Con questo racconto partecipo al theneverendingcontest n° 8 S3-P2-I1 di @spi-storychain.
Sono qua dietro le quinte, tutto sudato e ancora elettrizzato dallo show di stasera.
E' stato incredibile, c'era davvero un sacco di gente: sto notando che ce n'è sempre di più ad ogni concerto che facciamo negli states.
Sento ancora rimbalzare nella mia testa le voci che gridano "Go Johnny, go!" in coro con me mentre canto, circondato da uomini con bretelle e donne con gonne a pois che ballano come se fosse il loro ultimo giorno sul pianeta Terra.
Ecco, sento che bussano. Vado ad aprire la porta: c'è Jasper, il batterista.
Mi fa: "Chuck, ci sono due ragazze che vorrebbero un tuo autografo! E' da ore che aspettano, che dici le faccio entrare?"
Seppur molto stanco, gli faccio segno con la mano.
In un lampo le due fan si precipitano verso di me in preda all'euforia più totale:
"Che bello, posso abbracciare il mio idolo! Ci concederesti un autografo?"
Rispondo che sono ben lieto di farne, anche perché mi fa sempre molto piacere avere a che fare con i fan. Mi concedo giusto a quattro parole, non so bene cosa dire se non ringraziarle per la marea di complimenti che mi fanno.
Dopo qualche minuto, il bassista Willie irrompe con fare sbrigativo: "Ok ragazze, grazie! Adesso dobbiamo proprio salutarvi, dobbiamo sgomberare i camerini perché a breve dobbiamo ripartire!"
Ebbene sì, ha ragione. Non abbiamo molto tempo per riposarci, dobbiamo raccogliere la strumentazione e organizzarci per ripartire verso la prossima meta: macineremo molti chilometri da St. Louis in Missouri prima di arrivare a Denver, in Colorado.
Mentre facciamo gli ultimi saluti ai fan rimasti e ringraziamo lo staff del locale, raccogliamo gli strumenti e ci dirigiamo verso la macchina.
Mi mancava la mia piccola!
Immagine Creative Commons CC0
E' una stupenda Alfa Romeo grigia. In particolari condizioni di luce sembra quasi rosso vinaccia. E' il gioiellino che mi accompagna ormai da un po' di tempo durante tutti questi concerti in giro per gli states.
Ne ha viste di tutti colori: strade sterrate, pioggia, deserto, ruote bucate, soste d'emergenza.
Mi ha cullato quando sono tornato deluso da un concerto, con il suo volante sportivo e i suoi soffici sedili che ascoltavano i miei pensieri.
Ha ospitato una quantità di bagagli impensabili, eppure ci siamo sempre entrati benissimo.
Mi ha reso fiero di lei, col suo ruggito roboante, mentre passavo nei piccoli paesini di campagna e la gente mi osservava come se fossi chissà chi.
In qualsiasi condizione o momento, sapevo che prima o poi sarei ritornato a chiudere lo sportello e a premere l'acceleratore per ripartire verso un'altra meta.
Del resto è ciò che ho sempre desiderato, lavorare facendo ciò che più mi piace: viaggiare e suonare la mia musica davanti a tante persone!
Siamo partiti da nemmeno un quarto d'ora quando sento dai sedili dietro:
"Hey Chuck, facciamo Carol dai, prendo l'armonica a bocca!"
E' Jasper, il solito ragazzotto, non sta fermo un minuto e deve sempre avere qualcosa da fare. Lo conosco bene, così come conosco bene anche me stesso: non resisto e mi lascio convincere facilmente, invitando Willie a prendere la chitarra sul retro.
Parte il riff di Carol e inizio subito a cantare, improvvisando una versione acustica in tre.
E' bellissimo poter suonare con i miei compagni di band mentre viaggiamo.
Anche dopo aver fatto un concerto intero.
Proprio in questo momento il sole sta tramontando e davanti a me c'è una strada dritta che sembra non finire mai, diretta verso le montagne rocciose in lontananza e circondata da una bassa vegetazione.
Guardo i miei compagni: indossano tutti degli occhiali da sole e sono felicemente noncuranti di tutto, pensando a divertirsi e basta mentre suonano i loro strumenti.
I raggi solari illuminano i loro capelli al vento, facendo brillare la loro pelle.
Inizio a sentire un'emozione che sale: è la sensazione di libertà.
Sorrido.
E mentre penso al fantastico concerto di poco fa insieme ai ragazzi, accarezzo il cambio del mio bolide, quasi come fosse un'amica di vecchia data che avesse bisogno di esser coccolata.
Sorrido di nuovo.
Tra me e me penso:
"Sono così distratto che quasi mi scordo di quanto tu, piccolina, sia sempre stata al mio fianco."
"Più di chiunque altro."
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