Quando il pensiero semplice uccide la verità.

in #ita7 years ago (edited)

In questi giorni ho pensato al razzismo.
Non solo alle persone razziste, ma al razzismo che potrebbe essere anche in me.

Al superficiale modo di dire "i romani sono volgari, i francesi hanno la puzza sotto al naso, i pakistani puzzano d'aglio".

Dai finiscila col politically correct...

Rifletto.

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E rileggo un'altra volta le parole che, in questi giorni, mi hanno suscitato una certa apprensione. Sono parole semplici e un po' old fashion, parole che sarebbero state bene in bocca al protagonista di un libro di Charlotte Bronte.

Una lirica elogiativa di uno storico liceo romano, costipata in un blocchetto di testo, circoscritta nei 1500 caratteri imposti dal RAV, il Rapporto di autovalutazione che le scuole inviano al Ministero dell'Istruzione per, appunto, autovalutarsi.

Uno strumento che onestamente non conosco, ma che si apre con una schermata nella quale si chiede di descrivere lo status socio-economico e culturale delle famiglie degli studenti.

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Capisco, si vuole avere un quadro di riferimento: ci sono, in quella scuola, studenti stranieri, disabili, nomadi, provenienti da famiglie svantaggiate? Si chiamano domande guida.

E la dirigente scolastica, la Preside, una bella signora di nome Clara Rech, dopo aver letto le domande guida, compila il blocchetto relativo alle opportunità offerte dal suo istituto. E scrive, appunto, quei 1500 caratteri che tanto mi hanno turbato.

L'essere il Liceo classico più antico di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidato, confermato dalla politica scolastica che ha da sempre cercato di coniugare l'antica tradizione con l'innovazione didattica. Molti personaggi illustri sono stati alunni del liceo. Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo. Tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. La percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiari è pressoché inesistente, mentre si riscontra un leggero incremento dei casi di DSA (disturbi specifici di apprendimento). Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento, limitando gli interventi di inclusione a casi di DSA, trasferimento in entrata o all'insorgere di BES (bisogni educativi speciali).

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I giornali italiani, si sa, spesso non fanno un buon servizio all'informazione. Un po' perchè le classi dirigenti sono tutte in crisi, in primis quella dei giornalisti. Un po'perchè i giornali hanno i conti in rosso, non li compra più nessuno, e se vuoi mantenere una testata con il suo orgoglioso sviluppo cartaceo devi dire qualcosa che sia talmente frizzante per gli intestini del compratore che lui, o lei, sia disponibile, ancora una volta, a comprare.

E ci troviamo di fronte a uno scenario squallido, distopico, amaro.

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Uno strumento di autovalutazione partorito da un burocrate di media grandezza, trasferito a presidi ansiosi di guadagnare credibilità in vista di una seducente e "a venire" autonomia degli istituti scolastici, il tutto reso noto attraverso un articolo sonoro e sordo al tempo stesso, ottuso, ansioso solo di bucare il torbido tran tran dell'Italia che si prepara alle elezioni politiche. Il tutto senza cura, senza un disegno, senza un obiettivo se non quello arrivare al giorno dopo e, possibilmente, di arrivarci con una chance in più di durare nel tempo: il ministro, la Preside, il giornale.

E io sono triste, lo ammetto.

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Sono triste perchè ho creduto al potere trasformativo dell'educazione e alla sua arma più potente, la scuola.

Sono triste perchè ho creduto alla forza rivoluzionaria della libertà di informazione e della libertà dei mezzi di informazione dai piccoli e grandi potentati che danno ogni tanto una pillola salvavita al moribondo mondo dell'editoria.

Sono triste perchè non riesco a tollerare che un ragazzo straniero o disabile sia considerato un disturbo all'apprendimento dei suoi compagni "di estrazione medio-alto borghese", perchè non credo che lo sia.

E perchè sono convinta che le ragioni di disturbo all'apprendimento siano altre, non ultima la difficoltà di misurarsi con una platea giovanile nuova, che cambia continuamente, che è molto più individualizzata di quella di venti o trenta anni fa. Giovani che faticano a stupirsi perchè sono veloci e competenti. E faticano a riconoscere l'autorevolezzadi un adulto, perchè sono autosufficienti e presuntuosi. E faticano ad amare la conoscenza, perchè quella che vogliono sanno come prenderla. E forse anche perchè, qualche volta, chi li accompagna nel loro viaggio di conoscenza magari non sa bene da che parte cominciare.

I ragazzi e le ragazze seduti in un'aula scolastica sono magnifici e sfidanti!

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E' difficile e appassionante il lavoro, tanto dileggiato e sottovalutato, dell'insegnare.

Perchè non è faticoso studiare quello che va insegnato, ma è faticosissimo capire quelli e quelle a cui dovrai insegnarlo. Capire chi sono, come cambiano, che cosa desiderano, come riuscirai ad accenderli o a spegnerli. O a farli ridere.

E allora, leggendo le sciocche parole della Preside Rech, mi sono sentita profondamente turbata, delusa e scoraggiata. Perchè sono il segno che la scuola ha gettato la spugna, ha dichiarato conclusa e persa la sfida contro la banalizzazione della realtà.

E ho pensato che il razzismo non è altro che una enorme semplificazione della realtà dettata dalla paura.

Perchè quello che non è semplice spaventa di più.

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Perchè è più facile pensare che i nigeriani siano sanguinari, perchè un nigeriano ha fatto a pezzi una ragazzina di 18 anni, piuttosto che pensare che ci siano nigeriani sanguinari proprio come ci sono comaschi sanguinari. Perchè Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi sono di Erba, in provincia di Como. E hanno sterminato 4 persone prima di dare fuoco alla loro casa. Ah sì, e tra queste 4 persone c'era anche un bambino di due anni.

Però dopo la strage di Erba nessuno ha pensato di dire che i comaschi sono sanguinari. Perchè, semplicemente, i comaschi non fanno paura e i nigeriani si.

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Perchè? Ma perchè sono neri di pello, forse, o perchè molti di loro vivono in villaggi dove l'uso del machete è abituale per lavorare la carne o raccogliere la legna.

Ma quale scienza ha decretato che questo li renda sanguinari? Nessuna. Nemmeno la statistica aiuta questa teoria.

Tra i crimini registrati dal Viminale nel periodo giugno 2016, giugno 2017, gli imputati "stranieri" sono il 20% del totale, che significa che l'80% dei crimini è commesso da italiani.

Se vogliamo parlare degli stupri, tema sul quale la lingua razzista tende a trovare la sua massima espressione di potenza, il 65% è commesso da italiani, il 10% da rumeni, l'8% da magrebini e il rimanente 17% diviso in percentuali da prefisso telefonico tra altre nazionalità.

Semplificazione. Ecco da dove nasce il razzismo. Perchè dire che "gli arabi stuprano perchè la donna in quelle culture non viene rispettata" è più rassicurante che domandarsi se non esista, più che una questione di razza, una questione di genere.

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C'è una letteratura vastissima sul tema della luce. Sant'Agostino parlava di Dio come luce della conoscenza, Theodor Adorno parlava del concetto come la luce che illumina un fatto, Aldo Moro parlava dello sconosciuto mondo della morte che lo attendeva dicendo "se ci fosse luce sarebbe bellissimo".

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La luce è il pensiero che mi conforta in questi giorni di parole in libertà. La luce dell'ascolto e della conoscenza, ma soprattutto la luce che dà il pensiero critico, la libertà di andare oltre la prima impressione e la pazienza di attendere una luce più forte in grado di illuminare verità più profonde.

Se credessi, pregherei per la luce. Sì, proprio come i blues brothers!

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tutte le immagini sono di mia proprietà, ad eccezione dell'ultima che è libera da copyright

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La semplificazione della realtà è un guaio. Inizio a considerarla, ahimè, inevitabile.

la semplificazione è un guaio e anche l'ottusità

Grazie @martaorabasta, una riflessione incredibile che mi ha colpito molto...purtroppo viviamo in un mondo dove la realtà sembra finzione, dove veniamo manipolati e la realtà viene propinata e costruita per avere consensi, piegare le masse e rendere le persone ignoranti, incapaci di poter ragionare con la propria testa. Per quanto mi riguarda, ho le mie idee, e sono cresciuto nella consapevolezza di non farmi mai condizionare dai messaggi che ci arrivano. Nessuna differenza vi è per chi commette un crimine, qualunque sia la sua provenienza, credo o cultura. Purtroppo la nostra storia ci dice che siamo sempre stati un popolo ostile all'integrazione, anzi a combattere con in pugno i nostri principi culturali e religiosi, alleandoci con chi addirittura perseguitava l'integrazione stessa, senza tenere conto che nel Novecento una miriade di italiani è emigrata... La paura di integrarsi, come dici tu, c'è sempre stata, paura che diventa quasi odio, l'incapacità o volontà di non considerare gravi episodi procurati da italiani e di condannare anche solo la presenza di uno straniero. Ma prima di tutto, prima di poter accettare o meno qualsiasi straniero dovremmo porci una domanda: un popolo come il nostro è veramente adatto ad accogliere ed aiutare quando non sappiamo nemmeno cosa vuol dire risolvere i propri problemi?

Non so risponderti. La convivenza è difficile ovunque. Basta guardare la Francia o gli USA. E la storia che siamo un paese di recente immigrazione ormai non regge più. Sono decenni che l'Italia è paese di destinazione. In più è un paese con tremila km di coste facile da raggiungere e con politiche di accoglienza più aperte di quelle di altri paesi europei. Il problema è considerare quello dell'immigrazione solo un problema di pubblica sicurezza e non un orizzonte inevitabile di mobilità Delle persone al quale non ci si può opporre con i muri o le sparatorie. E se non comincia dalla scuola questo pensiero nuovo è difficile che si arrivi da qualche parte. Grazie per avermi letto. 😊

È vero, è un orizzonte inevitabile di mobilità, un fenomeno senza controllo. Pensa che mio figlio, alla scuola dell'infanzia, ha nella sua classe il 90% di stranieri. Nessuno capisce o vuole capire che la fotografia che abbiamo oggi sarà quella di domani. Mio figlio cresce e il suo futuro sarà nell'integrazione. 😊

Un post bellissimo e di una profondità unica. Mi vorrei soffermare sulle parole della preside della scuola romana, mi fa rabbia e mi rattrista al contempo che gente del genere possa dirigere un istituto scolastico, dove ci sono dei ragazzini che saranno il futuro in questo mondo! Come cresceranno? Che valori morali avranno? Per il momento queste sono domande che lascio qui...

Grazie mille. Infatti quello che avevo a cuore era soprattutto riflettere sulla qualità umana degli educatori. Se questa superficialità colpisce una figura apicale di quello che passa come il migliore liceo romano la cosa mi preoccupa...

Purtroppo non è l'unico...questo è solo un amaro esempio della situazione in cui ci troviamo nel 2018

i just enjoyed those pictures.... dont know what is written above... :/
but those pictures are so cool ....

Thanks for your appreciation. My post is about racism. 😊

Oh sorry for that.... I saw some traditional dances, armor a view from the airplane.... So.....

Post molto profondo @martaorabasta che condivido , i valori morali credo si siano smarriti da un pezzo.

Il problema del razzismo è una questione molto scottante, che si può manifestare in tante forme diverse.
Non ho neanche voglia di rileggere il punto in cui hai presentato il discorso della preside, che fa veramente pena, sinonimo di un certo tipo di società che vuole a tutti i costi ostinarsi a costruire dei recinti dentro i quali non sono ammesse infiltrazioni che potrebbe portare a turbare l'apprendimento dei ragazzi, figli della "buona società".
Il problema dell'integrazione sarà di vitale importanza per le generazioni future, ricordo perfettamente che quando feci le medie c'era solo un ragazzo di colore, non l'ho mai guardato con disprezzo, né scansato, c'era solo una naturale curiosità perché era diverso rispetto a noi, ma diverso solo per le caratteristiche cromatiche della pelle, così come ci sono le persone con i capelli neri o castani, biondi o rossi, il diverso, di qualunque genere sia, va rispettato, come il diverso deve rispettare noi, l'omosessuale (maschio o femmina che sia) non è malato, ha gusti sessuali che si differenziano dalla maggioranza delle altre persone, così pure che le persone di colore, o musulmani, o slave, o comunque di un'etnia diversa dalla nostra, vanno rispettate, e la stessa cosa devono fare loro, perché ci deve essere un confronto tra le parti, e nessuna delle due deve sopraffare l'altra, né accampare dei diritti che non siano legittimi.

è un fenomeno sul quale occorre avere una visione di futuro, un'ipotesi di gestione, un percorso anche ideale e culturale. Non si può pensare di "respingerlo", forse di controllarlo meglio, ma mai di invertire la tendenza. Il tema dei diritti è fondamentale e un'altra tematica che i nostri politici dovrebbero affrontare (se avessero la volontà e la sapienza per farlo) sono i diritti in conflitto tra loro. Il mio diritto alla tranquillità del mio habitat come si concilia con il diritto all'ospitalità di richiedenti asilo? Grazie per aver letto!

Molto bello questo post...

grazie mille!

Cara Marta, il tuo post é bello e come sempre scritto bene...ma negare il fatto che certe culture siano più violente di altre cade, a mio umile avviso, nella semplificazione di cui parli. Per esempio parli dei Nigeriani....conosci la mafia nigeriana? La più violenta del mondo? Forse no perchè non è molto conosciuta qui da noi ma sospetto che lo diventerà a breve. E il juju? Insomma ci sono fatti da prendere in considerazione prima di dichiarare senza se e ma che tutti i popoli e le culture sono uguali e si comportano in maniera uniforme.

Carissima non penso affatto che tutti i popoli e tutte le culture siano uguali. Al contrario, penso che siano differenti. A volte molto differenti. In effetti non conosco la mafia nigeriana, ma posso dirti per certo che la mafia russa o quella italiana fanno cose inimmaginabili e questa non è una ragione sufficiente per dire che gli italiani o i russi siano avvezzi a sciogliere le persone nell'acido. Io lavoro con i bambini, e, per esempio, mi confronto con concezioni molto diverse rispetto all'idea delle punizioni corporali. Così come indubbiamente le tradizioni rispetto al ruolo delle donne sono diversissime. Ma per me semplificare è soprattutto arrendersi alle generalizzazioni. E alle spiegazioni generalizzanti. Occorre riflettere, conoscere e capire prima di giudicare. Questo vale per tutte le persone, ma vale ancora di più se le persone esercitano un ruolo di formazione dell'opinione pubblica, cioè se fanno i giornalisti o gli amministratori pubblici, i politici o gli insegnanti. Tutto qui. Invito alla prudenza del giudizio, non al buonismo indiscriminato. Grazie per avermi letto

Grazie della risposta, capisco meglio il tuo punto di vista e la mia non voleva essere una critica al succo del tuo post, che ho apprezzato e condivido, ma un monito alla prudenza nel giudizio (come dici tu) in un senso e nell'altro. Mi sconforta vedere gente che (non tu, lo sottolineo, ma in generale) confonde il mettere in discussione certe politiche di immigrazione con il razzismo. O addirittura chi mescola lo studio e l'analisi di fattori storici e religiosi con presunte e non giustificate opinioni razziste. Lo trovo un pensiero semplicistico e appattito che non porta da nessuna parte. Di questi tempi le emozioni volano alte mentre il cervello lo si usa poco. Ripeto... in un senso e nell'altro ;)

Assolutamente d'accordo con te. Le politiche sull'immigrazione non coincidono con il razzismo. Spesso non sono politiche razziste, ma solo politiche suicide :) grazie per la tua passione.

Mi chiedo se non sarebbe il caso di far scrivere anche a altri soggetti (Alunni? Professori?) due righe sulla Preside in questione.

Purtroppo mi viene da pensare che se certi giudizi vengono da chi in primis rappresenta un Istituto e un'Istituzione, come si possano condannare degli studenti che "matureranno" proprio con queste convinzioni, alimentando di fatto certi giudizi.

La luce è vita un pò in tutte le culture.. affidiamoci al suo conforto, cara Marta.

infatti il problema è proprio quello della sensibilità degli educatori. E' questo che mi ha lasciata un po' turbata. Sarebbe interessante sentire il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze...

Sarebbe interessante sentire il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze..

Che purtroppo non vengono (quasi) mai interpellati al riguardo...

Non riesco ad immaginare il livello culturale della signora Clara Rech. Di certo ha usato quei 1500 caratteri per confezionare uno spot il cui target non riesce difficile da individuare. E allora viene da chiedersi: se un genitore sceglie di mandare i figli in quell'istituto, giusto perchè chi lo frequenta vive in centro, non è straniero e gode di ottima salute, chi suscita più sdegno, il dirigente o il genitore?

è una bella questione!

bel post, molto profondo!

grazie mille!

Post molto umano e profondo di buon senso!

grazie mille! :)