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In classe siamo circa cinquanta persone.
La docente pone la prima domanda: "alzi la mano chi, ad oggi, abita nella città in cui è nato", circa la metà della classe alza la mano.
La seconda domanda: "rimanga con la mano alzata chi non si è mai mosso dalla propria città nemmeno una volta, ad esempio per studiare all'università. Almeno un anno fuori sede" , rimangono solamente due, delle circa venticinque persone, con la mano alzata.
A questo punto la docente passa alla terza domanda: "tra voi due abbassi la mano chi ha almeno uno dei genitori nato in una città diversa da quella in cui risede", entrambi hanno abbassato la mano.
L'eventuale successiva domanda avrebbe riguardato fratelli, nonni e zii, così da stabilire chi di loro risiedeva ancora nella città nativa.
In realtà, ci spiegava la ricercatrice, non si arriva quasi mai a quest'ultima domanda: arrivati a questo punto, solitamente, nessuno rimane con la mano alzata, vi è almeno un parente proveniente da un luogo diverso da quello di residenza.
Provate anche voi a fare questo semplice test nel vostro gruppo di amici...vediamo quale risultato viene fuori!:-)
Ognuno di noi, pertanto, direttamente - o indirettamente tramite un membro della famiglia - è o è stato un migrante!
MIGRANTE: colui che si sposta verso nuove sedi (tratto dal vocabolario Treccani).
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Nonostante questa oggettiva verità, però...
E' sufficiente essere utenti dei vari social networks o anche solo prendere il caffè al bar la mattina, per assistere, soprattutto da un po' di anni a questa parte, a quanto, purtroppo, il razzismo sia stato sdoganato: oggi possiamo pubblicamente compiere affermazioni razziste senza aver timore di essere considerati tali o, addirittura, senza avere consapevolezza di esserlo.
La natura umana è portata, di per sè, ad individuare un nemico, "l'avversario" causa del proprio malessere e delle proprie disgrazie.
Soprattutto in periodi di crisi quale quello attuale, il popolo ricerca un capro espiatorio da colpevolizzare. Spesso e volentieri, però, siamo portati ad identificare il nostro antagonista nel soggetto più debole, quello più facile da abbattere: l'immigrato, ad esempio.
Sarebbe, forse, più opportuno analizzare le politiche socio-economiche messe in atto dai Paesi (quelle sì, ree di ciò che accade!), ma quanto risulta difficile cercare di comprendere ciò che sta dietro le scelte di un governo? E che lotta impari, faticosa e senza fine quella tra un cittadino e chi amministra il paese!
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Chiaramente non è semplice trovare una sintesi al probema dell'onda migratoria verso l' Europa: aprire le frontiere senza una normativa adeguata, getterebbe i paesi che accolgono i migranti nel caos totale, ma adottare politiche di controllo più severe, con l'idea di fermare l'onda migratoria, sarebbe veramente insensato oltre che disumano (si vedano, ad esempio, i respingimenti italiani verso i centri di detenzione libici...non mi soffermo sulle interviste lette a questo proposito, perchè non voglio ottenebrare la vostra giornata!).
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A proposito dell'impossibilità di fermare l'onda migratoria, mi è appena venuta in mente una delle tante chiacchierate fatte con ragazzi immigrati nel nostro paese: Mohamed (nome fittizio), ragazzo tunisino di 17 anni al tempo della fuga da Zarzis (non mi dilungo sui motivi che lo hanno spinto a fuggire, mi limito a dire che la questione riguardava la religione e l'orientamento sessuale), dopo aver passato il confine tunisino e l'Algeria, arrivò in Marocco.
Lì si nascose all'interno del cruscotto di una Ford Focus - perdonate la mia ignoranza in ambito motori :-D , per capirsi, si fece chiudere tra il motore e i sedili - così da riuscire ad imbarcarsi su una nave diretta in Spagna e passare i controlli alla frontiera.
Sono passati sei anni e tutt'ora la schiena di Mohamed è interamente ricoperta da una cicatrice da ustione del motore della macchina.
Questa, come molte altre conversazioni avute con ragazzi/e stranieri, raccontano quanto queste persone siano disposte a rischiare pur di fuggire dal loro paese.
Ascoltando le loro storie, ho più volte immaginato di trovare un'unità di misura che potesse individuare l'elevato grado di disperazione che porta un soggetto a fuggire dal proprio paese di origine e dai propri affetti - magari affrontando una traversata in mare pur non sapendo nuotare o un viaggio rinchiusi per ore in un anfratto,senza cibo,acqua né luce - perchè la disperazione è tale da rischiare la vita pur di non rimanere nella propria casa.
Forse prima di urlare con astio "SE NE TORNINO A CASA LORO!", molte persone dovrebbero riflettere sul fatto che nessuno, noi in primis, abbandonerebbe il proprio ambiente di origine se non fosse costretto. Ed è proprio l'istinto di sopravvivenza unito alla voglia di evolversi e migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia, a portare queste persone, ma anche noi e i nostri avi, ad emigrare.
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Voglio concludere questo articolo con una frase del giornalista Filomeno Lopes tratta da un'intervista di Emanuela Bambara: "per poter coesistere in pace bisogna innanzitutto esistere, con la propria dignità di persone umane, capaci di eccellere, di dare il meglio di se sessi, sulla base non del colore della pelle, della fede o della nazionalità, ma sulla base del proprio valore e delle virtù umane. Sono queste che segnano il trionfo della vita sulla morte.
Nell' attesa di conoscere la vostra idea sull'argomento, vi saluto e...alla prossima!
Che dire... il mondo è cambiato, da piccolo abitavo in un vicolo semirurale, c'era addirittura razzismo e competizione tra vicolo e vicolo, il quale erano tutti diligentemente numerati con le persone siconoscevano tutte e si supportavano a vicenda..
Il primo uomo di colore della mia città lavorava alla piscina pubblica e tutti sapevano chi era perchè era "il nero che vende le cuffie"... la globalizzazione ha aperto i confini e avvicinato le culture, e io dico che forse non la nostra, ma la prossima generazione non farà distinzioni tra gli abitanti del mondo, chiaro che ci vogliono le giuste politiche immigratorie per portare ordine in questa fusione, l'estremismo non va bene per nessun ambito ed è quello che crea problemi... purtroppo quello non lo si puo controllare..... se la gente molto spesso ha paura dello straniero e lo percepisce come un problema non ci si puo limitare a puntare il dito ma bisogna fermarsi a capire.
Bel post :)
Al netto delle situazioni politiche, sociali, economiche e, se vogliamo, storiche, che degenerano in situazioni problematiche per entrambe le parti in gioco, bisognerebbe allenare di più l'empatia, per provare quantomeno a comprendere prima di partire in quarta con qualsivoglia idea, azione, gesto, parola. Bel post e benvenuta :)
Grazie mille! La citazione che ho riportato alla fine dell'articolo riassume esattamente il tuo pensiero...che, peraltro, è anche il mio! ;-)
Ottime considerazioni...
Grazie!🤗
😊
Per completezza ti dico che non sono razzista, ma che punto il dito contro le modalità di inserimento in Italia, contro la mancanza di un piano di azione condiviso da parte dell’Europa!!!
La penso esattamente come te per quanto riguarda l' inserimento in contesti idoneii. Leggendo la recente normativa europea, congiunta al decreto Minniti, non mi consolo! Si percepisce una linea politica molto distante dall' idea di integrazione che ho io.
Sono stati inseriti strumenti come la videoregistrazione (momentaneamente sospesa) durante l' audizione del richiedente asilo in Commissione territoriale, che rasentano l' incostituzionalità. (Magari una volta ne parlo in maniera più approfondita!)
Io vivo a Roma, e con il lavoro che faccio sto avendo tantissimo problemi!
Si sono create gang di extracomunitari che sono dedite ad aggredire e derubate i turisti, scippi all’ordine del giorno, spaccio di droga!
Fino a ieri non mi era mai capitato di chiedermi se potessi diventare razzista ( sapevo già la risposta ), oggi ti dico che c’è un problema;
Il problema non è la migrazione, bensì la sua gestione!
Non basta fare accoglienza, per poi abbandonarli in balia degli eventi, vanno seguiti, vanno inseriti in contesti idonei!
La mia idea è che bisogna intervenire alla radice del problema, il vero aiuto va dato nei paesi di origine, cercando di ristabilire la pace! Da sempre l’immigrazione è stata considerata un valore aggiunto, quando gli Italiani migravano verso Germania Usa Argentina, si andava per lavorare in paesi in fase di sviluppo e che necessitavano di manodopera, oggi però l’Italia non è nella stessa condizione economica, la disoccupazione è al 10% circa, e in piena quarta rivoluzione industriale non è facile!
Scusami per la rispost troppo lunga, ma sto vivendo un disagio tale, sono preoccupato per mia figlia e hai toccato un tema importante!
Molto felice di leggere il tuo parere. Posso dirti che anche a Grosseto, la città in cui vivo, la situazione da questo punto di vista è molto peggiorata. Considera che Grosseto è sempre stata una di quelle cittadine di provincia, tranquille, quasi un grande paesone dove la gente lasciava anche la chiave attaccata alla porta. Adesso non più, abbiamo piazze di spaccio e anche la delinquenza è aumentata. Non è questo il modo di gestire il problema. Non mi dilungo qui, ma nei prossimi giorni mi piacerebbe affrontare l' argomento anche dal punto di vista giuridico. Avremo modo di riparlarne!
Visto che praticamente sei al primo post, Buon Steemit...
Grazie mille @thesonnyboy ! Per la prima volta ho usato l' html, non è stato affatto immediato!🤪🤭Avrei svariate domande a questo proposito, alle quali spero col tempo di dare risposta.