Io esisto perchè tu sei una merda...riflessioni sparse sul bullismo

in #ita7 years ago (edited)

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Ho deciso di farmi coraggio e misurarmi con un tema scabroso.

Eh sì, perchè l'effetto che gli atti del cosiddetto "bullismo" generano in me è difficile da descrivere, e mi sforzo di prenderla sempre alla larga, anche sul lavoro, visto che, occupandomi di bambini, non è insolito che mi salti addosso come un animale pesante e maleodorante.

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Sono abituata chissà perchè a pensare che nessun sentimento sia brutto. Anche la rabbia ha una sua bellezza perchè a volte produce cambiamenti importanti. Così come l'odio, che è in grado di montare rivoluzioni giuste, o l'invidia, che, se tenuta al guinzaglio, può anche aiutare a consolidare la propria autostima.

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Ma al sentimento del disprezzo, ahimè, non riesco ad associare nulla di buono. E credo che la radice del bullismo sia il disprezzo.

Il disprezzo nasce dalla paura e dall'ignoranza, dalla necessità di tutelare la propria integrità emotiva ricorrendo al metodo della "sottrazione di terreno": se umilio te, nobilito me. Io esisto perchè tu sei una merda.

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Ho trovato assai fuorviante il commento del giornalista Michele Serra, sulla sua nota rubrica, l'Amaca. In sintesi: siccome sono un intellettuale milanese, voglio essere provocatorio. Quindi vi dico che più sei in basso nella scala sociale, più frequenti le scuole di serie B, come gli istituti tecnici, più sei incline o predisposto al bullismo.

Sì, lo so non è esattamente quello che ha detto, ma è il suono che ne è uscito.

Purtroppo, sono una ragazza della fine degli anni '70, e questo genere di affermazioni mi fa venire le bolle. La società divisa in classi ordinate - i ricchi al liceo, i disgraziati alle scuole tecniche - non esiste più. Così come sono finiti i CD, i negozi di balocchi e i biglietti di invito per il the.

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E quella radice di diversità sociale, di cui parla Serra, ha subìto una torsione importante, si è appianata per un istante, per poi ramificarsi di nuovo in mille nervi diversi, che si sono nutriti di grida televisive, di paure del diverso, di ambizioni di emancipazione in saldo, di incapacità di progettare una scuola adatta a questo presente e proiettata in un futuro sconosciuto.

Non c'è nulla di intatto, nemmeno quel nocciolo duro di diseguaglianza a cui Serra fa riferimento, perchè la frana che si è abbattuta sulla cultura sociale mondiale, e non solo su quella italiana, ha la faccia di un orco vorace, che ha travolto alcune pietre miliari della convinvenza e le ha spostate lanciandole lontano, così lontano che ormai è impossibile orientarsi usando la vecchia bussola delle classi sociali.

Le famiglie racchiudono un nocciolo duro di contraddizione. Da un lato si innalzano vessilli da crociata sul valore della famiglia, e, dall'altro, si smantellano tutti quegli strumenti di welfare (sociale, educativo, culturale) utili a dare una solidità alle famiglie stesse, sostenendo la loro capacità di nutrire le nuove generazioni con la ricchezza dell'educazione e la dolcezza del sentimento.

Non basta fare più figli per costruire il futuro. Occorrono strumenti nuovi per capire come crescere un figlio, strumenti adeguati al linguaggio dei #140caratteri e alla frenesia del parlare rapido e sconnesso dei social.

Vogliamo le famiglie, quelle belle classiche pulite e bianche, ma non sappiano con quali risorse e competenze queste belle famiglie potranno trasmettere il senso della libertà e del rispetto, la fatica del pensiero, le leggerezza delle carezze o la reciprocità del gioco amoroso.

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Non sono gli scugnizzi di Pasolini a insidiare con la loro arroganza i compagni più fragili o i professori più vulnerabili. Sono gli ignoranti della nuova era quelli con cui ci misuriamo. Ragazzi e ragazze che mostrano con orgoglio il piglio della sopraffazione arrogante, perchè più annienti il diverso da te, che sia un gay, un nero, un insegnante o un compagno timido, più potrai costruirti un'immagine di durezza che ti proteggerà da una vita insignificante.

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E gli ignoranti della nuova era li vediamo su tanti palchi diversi, non solo nelle scuole di minor prestigio. Li vediamo violenti sui social, li vediamo sprezzanti nei video amatoriali di percosse e insulti, li vediamo a bordo di macchinette costosissime mentre tagliano la strada ai passanti sulle strisce pedonali o prendono a calci una panchina.

Mi piacerebbe che ci sforzassimo di pensare, di osservare, di capire, di esaminare con più oculatezza e con maggior discernimento quello che abbiamo costruito e distrutto negli ultimi 20 anni. Senza giudicare in fretta, ma assaggiando con coraggio tutti i bocconi del piatto, anche quelli che ci sembrano più disgustosi, per capirne l'origine e riportare in chiaro qualche punto fermo.

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Ad esempio, che senza una seria politica per la famiglia, la scuola e la cultura non si arriva lontano. O che l'incapacità di vedere l'altro come un essere umano genera l'ostilità veemente del bullismo. E l'incapacità di vedere l'altro non nasce dalla vecchia articolazione della società del novecento, ma da una nuova organizzazione del mercato dei significati. Che va capita e gestita, assecondata nei suoi lunguaggi e soprattutto guidata verso obiettivi di qualità delle relazioni sociali.

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Non basta scrivere quello che ci passa per la testa (e parlo naturalmente anche per me). Viviamo in un mondo dove capire è sempre più difficile, perchè le parole si sovrappongono in fretta con le immagini, e spesso non sono parole pacate, ma urla di prevaricazione. E talvolta capire è difficile anche perché siamo impigriti da un vivere che ci sembra terribilmente semplice, come prenotare un volo a basso costo online, o comprare un fresa per il legno su Amazon.

È vero, le operazioni quotidinane sono diventate molto più semplici, ma le relazioni tra gli esseri umani sono molto più complicate. Dobbiamo farcene una ragione.

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scatti presi con un modesto Huawei p10 di mia proprietà

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Come sempre tocchi corde vibranti. Io vivo in mezzo agli adolescenti e tutti lo sapete, li vedo cercare luci nei loro bui, strade nei loro deserti. In verità io e voi sappiamo che in loro non c’è né buio né deserto, ma sappiamo anche che quello si sente alla loro età e non può che essere così. Concordo con @anedo sull’idea che un adolescente non prova disprezzo, sentimento tipico dell’età adulta. I ragazzi di oggi sono stati definiti “supereroi fragili”, come scrissi in un post mesi fa, perché sono sparati nel mondo a velocità innaturali e rischiano di bruciarsi ogni momento.
Ho letto di scuole che hanno sostituito le punizioni di comportamenti scorretti come il bullismo con l’obbligo di fare meditazione e i risultati, guarda un po’, sono stati sorprendenti. Io in verità non mi sorprendo affatto, perché un ragazzo aggressivo è un ragazzo vittima di aggressività, cui nessuno ha mai insegnato il rispetto di se stesso prima che quello degli altri. Hanno bisogno di essere riconosciuti, non puniti.
http://www.youreduaction.it/scuola-primaria-sostituito-compiti-di-punizione-con-meditazione/

Pienamente d'accordo! 👍

d'accordissimo @pataxis e reitero sarebbe bello se questa comunità producesse un pensiero sull'argomento

Hai fatto benissimo a riprendere questo tema, che è sempre scottante e di drammatica attualità, perché non è mai abbastanza parlarne, sperando sempre che porti a qualcosa di costruttivo, ma sicuramente tacere serve ancora a meno, per cui avanti con le parole.
Non so quale sia la ricetta magica per cercare di arginare questo fenomeno, forse un primo passo, ma non determinante, sarebbe quello di abbassare l'età della punibilità dei soggetti, perché se sei capace di intendere e di volere e di fare certi atti che denunciano una volontà adulta, allora devi sapere che ne risponderai, come un adulto, senza sconti, con certezza della pena, perché il rispetto deve essere bilaterale, insegnanti che rispettano gli alunni, ma alunni che rispettano i docenti, non sono un fan degli anni 70, oppure 80, quando ho conseguito il diploma di maturità tecnica, perché ancora c'era un po' troppo il coltello dalla parte del manico del docente, ma i tempi odierni sono totalmente ribaltati, dove si assiste ad una prevaricazione degli insegnanti nelle scuole materne ed elementari, per poi invertire drasticamente i ruoli a volte già nelle scuole medie, per essere certi di questo fatto nelle scuole superiori.
Non si può vedere il video di quel professore bullizzato da quei bambocci, perché questo è il termine che meritano, hai fatto questo?? Bene, ma uno di quei bei schiaffoni a quattro dita, che ti rimanga il segno per una settimana, è così sbagliato?? Se non ti hanno insegnato il rispetto, e qui entra in gioco la famiglia, tu proprio nulla hai nella testa??
E' facile scaricare tutta la responsabilità di questo fallimento sulla famiglia, o sulla scuola, ma questi sfigati di minorenni, ma minorenni solo all'anagrafe, non hanno qualcosa nel cervello che li faccia ragionare autonomamente su quello che è giusto o sbagliato nella vita, ed anche di una carenza nelle istituzioni, non sanno davvero cosa sia logico fare e cosa non lo sia.
Ti lascio con un veloce esempio, di un mesetto fa, a cui ho assistito mentre ero imbottigliato nel traffico per il passaggio di pedoni e studenti, vicino all'uscita di una scuola.
Tre bulletti avevano preso a calci nel culo un coetaneo, com'erano belli nel loro modo di fare, e avevo una voglia di tirare il freno a mano e sbatterli contro un muro che non ne hai un'idea, senza sporcarmi le mani, perché per carità, forse erano minorenni, ma forse no, potevano anche essere di quinta superiore.
Nel finire il loro percorso, si fermare alla fermata dell'autobus, ed uno di loro si mette a dare calci al plexiglass pubblicitario della fermata stessa.
Non ci ho visto più, ho accostato qualche metro dopo, e mi sono scaraventato contro di loro, ed ho iniziato ad apostrofarli.
"Dì, che cazzo ti ha fatto questo pannello, e rispondi, faccia da culo, dimmelo, prova a darlo a me un calcio, e vedi dove ti tiro, pezzo di merda!! Ti piace essere trattato così?? E' bello?? Cosa avete fatto al vostro compagno?? Pensate di essere invisibili??""
Aspettavo una reazione, ero pronto, in quel momento l'anagrafe contava poco, in fondo erano 3 contro 1, ma mi sono avvicinato ad una spanna dalla faccia dell'imbecille che aveva dato i calci al plexiglass e gli ho ringhiato sottovoce....
"Ricordati bene, io passo tutti i giorni da questa strada, se ti rivedo fare una qualsiasi cosa fatta male, non va a finire come oggi, che me ne vado senza fare nulla, non dimenticarlo".
Non sarà la cosa migliore da fare, però che soddisfazione vederli che quasi non respiravano, perché quando li attacchi, se il rapporto di forze non è nettamente impari, riesci sempre a bloccarli.
Eccellente post, cara Francesca, molto ben fatto e ricco di spunti, scusa lo sfogo ma il bullismo mi manda in bestia

Caro Marco non so quale sia la risposta più adeguata. So che quando il mio figlio più grande era alle medie (ora ha 30 anni, quindi fai due conti) fu sospeso perché aveva picchiato due ragazzi che bullizzavano un compagno di classe effeminato. Mio figlio era intervenuto in difesa di questo ragazzo e, giustamente, era stato sospeso. Ricordo che non riuscii a rimproverarlo in modo convinto perché nonostante io disapprovi ogni forma di violenza, il fatto che lui fosse intervenuto in difesa della parte più debole in qualche modo mi sembrava giusto. Ma ripensandoci naturalmente so che non è giusto. Ma so che la prepotenza e la prevaricazione mi fanno orrore. Ecco, credo che scuola e famiglia dovrebbero servire anche a questo. Aiutare a capire che cosa significhi ascoltare gli altri, rispettarli, avere garbo, pazienza e spirito di squadra. Grazie 😊

Tutto quello che vuoi, Francesca, ma io sto nettamente dalla parte di tuo figlio, per diversi motivi.
Nel momento dell'intervento di tuo figlio, probabilmente non c'era nessuno che poteva intervenire, per cui il suo intervento diventa legittima difesa del compagno inerme.
Secondariamente, sono certo del fatto che non era la prima volta che questi ragazzi facevano le loro bravate, e se per una volta sono stati dalla parte soccombente, hanno avuto quello che si meritavano, magari passare dalla parte del soccombente, può avergli effettivamente insegnato qualcosa.
E per finire, la violenza non sarà la maniera migliore per rispondere alla violenza, ma è difficile rispondere con i fiori ai carri armati, e da qualche parte hanno scritto occhio per occhio, dente per dente, non era giusto quello che stavano facendo a quel ragazzo, solo perché aveva atteggiamenti effeminati, perché noi li chiamiamo atteggiamenti effeminati, ma loro sicuramente lo chiamavano frocio del cazzo e tanti altri insulti pesanti ed umilianti, accompagnando tutta la brillante serie di epiteti con l'uso più o meno intenso delle mani.
Quello che quei due ragazzi hanno fatto e probabilmente facevano al ragazzo effeminato non è giustificabile, anzi è fortemente deprecabile, se il loro comportamento era realmente reiterato, come da mia ipotesi, anche la sospensione di tuo figlio è un atto ingiusto ed iniquo, perché tanto per cambiare anche stavolta i regolamenti si ritorcono contro a chi, legittimamente, compie un atto di civiltà verso i più deboli, non vedo violenza nella difesa di tuo figlio, vedo solo giustizia e difesa del più debole

Si, ammetto che ho pensato lo stesso 😁. Ma entrano in gioco tanti aspetti. Tipo educare tuo figlio al rispetto delle istituzioni. Cercai anche di spiegargli credo che il suo gesto era comprensibile e anche giusto a suo modo. Ma che reagire con violenza anun attacco violento calma solo la tua rabbia nei confronti di un prepotente. Ma non risolve il problema... qualcosa del genere. Buona giornata 😊

Potremmo parlarne per ore, e probabilmente non arriveremmo a capo di nulla, perché sono tante le cose da dire e gli aspetti che potrebbero essere svicerati da queste considerazioni, ma, limitandoci allo stretto indispensabile, il gesto di tuo figlio è pienamente legittimo, perché è tempestivo, in quanto era nel luogo giusto a momento giusto, doveroso, un atto di bullismo è odioso e meschino, necessario, perché le famose istituzioni in quel momento non potevano essere presenti, lodevole, perché è riuscito a bloccare la continuazione dell'atto dei bulli, encomiabile, perché ha avuto la meglio in una situazione di disparità (erano due contro uno), non punibile, l'unica ingiustizia è la pesante prevaricazione dei bulli contro il ragazzo effeminato, se incominciamo a togliere l'istituto dell'eccesso di legittima difesa, e quando si è certi, come in questo caso, che c'è una grave lesione dei diritti di una parte, una bella e sonora lezione, anche a calci e pugni, a parte il fatto di ridurli in fin di vita, non ha mai fatto del male più di tanto, i bulli imparerebbero una cosa, fondamentalmente, che il mondo non è il loro, e che non possono fare tutto quello che gli pare e piace.
La sospensione il preside se la doveva mettere in quel posto, a mio avviso, anche perché sono certo che i bulli non sono rimasti lì a dire "picchiaci, picchiaci, siamo stati brutti e cattivi", hanno trovato sulla loro strada solo uno che menava meglio di loro, è la vita, solo se sei Cristiano Ronaldo non hai nessuno, in questo momento, di più bravo di te, quindi mandare a casa i bulli con un altro bel calcio nel culo no???
Non dimentichiamo mai un fatto, sono loro che hanno cercato il ragazzo effeminato per insultarlo, umiliarlo, offenderlo oltre ogni misura, perché sono forti, belli, uomini e prepotenti, quella di tuo figlio è stata legittima reazione ad una provocazione immotivata, se stavano zitti e si facevano i cazzi loro, non sarebbe successo nulla, hanno innescato il tutto e gli è andata male.

Io sono un ex ragazzo degli anni 70, di sinistra, paladino dell' inviolabilità dei diritti umani e della non violenza. Ho però da sempre (quasi mio malgrado!) un forte senso di rispetto per chi ha più anni di me, e per chi è più "anziano" di me in senso lato, per meriti acquisiti o conoscenze. La mia generazione ha osteggiato ed essenzialmente distrutto il concetto di GERARCHIA. Il rispetto per gli "anziani " e per i valori alla base della civile convivenza va invece insegnato e imposto.
Ci ho messo 54 anni per capirlo... Ma adesso rivendico l' uso delle parole GERARCHIA e PUNIZIONE.
I bulletti vanno sopraffatti anche fisicamente in primis, perché capiscono solo il linguaggio della sopraffazione.
Poi, naturalmente, vanno educati.

Anch'io vengo da quella generazione, paladino dell'inviolabilità dei diritti umani, sulla non violenza ero un po' confuso perché nel 1978 (avevo 14 anni) i miei compagni di quinta (i grandi) andavano (alcuni di loro naturalmente) a scuola con la pistola.

Non sono d'accordo con quello che hai capito dopo 54 anni, perché stai sopravvalutando la tua (nostra) generazione se pensi che sia stata quella (le idee di quella) a distruggere il concetto di gerarchia, il rispetto per gli "anziani" e per i valori, cioè l'hanno fatto, ma non con le loro idee, ma perché sono diventati col tempo braccio di qualcos'altro, e adesso anche tu cercando gerarchia e punizione (non capisco, davvero non capisco, oppure capisco ma non mi piace).

Le idee di quella generazione hanno inciso alla costruzione della cultura di oggi come un granello di polvere incide sull'orbita terrestre.

Non so. Probabilmente invecchiando comincio a parlare e ragionare da vecchio, anche se per motivi professionali parlo tutti i giorni con persone che hanno 20-30 anni meno di me...
Io so che un giovane maschio è come un puledro allo stato brado. A noi ci domavano solo i professori di educazione fisica nerboruti. Ci colpiva la forza, e quando erano addirittura intelligenti, allora scattava il carisma, che permetteva di farci arrivare dei messaggi.

Sì, ma quello che dici è quello che accade ancora nella scuola, parlo dalla mia esperienza di insegnante per 3 anni in classi dove erano quasi tutti bulli, cioè erano classi speciali create per combattere la dispersione scolastica, mettendo insieme ragazzi che avevano abbandonato il percorso normale (e per molti di loro l'abbandono era legato a comportamenti violenti).

Ho visto come funziona, ho visto le difficoltà degli altri insegnanti, e le regole base erano quelle che dici tu e che riconosco: la forza fisica (non solo muscolare, ma anche caratteriale). Il ragazzo non può che sfidare l'adulto su quel piano (è l'unico con il quale può competere), e più è grande l'angoscia che vive dentro e più è la violenza che ne esce (questo anche per noi negli anni Settanta), perché il ragazzo sfida l'autorità non perché la critica (è troppo immaturo per questo) ma per metterla alla prova (e il loro modo per capire quanto valiamo, quanto vale l'autorità). Non parlo di bullismo gravissimo naturalmente (che in certi casi sono proprio atti criminali), ma di tutti i comportamenti violenti, di mancanza di rispetto diffusi.

Quello che è diverso dagli anni Settanta è tutto il mondo (tutto l'ambiente sociale), che non aiuta gli insegnanti a fare il loro lavoro (anche autoritario, di controllo e disciplinare). Ma parlo proprio di quel mondo che oggi vorrebbe risolvere l'angoscia giovanile con ordine e disciplina. Ti faccio una provocazione: tu credi che accettando il braccio di ferro su questo piano a vincere saranno gli adulti? Io dico di no. Perderanno gli adulti e poi insieme a loro anche i ragazzi. Non perché sono più forti loro, ma perché siamo più deboli noi.

Ti capisco, e in più rispetto molto la tua esperienza di insegnante "sul terreno". L'autorità ottusa, a "braccio di ferro", è perdente perché non genera (e non merita) rispetto. Questo lo so da tanto tempo, forse da quando, durante il servizio militare come ufficiale di complemento, mi ritrovai a dover gestire da solo 200 ragazzi consegnati per un intero weekend. Duecento leoni in gabbia, a cui non avrei potuto sopravvivere solo grazie al grado sulla spallina. In quel caso mi salvò il ping-pong: sfidai e battei i caporioni, sublimando il confronto fisico e conquistandomi una posizione carismatica...

E' chiaro che nel mondo reale non si può chiedere a milioni di insegnanti, uomini e donne, giovani e anziani, di essere carismatici, forti, coraggiosi e paraculi come Robin Williams ne "L'attimo fuggente"... Forse l'unica cosa che potrebbe rafforzare l'istituzione scolastica nel suo complesso è di essere percepita di più come "istituzione", con poche regole chiare ma ferree, e un "do ut des" ben pensato nei rapporti con gli studenti. Ma non ne so nulla. Sono stato una mezza belva, e so che il carisma personale e istituzionale è l'unica cosa che merita e comanda rispetto da parte dei ragazzi. Non solo da parte dei ragazzi, ora che ci penso.

sono contenta che questo post abbia suscitato le vostre riflessioni. Grazie a tutt@

Molto bello e significativo....su un tema che tocca tutti.

Grazie Giuseppe 😊

Ciao martaorabasta,
Non ho letto Serra, quindi mi limito a considerare il riflesso che me ne dai con le tue lettere. Io personalmente forse son più vecchio di te (😭).
Ma pur avendo vissuto e fortunatamente affrontato situazioni di bullismo, nella mia realtà ti dirò che già allora non c'era una natura di diseguaglianza sociale alla base. C'era quella forma di gioco animale, che mi pareva (e mi pare ancora oggi) simile alle angherie/ludiche dei cuccioli di un felino o di un cane.
Rappresaglie per stabilire la scala gerarchica. Istinto di prevaricazione.
Chi perpetua questi atteggiamenti aggressivi dal punto di vista fisico o psicologico però è estremamente debole, il suo domino vacilla costantemente. Bisogna avere fortuna che i bambini che si trovano oggetto dei soprusi comprendano questo.
È un parere non da specialista, ma da quel bambino che si è trovato di fronte qualche chilo di carne di troppo che diceva di volergli montare sopra.
Quello che si aggiunge e mi spaventa molto però oggi, è la pressione costante e psicologia a cui possono essere sottoposti i figli anche per mezzo di strumenti come Whatsapp o Facebook o similari. Perché vanno a toccare un altro aspetto dell'autostima, e della considerazione di se all'interno del gruppo.
Scusami ti ho fatto un tema...

Grazie etn0. Penso che tu abbia ragione. C'è qualcosa di istintuale nel bullismo. Una difesa feroce della propria identità che si percepisce come debole. Un irrefrenabile istinto di colpire per sopravvivere. Grazie 😊

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