconda opzione ma il caro prezzo lo venne a scoprire più in avanti. La donna si era accorta che non poteva più uscire di casa e, recentemente, che il suo residuo temporale invece aveva vissuto in una casa in campagna con addirittura un figlio. Steve le chiese allora il perché fosse più vecchia della sua madre di campagna e lei gli rispose che in realtà avevano la stessa età ma che il tempo, per lei, in quella casa, trascorreva più velocemente.
Dopo un momento di silenzio Steve cominciò a parlare e disse che avrebbe scelto volentieri di avere due madri ma l’idea gli venne strozzata dalla domestica che finalmente parlò. La signora che lei assisteva non poteva vedere in alcun modo la se stessa del passato altrimenti sarebbero scomparse per sempre entrambe. In un attimo di rabbia a Steve venne in mente il racconto della madre del futuro. Si strappò la collana dal collo, la gettò con tutta la sua forza in terra ed espresse il desiderio di far tornare tutto come prima. Con grande disappunto di tutti nella stanza non accadde nulla. L’anziana signora l’aveva temuto. Se lo sentiva che le cose non si sarebbero potute aggiustare. Aveva fatto provare tante volte anche alla domestica senza alcun risultato. Così, non appena aveva saputo che la se stessa del passato aveva avuto un figlio e che questo figlio aveva più o meno la sua stessa età di quando era accaduto il fatto 20 anni prima, aveva spedito la busta con la lettera scritta in anagrammi, così che nessuno potesse appropriarsene. Ma il bullone aveva compiuto qualcosa che a lei era sfuggito. Aveva condotto il figlio da lei. Ed infatti, sotto le incessanti richieste di Steve, il bullone finalmente si illuminò. Risucchiati nel vortice, lui e la madre, udirono di nuovo una voce che questa volta, con tono paterno, rispetto a come lo ricordava la madre, spiegò ad entrambi che la prova era stata superata, la pena per aver espresso un desiderio non voluto era stata espiata ma anche questa volta il bullone aveva bisogno di un prezzo da pagare: la madre non si sarebbe ricordata di nulla e che mai Steve avrebbe dovuto raccontare alla madre la storia del bullone…
Bussarono alla porta. Steve, con le mani in pasta, andò ad aprire. Erano di nuovo i ragazzini della città che lanciavano le uova. Chissà cosa sarebbe successo se avesse espresso il desiderio di vivere una vita più agiata.
Immagine presa dal web e gif animata da me.
Immagine affidata da @heidi71 per il contest
grazie di aver partecipato :)
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No, mi farebbe piacere farne parte. Grazie per l'invito!
Wow complimenti mi è piaciuta veramente tanto la tua storia! Hai una fantasia vivida non c'è che dire. Bravo.
Grazie mille!
Vado a leggere la tua!
wow, storia fluida da leggere e coinvolgente! Molto bravo!
Grazie mille!
però! non credo vincerò a questo punto :)
se hai un attimo leggi il mio
https://steemit.com/fotostoria/@pojo/contest-fotostoria-spero-che-ti-piaccia-la-mia-famiglia
mi farebbe piacere un commento da uno bravo!
grazie
Grazie mille!
Ora vado a leggerlo!