"The car is on fire and there's no driver at the wheel..."
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Sono queste le prime parole di The Dead Flag Blues. E non sono per niente rassicuranti.
Un monologo di un uomo con una voce oscura, che descrive il paesaggio di una città distrutta, dove il governo è ormai corrotto e gli abitanti aumentano le dosi di alcol, forse per dimenticare.
I Godspeed You! Black Emperor nascono a Montreal, in Canada, nel 1994.
E nascono nel modo più naturale che ci si possa aspettare da una band: tramite l'improvvisazione.
Infatti, il trio originario composto da Efrim Menuck, Mauro Pezzente e Mike Moya, inizia a suonare nei locali della zona chiamando le persone che reputassero affidabili e che sapessero suonare uno strumento.
Prende così forma quello che sarà il modus operandi futuro della band:
un collettivo di persone che si riuniscono per suonare.
I concerti iniziano a vedere la presenza di diversi membri sul palco, arrivando addirittura a 15 in fase embrionale, con una strumentazione tipicamente rock ma che attinge molto dalla musica classica, ricorrendo spesso all'uso del corno, glockenspiel, violino, viola, contrabbasso e percussioni.
Nel 1997 vede la luce F♯ A♯ ∞ (pronuciato F-sharp, A-sharp, Infinity), che convince e impressiona a tal punto l'etichetta Kranky di Chicago da supportarne l'uscita tramite incisione su vinile e compact disc.
Ma non solo: il regista David Boyle dichiarerà in futuro di essersi ispirato al disco per strutturare il film di successo 28 giorni dopo, un horror fantascientifico che si adatterà perfettamente alle atmosfere create dal gruppo, come nella traccia resa nota dal film intitolata East Hastings.
Da lì in poi è un susseguirsi di tour e dischi, contaminati da eventi che hanno contribuito ad alimentare l'immagine molto misteriosa di cui gode la band, per alcuni sufficiente a creare un vero e proprio culto.
Il 2003 segna un punto di svolta: dopo la pubblicazione di Yanqui U.X.O. (2002), i membri del collettivo decidono di proseguire su strade diverse, dedicandosi a nuovi progetti.
Sembra così finita la storia dei GY!BE.
Ma nel 2012, senza avvisare nessuno, pubblicano il nuovo album Allelujah! Don't bend! Ascend! e improvvisamente rinascono come una fenice dalla ceneri, 10 anni dopo l'ultima comparsa.
Si susseguono così le partecipazioni ad importanti eventi come All Tomorrow's Parties e Pitchfork Music Festival, contornati anche dalla vittoria del Polaris Music Prize.
Con un totale di 6 album e 1 EP pubblicati in studio, la band è ad ora uno dei punti di riferimento della scena post-rock e di musica sperimentale avanguardistica, godendo recentemente di molto successo sul web tra gli appassionati anche grazie ai loro artwork.
Un'orchestra apocalittica post nucleare.
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La definizione migliore che son riuscito a trovare per un gruppo come loro. Sempre se di gruppo si possa parlare e sempre ammesso che sia possibile definire un genere.
Perché quando ci si trova ad ascoltare qualsiasi lavoro registrato dalla band, si ha sempre la stessa sensazione: cosa diamine sto ascoltando?
Si badi bene: seppur in un primo momento la noia e la frustrazione possano dominare per via delle lunghe introduzioni composte spesso solo da field recording, in realtà c'è molto di più, ma è necessario guardare in profondità.
Se si ha la perseveranza di concedere molti ascolti alle tracce, senza skipparle e al contrario dedicando del tempo alla naturale progressione della musica, ci si accorgerà di come i GY!BE abbiano previsto un film incredibilmente dettagliato dentro il quale immergerci.
Ed è un film fatto di ansia, depressione, tristezza, rivincita, ma soprattutto di speranza.
La stessa che conservavo dietro le transenne quest'anno a Roma in un'afosa serata estiva, quando li vedevo apparire trafilati sul palco, come se fossero appena entrati in un bar per prendersi un whisky in un angolino, al riparo dal brusio della gente. La stessa che mi avrebbe permesso di aspirare a una rivincita e a dimenticare, seppur per un attimo, tutti i problemi.
E loro, senza la nessun minima pretesa o saluto, iniziano a suonare. Diretti, senza fronzoli.
Adesso non c'è più tempo per essere felici, perché i Godspeed ci devono portare nel loro surreale mondo apocalittico fatto di chitarre tremolanti, violini sul filo del rasoio e velate critiche al sistema politico: il tutto teso a evidenziare la natura caduca dell'essere umano.
E' come se ci volessero dire di accogliere a braccia aperte la violenza dell'essere umano, di sottoporci alla terribile sensazione di vedere tutto svanire, perché è immergendosi completamente nell'orrido che si ha la possibilità di riflettere e capire.
E lo fanno creando dei crescendo di decine di minuti, dove il tempo non esiste più, ma esistono soltanto degli istanti separati dalla furia e dalla calma.
Come l'intermezzo di pianoforte all'interno di BBF3, durante il monologo di Blaise Bailey Finnegan III.
La bellezza dei GY!BE è proprio questa: colpirti con un ciclone sonoro emotivo talmente forte da scaraventarti a terra per diverse ore. Un ciclone che ti ha lasciato sopravvivere e lo ha fatto lasciandoti una traccia, che porterai sempre con te, qualsiasi cosa accada.
H O P E
Curiosità.
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- Il nome della band proviene dall'omonimo documentario giapponese in bianco e nero del 1976, che tratta la storia di una gang di motociclisti del giappone, i cosìddetti "Black Emperors".
- Efrim Menuck, chitarrista e componente della band che ha a che fare con la stampa (le poche volte che rilasciano interviste), si dichiara anarchico.
- Il retro dell'album Yanqui U.X.O. (2002), riporta una teoria secondo la quale le maggiori etichette della discografia mondiale siano connesse, a livello finanziario, alle lobby militari statunitensi.
- Durante una sosta presso una stazione di rifornimento in Oklahoma nel 2003, sono stati fermati dalla polizia e accusati di essere dei terroristi, dato il possesso di alcuni oggetti (ricollegabili ai gadget presenti nei loro album, come foto, manuali di autocostruzione di esplosivi, ecc...), salvo poi essere rilasciati per mancanza di prove.
I miei consigli.
E' la prima volta che sento nominare i Godspeed You! Black Emperor. Da quale brano/album mi consigli di partire?
Assolutamente da Slow Riot For New Zero Kanada (1999), perché dura solamente 30 minuti (quindi è di più facile ascolto per orecchie non allenate) e rappresenta nel migliore dei modi il loro stile musicale.
Potrebbe essere questo uno dei rari casi di band "complottista"?
Io li definirei più anti-governativi che complottisti. Certamente hanno delle posizioni ben definite in merito al governo americano, soprattutto riguardo alla posizione assunta da esso in ambito militare.
Poi sì, sono strani, perlomeno dall'esterno. Non li senti mai parlare, addirittura coprono i marchi della loro strumentazione, quasi come a censurare ogni forma di pubblicità o marketing dalle loro performance.
Non trovi noioso ascoltare una canzone che dura 15 se non almeno 20 minuti?
Sì, lo è, non vi biasimo. E' lo stesso effetto che ha fatto a me quando mi approcciavo a questo gruppo. Non è certo musica che puoi ascoltare nelle pause di lavoro, devi aver tempo e soprattutto devi essere in uno stato mentale/emotivo adatto a recepire determinate informazioni.
Ma se si ha una certa predisposizione per la musica classica e i film fantascientifici, vi assicuro che potrete trovare nei loro dischi un perfetto connubio tra le due cose!
Questa tua rubrica è sempre molto interessante e coinvolgente.
Troverò sicuramente il modo e il tempo, grazie a questo tuo post.
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Grazie 😁
Certe volte siamo in dei momenti poco adatti ad ascoltare certe cose, magari siamo svogliati o abbiamo tante cose da fare. Altre volte invece, di solito quando ci capita qualcosa di forte (che sia bello o brutto), è come se improvvisamente si aprissero dei nuovi canali emotivi dai pori della nostra pelle: sono quelli i momenti dove si impara di più, dove si riesce a percepire veramente l'essenza di ciò con cui interagiamo.
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Condivido pienamente le tue parole!
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grazie @deathrays per quest'articolo ho un album dei Godspeed You! Black Emperor (attenzione al punto esclamativo) lo apprezzai moltissimo in quanto appassionato di fantascienza, ma oggi mi hai riportato alla luce "Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven" che nel lontano 2001 mi passò un amico e che stasera con pennelli e colori mi ripropongo di ascoltare.
Quell'album è una pietra miliare del genere, ma personalmente preferisco o il primo o l'EP che ho citato nel post. Rimane indubbio che tra artwork e oggetto fisico, loro sfornano delle vere e proprie opere d'arte, aldilà dei propri gusti
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