Mamme e mammoni

in #ita7 years ago

Uno degli aspetti che apprezzo di Steemit, é che navigando tra i post quotidiani, ne trovi sempre almeno uno che risveglia il cervello e che, anche quando in preda alla pigrizia più totale, ti sprona a mettere giù due pensieri, nero su bianco, blockchain-style.

Oggi è stato @Franky4dita a destarmi dal torpore cerebrale con il suo ottimo post che tratta un argomento ormai battuto e ribattuto ma che rimane sempre all’ordine del giorno perché, non neghiamolo, ci tocca tutti intimamente in un modo o nell’altro.

Nel suo post, @Franky4dita ci da un sacco di numeri e statistiche interessanti. Il succo della storia, epurato dai numeri, é che l’Italia conferma la sua ormai nota reputazione di paese di mammoni impenitenti che non vogliono abbandonare il nido.

E per nido si intende sì, casa di babbo e mamma, ma anche la propria città e il proprio paese.

Il che, ovviamente, é oggetto di ridicolo e battutine varie da parte di quei paesi dove l’autonomia dei figli è considerata una priorità e la cui molla scatta molto prima che da noi in Italia dove, invece, risulta normale continuare a vivere con mamma e papa dopo una certa età.

Certo, la crisi, alcuni diranno. Ma @Franky4dita ci mostra nel suo post che non possiamo dare colpa alla crisi di un fenomeno che era ben vivo e vegeto in quell’epoca in cui si viveva beati senza il fiato della crisi sul collo.

I mammoni c’erano già, anche se il lavoro non mancava, gli stipendi erano succulenti e ci si comprava casa senza finire sul lastrico.

E allora di chi è colpa? Permettetemi un paio di pensieri in cui farò l’avvocato del diavolo, perché é una delle mie vesti migliori e quella, di sicuro, che mi diverte di più.


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E’ COLPA DELLA MAMMA?

La mamma italica é senza dubbi un prototipo altamente protettivo di mamma.

Detto in maniera gentile… perchè qualcun’altro potrebbe descriverla come perennemente preoccupata, a volte paranoica e a tratti asfissiante. E’ vero, gente. C’e’ poco da indorare la pillola.

Lo so perché sono pure io una mamma italica e, anche se non so bene che pensarne, sono un esempio perfetto di quel prototipo.

Sono la mamma che si preoccupa che i suoi figli siano sempre adeguatamente coperti (non prender freddo!), abbondantemente nutriti (hai mangiato abbastanza?) e altamente sorvegliati (gioca pure ma stai attento a non cadere!).

Le mie amiche mamme francesi, inglesi e scandinave sono mooooolto più rilassate, su questo non ci piove.

Mentre a vent’anni affermavo con vaga superiorità che sicuramente i miei figli sarebbero stati super indipendenti, cittadini del mondo e avrebbero fatto, una volta maggiorenni, quello che volevano… adesso che i figli ce li ho davanti in carne ed ossa, la musica è cambiata.

Tra il dire e il fare, in materia di rapporti genitori-figli, c’é sempre di mezzo un abisso.

Se penso che il mio frugoletto un giorno, tra qualche anno che volerà, potrebbe dirmi “Mamma, ho trovato uno stage in Nuova Zelanda, parto e non so se torno”, mi vengono i sudori freddi.

Certo, la mia testa sa bene che, per il suo bene, l’uccellino a un certo punto deve abbandonare il nido e spiccare il volo, ma il mio cuore soffre solo all’idea.

In fondo la natura di una mamma é quella di accudire, nutrire e proteggere il suo bambino. Anche se il bambino in questione ha 35 anni, é grosso come un armadio a due ante e ha una barba lunga così.

Tutto ciò per dire che sicuramente le mamme italiane giocano un ruolo fondamentale nel fenomeno del “mammonismo” e non le voglio certo giustificare... però posso dire che le capisco?


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E’ COLPA DEL MAMMONE?

Lasciatemi spezzare una lancia anche nei confronti del povero mammone, il vero protagonista di questo fenomeno tutto italiano.

E quindi hai passato i trenta, hai pure un lavoro e teoricamente ti potresti pagare un affitto e un tenore di vita decente ma preferisci restare al bed & breakfast di famiglia dove trovi sempre un piatto di pasta caldo, la biancheria è pulita, profumata e piegata e le bollette le paga qualcun’altro. Mica scemo!

Come posso biasimarti? In tutta onestà é una mossa abbastanza furba.

Tu sei rilassato e ti vivi una vita tranquilla, senza inutili stress e spese di amministrazione e gestione della casa.

Mamma è contenta perchè le piace la compagnia, non le scoccia cucinare due pietanze in più per il suo amato figliolo e fare una o due lavatrici non le cambia la vita.

Intanto, diciamolo, la mamma del “non-mammone” invidia la mamma del mammone, perchè lei é già tanto se il figlio lo vede ogni qualche mese e se lo sente al telefono una volta a settimana.

E poi, crepi l’avarizia, spezziamola un’altra lancia in favore del mammone!

Non è vero che non sa fare nulla e, per un misto di pigrizia e incapacità, lascia fare tutto ai genitori.

Infatti, per mia esperienza limitata ma comunque siginificativa, gli uomini italiani, mammoni e non, cucinano certamente meglio di molti dei loro corrispettivi stranieri. Sono abbastanza ordinati e puliti e, penso che se messi alle strette, imparerebbero velocemente a far partire la lavatrice.

Forse, proprio perchè la vicinanza quasi-fusionale con la mamma gli ha insegnato tutta una serie di abilità e nozioni che, in un contesto di indipendenza, si sarebbero perse?

E poi gli uomini Italiani, vogliono bene alla loro mamma e quella è sempre una buona attitudine generale da avere, no? Il rispetto per la mamma è, in un certo modo, il rispetto per la donna.


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E ALLORA DI CHI E’ COLPA?

Ho voglia di dire, giusto per provocare un pò a discussione, che grossa parte della colpa giace nella nostra cultura, nella nostra tradizione e storia che mettono al centro dell’equazione la famiglia, la comunità e non l’individualismo. E non è poi così una brutta cosa!

Se, da una parte, il fatto che i giovani Italiani non si muovano molto lontano da casa loro e abbandonino il nido molto tardi, li rende meno competitivi sul mercato del lavoro globale, dall’altra parte perchè ce ne lamentiamo?

Non ci lamentiamo forse anche del fenomeno dei cervelli in fuga e del fatto che tanti giovani se ne scappano all’estero invece di contribuire a risollevare il destino dell’economia del nostro paese?

Se tutti se ne vanno a cercar fortuna altrove, chi rimane in Italia a lavorare e a mantenere vive le comunità e le nostre città?

Forse tutta questa indipendenza e distanza dalla famiglia non è poi così auspicabile.
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Insomma, mi rendo conto che ci sono mille fattori che giocano nel fenomeno del mammonismo all’italiana.

Così come ci sono mille situazioni diverse, motivazioni di ogni sorta e le dovute eccezioni del caso. Se ne potrebbe parlare per ore e bla, bla, bla.

Però permettetemi di difendere la categoria delle mamme e dei mammoni perchè, in fondo, li capisco tutti e due e, forse, non hanno tutti i torti.

Sort:  

Vuoi mettere le mamme che insegnano a fare i tortellini? Le migliori!
Anche se le mamme scandinave che citi non devono essere male...
😂
Fai bene a dire che non c'è un punto di vista giusto ed uno sbagliato, credo che per tutti la casa e la famiglia siano davvero un porto sicuro in cui rifugiarsi, basta lasciarsi andare ogni tanto, ma si ormeggia sempre lì!

Sicuramente ci sono mille variabili da analizzare in questo argomento. Famiglia, società, mentalità, usi e costumi del nostro paese, possibilità economiche ma in fondo, in larga parte dipende tutto da noi.
Ho amici a cui voglio tanto bene, che quando la fidanzata, convivente, si assenta per qualche giorno, vanno volentieri a casa della mamma con pappa calda e letto fatto. Casi estremi, sicuramente, ma esistono!
Oppure uomini indipendenti che non mettono confini fra loro e la famiglia, ma semplicemente qualche chilometro, che vivono da soli, cucinano, lavano, stirano e sono totalmente autosufficienti!

Magari la stessa madre iperprotettiva finisce col generare due effetti diversi a seconda del carattere del figlio: nel primo caso crea un adulto totalmente dipendente; nel secondo caso invece un adulto che scappa e si rende autonomo.

Penso comunque che ogni madre dovrebbe mettere i figli in condizione di poter essere autonomi in quasi tutto, poi sta a noi mettere in pratica o meno queste conoscenze ma almeno, abbiamo la famosa valigetta di "know-how" con noi che non ci rende parassiti del nostro ipotetico convivente!

Penso che, in linea generale, per chi ha provato sulla propria pelle l'indipendenza dalla famiglia, tornare indietro sia difficile, perché ci si abitua ai propri spazi e alle proprie abitudini. Questo non significa recidere il cordone ombelicale ma semplicemente crescere e diventare se stessi a qualche chilometro, o più, di distanza.

Parole sagge, mia cara! I fattori sono mille e non sempre quantificabili ma, come sempre, la virtù sta nel mezzo. Grazie di essere passata di qui ;)

Ti lascio il mio personale commento, su quanto da te descritto.
Innanzitutto ti faccio i complimenti per la frase d'ingresso del tuo ottimo post, quella che Steemit stimola la fantasia e leggendo altri post si prende l'ispirazione per farne a nostra volta, hai detto una verità assoluta!!! Spesso è successo anche a me.
Invece per quello che riguarda strettamente l'oggetto del tuo post, io non sono stato un grande mammone, anche se la mia mamma si stende per terra anche adesso se manca in tappeto di casa per farmi pulire i piedi, la posso anche capire, perché sono rimasto il suo unico figlio, ma questo sentimento iper-iper-protettivo al cubo, adesso che ho da poco superato la 50ina, sfiora il limite dell'inverosimile, capisco il protezionismo, la cura, il pensiero, l'affetto, l'attaccamento, metteteci dentro tutto quello che volete, ma alla fine a tutto c'è un limite, non può arrivare ancora a respirare l'aria per me e passarmela già purificata!!
Scherzi a parte, ai miei genitori devo tantissimo, a mia madre in particolare, se prima, giustamente, perché tra i due era il più fragile e lei lo aveva capito, con il suo grande cuore di mamma, ha guardato un po' più mio fratello, superato in una qualche maniera il devastante trauma della sua scomparsa (ho detto una cazzata, non lo può aver superato ma ci convive, come faccio io), adesso sono il destinatario principale di tutte le sue attenzioni, e mi devo rassegnare, finché ci sarà (e spero per tantissimi anni ancora), sarò sempre il suo Marchino.
Bravissima @camomilla, post davvero indovinato

Grazie Mad, è un bellissimo commento il tuo e mi ha fatto ridere ma lo trovo anche dolce perchè capisci che non è facile per una mamma trovare il giusto equilibrio del suo ruolo, come non lo è per un figlio. Grazie della lettura!

Io credo che come spesso si dice "la veritá é nel mezzo".
La colpa e di tutti , mamma , mammone e stato , ora qualcuno potrà irritarsi nel leggere che una parte di colpa l'attribuisco allo stato.
Ma ditemi come puó un giovane d'oggi chiedere un mutuo ? , trovare un lavoro stabile per riuscire ad essere davvero autodipendente ?.
Poi é anche vero che a volte si coccolano troppo i figli col risultato di renderli insicuri alle prime serie difficoltà , ovvio che non generalizzo , come anche i casi difigliche pur avendo le possibilità per quanto detto sopre preferiscono continuare avivere con i genitori.
Quindi non posso che lodare quei giovani che malgrado uno stato assente riescano a crearsi il loro futuro fuori dalle mura natie.
Ma non mi sento di criticare chi invece non avendo possibilitá si aggrappano agli aiuti dei genitori.

Hai ragione...la colpa è un po' di tutti e di nessuno. Neanche io mi sento di criticare nessuno, ci sono tante situazioni e tante personalità diverse coinvolte in queste storie. Grazie del commento!

Infatti , troppi fattori per poter incolpare qualcuno.

Grazie per la citazione @camomilla. Hai completato in maniera efficace il mio articolo integrandolo con dei ragionamenti che condivido. L'equazione da te riportata è il rovescio della medeglia del problema. Quel sottile cordone ombelicale che resiste e che difficilmente viene reciso è lo specchio di una cultura della famiglia che la maggioranza degli italiani possiede.. Ed a pensarci su c'e' da esserne fieri...

Io sono totalmente d'accordo con il tuo post ma quando leggo qualcosa mi viene spontaneo difendere l'argomento opposto...è la sindrome dell'avvocato del diavolo! Cmq a parte gli scherzi, credo che la cultura giochi un ruolo fondamentale nel discorso. La nostra matrice cristiana ci insegna a prediligere la famiglia e la comunità mentre la religione protestante mette al centro dell'equazione l'individuo....ragione per la quale, credo, nei paesi scandinavi, i figli si staccano dal nido molto prima e senza tante storie.

Però forse può anche esserci una via di mezzo tra "fuggire in un'altra nazione" e "rimanere fino a 40 anni in casa con i genitori". Per mia esperienza personale ho capito che comunque ho piacere ad avere la mia indipendenza (e quindi non vivere con i miei genitori), ma allo stesso tempo ho piacere a vederli quando voglio (quindi niente trasferimenti all'estero, qui il discorso sarebbe lungo ma off topic). Quindi in un certo senso mi colloco nel mezzo, giusto per non scontentare nessuno. :-)

Andrea, hai ragione e sei la voce dell'equilibrio! Nella vita è tutta una questione di equilibrio e mi sembra che tu l'abbia trovato...io ho fatto una scelta molto simile alla tua. Ero partita, sono stata via dall'Italia per tanto ma poi mi son resa conto che, sebbene apprezzassi la mia indipendenza, volevo stare più vicina alla famiglia e, perchè no, al mio paese dove tutti parlano ma pochi fanno. Grazie del passaggio!

Hai ragione, l'argomento è complesso e provo ad aggiungere alcune considerazioni (che non sono critiche, ma semplicemente una partecipazione di riflessione a partire da quello che hai scritto).

Colpa della mamma? Il modo in cui si fa la mamma, si soffre come mamma, si hanno aspettative come mamma, ecc., ci viene in gran parte dalla cultura, anche - secondo me - quei sudori freddi che racconti. Perché per natura, correggerei la tua frase "In fondo la natura di una mamma è quella di accudire, nutrire e proteggere il suo bambino" con l'aggiunta di "finché è bambino", perché non è un bene per la natura avere un adulto che funziona come un bambino.

Colpa del mammone? Sono sostanzialmente d'accordo con te, e mi viene in mente un ragazzo che conoscevo con gravi problemi fisici, viveva solo con la madre (il padre morto) sostenendosi con la sussistenza. Ora, immagina come veniva accudito dalla madre, a diciotto anni non sapeva allacciarsi le scarpe e non era mai uscito di casa da solo, poi accadde quello che non doveva accadere, anche la madre muore, e tanti pensavano che l'unico modo per aiutare il ragazzo (appena maggiorenne) era quello di mettergli vicino una donna che si occupasse di lui, ma il ragazzo non volle e nel giro di un mese sapeva cucinare, uscire di casa per la spesa, occuparsi delle bollette e dopo un anno anche trovare delle piccole collaborazioni per integrare le entrate economiche. Naturalmente, non voglio dire che la madre sia stato un danno per lui, voglio dire che la necessità ci porta a fare quello sforzo in più, senza il quale si cade in uno stato di pigrizia.

E' colpa della cultura? Sì, in gran parte dipende da essa, ma non la metterei con da una parte la cultura che guarda la collettività e dall'altra la cultura dell'egoismo. Così sembra che questa cultura (italiana) sia giusta e secondo me non lo è.

Mi ricordo che una volta vidi in tv (molti anni fa) un'inchiesta su una importante università di medicina. Il giornalista aveva fatto un'analisi sulla corruzione all'interno dell'università, dimostrando che tutte le cariche importanti (docenze) erano ricoperte dai figli di ex docenti. Preparò un cartellone, con le foto di tutti questi docenti, dei figli e i collegamenti con le cariche all'interno dell'università e, con questo cartellone, andò fra gli studenti dell'università. A mia grande sorpresa (ma ero più ingenuo allora), la stragrande maggioranza degli studenti non fu critico verso quel favoritismo, proprio perché fatto da genitori a figli, e molti di loro risposero: fanno quello che farei io al loro posto.

Tutto questo posso capirlo, ma non lo condivido (ecco la differenza tra ragione ed etica). L'etica mi fa scegliere se condividere o meno una scelta, un comportamento, ecc. (senza nessuna garanzia, sia detto, di stare nella parte del giusto, del bene).

Chiudo con una citazione dalla bibbia, non sono un cattolico e la citazione non viene fatta né per esaltare né per criticare la religione cattolica, la citazione ha dato e dà molteplici interpretazioni, ma non è il caso di addentrarci troppo su questo ora.

Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare "il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa
[...]
Chi ama suo padre e sua madre più di Me, non è degno di Me, e colui che ha figli e figlie e li ama più di Me, non è degno di Me!

Wow, grazie Anedo per questo mega commento. Ci sono tanti atteggiamenti che non condivido...pero' li capisco! Mi piace pensare che ci sono tanti modi di vivere e non ce n'e' uno perfetto ma tanti modi di rapportarsi alla vita dovuti a tante motivazioni e bisogni.
Certo, hai ragione e volevo provocare la discussione dicendo che una mamma vorrebbe che il suo bambino rimanesse bambino per sempre (un po' lo vuole eh...ma poi se ne fa una ragione si spera!). Pero' vedo anche tante dinamiche al mondo che sembrano logiche ma che per me hanno poco senso.
Guarda per esempio in Italia...è un paese di anziani e lo sappiamo. E allora cosa succede? Vengono tante donne dai paesi dell'est per fare le badanti (è un lavoro e lo capisco), lasciando i loro anziani da soli al loro paese. Oppure conosco tante famiglie che hanno la tata filippina a tempo pieno, la quale pero' deve lasciare i suoi bambini al suo paese da soli per venire ad accudire i nostri? Che senso ha? Anzi su sto argomento ci voglio scirvere un post percè ci penso da tanto e penso che non siano dinamiche umane ma solo dettate dall'economia e dal bisogno di soldi. Insomma...c'e' tanto tanto da dire sull'argomento! scrivi un post pure te! Mi sembra che tu abbia tanti pensieri da espandere!

Non è semplice esprimere una sentenza univoca, ci sono i mammoni e le mamme che non lasciano andare i propri pargoli. Poi c'è come hai ben detto il dettaglio economico che incide su larga scala a far rimanere sfitti abitazioni e prati edificabili.

Io vorrei aggiungere un piccolo spunto di riflessione proprio sul paese Italia. Secondo voi essere indipendenti in Italia è lo stesso che esserlo in California, a Berlino o Tokyo? Quel che voglio dire è che tralasciando i soldi non c'è nessun incentivo vero in Italia a fare quel passo, essendo una società moralmente controllata alla fine nuoti sempre nello stesso stagno e metropoli come Milano o Roma non tengono comunque il passo. Troppa la differenza rispetto ad altre culture.

Io conosco coppie fidanzate da anni che invece di andare a convivere stanno a casetta loro non certo per i soldi, semplicemente non hanno abbastanza libertà nel cervello per farlo. Questa è l'Italia..

Grazie del commento, hai ragione. L'argomento è complesso e il mio post non vuol certo essere una sentenza ma un punto di vista tra tanti altri. Per quanto riguarda il tuo spunto di riflessione, son d'accordo che ci siano differenze di mentalità tra noi e altri paesi. Però, sarà che conosco tanti stranieri e non li trovo così superiori o più aperti di mentalità di noi...forse un po' più combattivi, quello sì. Forse più ambiziosi.

La cruda verita' e'che a tanti non viene nemmeno in mente di uscire di casa e che altri non hanno i soldi per farlo. Io non giudico, ma quando torno a casa dei miei dopo 1 settimana sto gia'impazzendo.

Intanto grazie Sandrina di essere passata di qui! Sai che sono una tua fan :D
Manco io potrei mai stare coi miei, dopo qualche ora mi scatta l'intolleranza...e pure a loro! E come te non giudico...per quello che non mi va di giudicare duramente i mammoni. Alla fine son scelte e ognuno fa la sua secondo la propria inclinazione e motivazione.

Mamme e mammoni sono due piatti della stessa bilancia. L'ago pende a volte da una parte e a volte dall'altra, ma si sa che la condizione di fondo è sostanzialmente l'equilibrio.
Mi hai fatto venire voglia di tornare a vivere da mia madre!!

Aahah a chi lo dici!