Reality Transurfing di Vadim Zeland

in #ita6 years ago (edited)

Lo so, lo so.

Ho lasciato Ursula in mano a un sociopatico e Castagna in un mare di... melma, e dovrei proprio occuparmene.

Il fatto è che la recensione di Design Competitions era piaciuta un po' a tutti - perfino a quei musi lunghi che brontolano tutto il giorno su Facebook - e si dà il caso che ora abbia per le mani un tipo di libro che, fino a qualche settimana fa, non credevo potesse esistere a questo mondo.

Una trilogia, per l'esattezza; e sappiate che di trilogie me ne intendo.

Ma se un Tolkien sa farmi sognare, se una Anne Rice sa farmi piangere e ridere contemporaneamente, se un Faletti mi fa divorare le pagine anche dopo aver indovinato l'assassino e se al cospetto di uno Zafón non posso che togliermi il cappello, alla fine dell'ultima pagina tutto quello che mi resta sono alcune ore spese in buona compagnia, un po' di spazio in meno tra gli scaffali di una casa che somiglia sempre più a una libreria, e l'amara consapevolezza che la storia è finita come un dolce al cucchiaio servito dentro un posacenere, quando invece avrei voluto riempirci una vasca da bagno.

Il bello del Transurfing, invece, è che quando lo ripongo nella nicchia riservata ai "libri seri" la storia è appena cominciata e ha tutta l'aria di non voler finire più; e io ci sono dentro fino al collo.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Cominciamo dall'inizio. Cominciamo da me, da noi.

Ho sempre saputo che da qualche parte, nella nostra mente, c'è un mistero tuttora irrisolto; un gigantesco punto di domanda in confronto al quale i più grandi interrogativi della "scienza" si riducono a quisquilie da bar sport.
Presentimenti, strani sogni, coincidenze inquietanti, déjà-vu, piccoli episodi di telepatia ci fanno capolino di tanto in tanto, come pulci nell'orecchio, minuscole crepe sparse qua e là nel quadretto razionale che ci hanno dipinto attorno, quello in cui non c'è mai tempo per cercare di dare un nome al venticello fresco che si insinua tra gli squarci della cosiddetta realtà, perché la ruota del criceto diventa più pesante se ti ostini a guardare il panorama al di là della caverna di Platone e poi, santo cielo, cosa penseranno gli altri?!

Sarà sicuramente colpa della tua immaginazione o della fogliapipa dei Mezzuomini, mi dicono dalla regia; ma il solo fatto che esista l'immaginazione è già un bel domandone di per sé, rispondo io.
Che vogliamo fare? Ci sono fior di "esperti" pronti a snocciolare equazioni elettrochimiche con quel sorrisetto viscido che riserviamo sempre agli svitati come te, però non hai mai chiesto il "come", hai chiesto il perché, allora non ti resta che sfogliare il catalogo delle divinità e scegliere quella che ti sembra più adatta a sobbarcarsi le tue responsabilità.
E adesso sali nuovamente su quella cazzo di ruota, per piacere.

Troppo tardi.

Sono già sceso, e non appena i piedi si posano sull'erba soffice gli altri concorrenti sono già scomparsi all'orizzonte. So che non li raggiungerò mai più; ho appena perso l'occasione di gareggiare per la più bella della classe, il pagellone invidiabile e l'ultimo modello di playstation, fortuna che qua fuori è pieno di librerie.
Divoro Osho, mi arrovello su Castaneda, mi innamoro un po' di Sitchin; letture interessanti, illuminanti, giuro che se tornassi indietro le rifarei.
Sono pieno di argomenti per quando ci si ritrova tutti all'osmizza - finalmente posso dirlo, l'hanno appena messa nel vocabolario! Evvai! - a lamentarci di come qualcuno ci abbia preso solennemente per i fondelli ingannando al contempo anche se stesso.

Tutto molto suggestivo, d'accordo, ma poi che si fa?
Mi hanno dato nuove risposte e vecchie domande, un modo diverso di osservare e osservarmi, ma c'è sempre quella cosa chiamata "mondo materiale" con cui fare i conti presto o tardi; non puoi mica continuare per sempre a voltare le spalle a una parte di te.
I problemi, quotidiani e non, stanno ancora aspettando sotto forma di una ruota dall'aspetto sempre meno invitante, e mi è pure morto il criceto nel frattempo.

Passano gli anni e il mondo - il mio e quello di tanti altri - comincia ad andarsene allegramente a rotoli, così qualcuno inizia a dirci che dovremmo "pensare positivo" per "creare" una nuova realtà. In fondo che ci vuole? Dai che è facile, come una mano di briscola. Colpa nostra se tutto va storto, non siamo stati ottimisti, spiega un santone miliardario dal suo attico di Nuova York per dirla alla Fusaro.
Spiace dirlo, ma la faccenda non sta in piedi.
Se dall'altra parte del pianeta un'onda anomala inghiotte un milione di persone io che diamine c'entro? Chi mi dice che è stata la mia mente a creare tutto questo e non la tua? Esistono forse cervelli di serie A e di serie B? Dove finisce la mia creazione e dove comincia la tua? Non si sa.
Prendi un bambino di qualche paese desertico al quale hanno appena bombardato la casa e fatto a pezzi la famiglia con un machete, per poi trascinarlo in un tendone ospedaliero per vedere se i farmaci di un secolo fa fanno ancora effetto; vaglielo a spiegare tu, che la mamma è spalmata sull'asfalto rovente perché lui non ha pensato positivo, e prova a indovinare quanto guadagnano in un anno quelli che ragionano così.
Quanto un trafficante di armi o di medicinali, mi verrebbe da dire.

Ci ritroviamo a parlarne al bar sotto casa, io e un amico che non ha mai smesso di farsi domande; "Ma il Transurfing?", se ne esce di punto in bianco.
Trans-cosa? Sulle prime penso a Conchita Wurst (quando si dice il potere dei pendoli) e non ne sono entusiasta. Non mi sono neanche fatto la barba... non so che altro dire.
"Credevo che te ne intendessi", fa lui, "visto che ti interessi di queste cose. Me ne parla un collega, sai. Dice che è roba tosta, è dei nostri, di lui mi fido. Ha a che fare con la fisica quantistica o roba simile; solo che questo fa il sistemista, vallo a capire un sistemista quando si mette a parlare di algoritmi, variabili... o erano varianti? Vallo a sapere."

Sorrido con nonchalance e ordino da bere come se nulla fosse, ma quel misterioso luogo della mente al quale accennavo prima ha registrato in qualche modo l'informazione.
Calíma l'ha chiamato "lo spazio che si cela oltre il pensiero"; è un personaggio del mio romanzo, e l'ha detto prima che io sentissi parlare di questa cosa qui.

Sento come delle farfalline nello stomaco, e sono sicuro non sia colpa del drink. Li conosco, se avessero voluto avvelenarmi avrebbero usato le tartine.

Date retta alla vostra pancia, è un consiglio.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Dopo qualche giorno mi ritrovo nuovamente a passeggiare in un'enorme libreria, come amavo fare ai tempi in cui l'adolescenza mi sfuggiva di mano. Non ricordo cosa stavo cercando, non sono nemmeno sicuro di cercare veramente qualcosa. In fondo sono a posto così, mi basta sgranchirmi un po' le gambe là dove i clacson, le urla, le campane e i martelli pneumatici ancora non osano.

All'improvviso lo vedo: un unico esemplare, solo in mezzo a una marea di volumi del tutto estranei, mi balza all'occhio come un'immagine in technicolor su uno sfondo in bianco e nero.
Ci scambiamo un'occhiatina d'intesa, il cofanetto del Transurfing ed io; controllo che nessuno ci stia osservando, quindi mi avvicino furtivamente.
Il cofanetto sembra come sorridermi. "Dai che costo poco", mi sussurra, "tre libri a nove euro cadauno, non vendibili separatamente. In tutto fanno ventisette, e non sono neanche un'edizione economica. Lo vogliamo fare uno sforzo? Eh?"
Lo libero con gentilezza dall'abbraccio mortale di due poderosi tomi di diritto che non so cosa diamine ci facciano lì.

Lo rigiro tra le mani e rabbrividisco.

Qualcuno ha scritto "un" con l'apostrofo.

Il cofanetto arrossisce nei suoi colori caldi e cerca di minimizzare col suo font spigoloso da libro di fantascienza anni Ottanta: "Andiamo, non può essere colpa di Vadim Zeland, lui è russo. Probabilmente alla Macro Edizioni si saranno scordati della terza elementare, tra un master in New Digital Interstellar Communications e una specializzazione in Social Media Brutal Strategy with Pepper, o forse avranno pensato che dopo l'avvento di PETALOSO a nessuno sarebbe importato più un fico secco dell'italiano corretto."

"O forse l'hanno corretto, ma col cognac", aggiungo io. In ogni caso, il cofanetto mi ha convinto.
La Macro un po' meno, a meno che non vogliano assumere un correttore di bozze... a-ehm, coff-coff, io vi farei un buon prezzo.

Dopo qualche giorno, realizzo di aver investito ventisette euro in qualcosa di assolutamente inedito.

Non che la crescita e l'evoluzione siano un argomento trascurato, di questi tempi; al contrario, ormai ne abbiamo fin sopra i capelli.
È una moda che dilaga ovunque, dalle piccole librerie rionali agli sterminati cataloghi del cyberspazio, in maniera alquanto sospetta; come se qualcuno avesse pensato che il miglior modo per convincerci a risalire sulla ruota fosse quello di saturare il mercato delle domande esistenziali con risposte commerciali e approssimative, perché il proibito affascina di per sé, mentre se ti impongono qualcosa un giorno sì e l'altro pure alla fine ti ci abitui, diventa un rumore di fondo e non ci pensi più.

In questo mare di slogan e promesse, però, c'è una novità.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

La novità è che le pagine di Reality Transurfing non sono minimamente paragonabili a uno di quei trattati filosofici che ti fanno fare bella figura al tavolo dei radical chic, men che meno a un manualetto per gonzi su come diventare superfighi in tre mosse, e se non ce la fai peggio per te, in fondo se ti dai dello sfigato una ragione ci sarà.

Nossignori. Questo è un manuale di istruzioni nel vero senso della parola, solo che al posto della scrivania dell'Ikea c'è la nostra mente, e non dobbiamo nemmeno sorbirci una di quelle inutili introduzioni di settanta pagine, in cui qualche odioso santone si vanta della sua collezione di auto di lusso e delle sue ville con piscina, boschetto, terrazza, discoteca e aeroporto privato per poi prometterci che se gli daremo i nostri soldi diventeremo come lui.

Vadim Zeland non ama affatto parlare di sé; parla di noi, e lo fa nel modo più garbato e rispettoso possibile, anche quando demolisce i miti e analizza i problemi della gente comune. Non so come, ma questo misterioso fisico russo ce l'ha fatta: ha trovato il modo di insegnare a chiunque - a prescindere dai titoli, dall'estrazione sociale, dal credo politico e religioso - come scendere da quella dannata ruota e mettersi finalmente al timone.

Non occorre fare altro che leggere e applicare, applicare e rileggere, come se stessimo frequentando un corso professionale.
Provare per credere. Pazienza, costanza e un pizzico di ottimismo, non ti serve altro.

Sono di quelli che tendono a distrarsi, a cominciare mille cose per poi accantonarle e riprenderle, e francamente non penso di essere ancora riuscito a mettere in pratica più dell'1% delle istruzioni contenute nel cofanetto; eppure, i risultati sono tangibili e vanno oltre ogni mia aspettativa. Amici che ritornano, nemici che scompaiono, offerte di lavoro e occasioni che si presentano, e quelle farfalline nello stomaco che mi accarezzano.

Provate a immaginare cosa potrete ottenere voi, che siete sicuramente più bravi, se solo sceglierete di diventare Transurfers.

Se sceglierete di essere felici.

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Lo proverò!! Grazie del suggerimento! Bella scrittura la tua.

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Sono un po' deluso. Speravo che la gente mi chiedesse del criceto morto e delle tartine avvelenate e invece... Scherzo, grazie e buona giornata!

Io sono ancora nella caverna di Platone e non so trovare l'uscita. Devo aver calpestato la ruota del criceto.

Mi hai fatto venire in mente che li ho in PDF! Penso di aver iniziato il primo, ma ho desistito presto. Ci riproverò 😉

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Io me lo sto studiando un pochino alla volta, perché se capire un singolo concetto è qualcosa di immediato, mi ci vuole invece un po' di tempo per assimilarlo veramente, per sentirmelo proprio nella carne.
Non desistere, è devastante...

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Mi hai fatto venire voglia di leggerlo!
...certo che si vede che ti piace il fantasy: sei riuscito a creare ambientazione e "personaggi" e prolungate descrizioni di un mondo sconosciuto senza mai allontanarti dagli scaffali di una libreria!