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Open Bazaar è una piattaforma decentralizzata in cui è possibile fare acquisti in una rete tra privati. Nella sua pagina ufficiale, si autodefinisce come un modo differente per fare commercio online. La piattaforma è chiaramente un’applicazione peer-to-peer in cui non esiste la figura del middleman, durante gli scambi tra beni e servizi. Questo implica zero restrizioni, ma soprattutto nessuna commissione da dare all’agente moderate. La domanda ed offerta seguono alcune regole e la figura del verified moderators cerca di limitare nella piattaforma la presenza di disonesti.
Più tecnicamente Open Bazaar è un open-source software, scaricabile sul proprio personal computer o dal proprio smartphone, facendo poi diventare quest’ultimi un nodo della rete. Non esiste quindi nessun database centrale in cui vengono registrati i dati degli utenti, limitando quindi scandali come quello di Uber o di Cambridge Analytica. Al momento del lancio della versione 2.0 della piattaforma a fine 2017, il network registrava oltre 40,000 nodi accesi in tutto il globo. Inoltre, Open Bazaar ha permesso ai propri clienti di utilizzare come mezzo di scambio alcune criptovalute, listandone oltre 50. Il team di sviluppo è la società OB1.
Open Bazaar e 5 milioni di finanziamento
In un periodo in cui la maggioranza dei progetti legati alla blockchain ed alle criptovalute trova finanziamenti tramite l’emissione di tokens, OB1 torna ai metodi tradizionali ricevendo un round di serie A di circa 5 milioni di dollari. Questo secondo round di investimento, dopo il primo che nel 2015 era di circa un milione di dollari, è una forte messaggio positivo verso le potenzialità di questa applicazione. Tra gli investitori si può listare OMERS Ventures, Bitmain, Adreessen Horowitz, Union Square Venture, BlueYard Capital, Digital Currency Group e il business angel William Mougayar.
OB1 sta continuando a sviluppare e migliorare la piattaforma garantendo una maggiore efficienza sia in un ottica B2B (business to business), sia B2C (business to consumer). Tra i vari traguardi inseriti nella Road Map di Open Bazaar c’è quello di sviluppare un utility token nativo, utile per incentivare gli utenti, gli sviluppatori, i business e i curatori a partecipare al network. Tuttavia, attualmente OB1 non ha ancora rilasciato notizie ufficiali sugli sviluppi di questo progetto.
“Siamo onorati di avere come partner attori come OMERS Ventures e Bitmain, espandendoci globalmente e raggiungendo investitori oltre oceano” afferma Brian Hoffman, il CEO di OB1. La sfida è posta ai grandi padroni della rete, che attualmente hanno subito grandi colpi e stanno iniziando a vacillare.
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Mi domando se l'investimento l'hanno fatto nell'ottica di una futura elusione fiscale. Si trovano già diversi esempi di aziende internazionali che hanno già una certa esperienza con quell'arte.