Anch'io vengo da quella generazione, paladino dell'inviolabilità dei diritti umani, sulla non violenza ero un po' confuso perché nel 1978 (avevo 14 anni) i miei compagni di quinta (i grandi) andavano (alcuni di loro naturalmente) a scuola con la pistola.
Non sono d'accordo con quello che hai capito dopo 54 anni, perché stai sopravvalutando la tua (nostra) generazione se pensi che sia stata quella (le idee di quella) a distruggere il concetto di gerarchia, il rispetto per gli "anziani" e per i valori, cioè l'hanno fatto, ma non con le loro idee, ma perché sono diventati col tempo braccio di qualcos'altro, e adesso anche tu cercando gerarchia e punizione (non capisco, davvero non capisco, oppure capisco ma non mi piace).
Le idee di quella generazione hanno inciso alla costruzione della cultura di oggi come un granello di polvere incide sull'orbita terrestre.
Non so. Probabilmente invecchiando comincio a parlare e ragionare da vecchio, anche se per motivi professionali parlo tutti i giorni con persone che hanno 20-30 anni meno di me...
Io so che un giovane maschio è come un puledro allo stato brado. A noi ci domavano solo i professori di educazione fisica nerboruti. Ci colpiva la forza, e quando erano addirittura intelligenti, allora scattava il carisma, che permetteva di farci arrivare dei messaggi.
Sì, ma quello che dici è quello che accade ancora nella scuola, parlo dalla mia esperienza di insegnante per 3 anni in classi dove erano quasi tutti bulli, cioè erano classi speciali create per combattere la dispersione scolastica, mettendo insieme ragazzi che avevano abbandonato il percorso normale (e per molti di loro l'abbandono era legato a comportamenti violenti).
Ho visto come funziona, ho visto le difficoltà degli altri insegnanti, e le regole base erano quelle che dici tu e che riconosco: la forza fisica (non solo muscolare, ma anche caratteriale). Il ragazzo non può che sfidare l'adulto su quel piano (è l'unico con il quale può competere), e più è grande l'angoscia che vive dentro e più è la violenza che ne esce (questo anche per noi negli anni Settanta), perché il ragazzo sfida l'autorità non perché la critica (è troppo immaturo per questo) ma per metterla alla prova (e il loro modo per capire quanto valiamo, quanto vale l'autorità). Non parlo di bullismo gravissimo naturalmente (che in certi casi sono proprio atti criminali), ma di tutti i comportamenti violenti, di mancanza di rispetto diffusi.
Quello che è diverso dagli anni Settanta è tutto il mondo (tutto l'ambiente sociale), che non aiuta gli insegnanti a fare il loro lavoro (anche autoritario, di controllo e disciplinare). Ma parlo proprio di quel mondo che oggi vorrebbe risolvere l'angoscia giovanile con ordine e disciplina. Ti faccio una provocazione: tu credi che accettando il braccio di ferro su questo piano a vincere saranno gli adulti? Io dico di no. Perderanno gli adulti e poi insieme a loro anche i ragazzi. Non perché sono più forti loro, ma perché siamo più deboli noi.
Ti capisco, e in più rispetto molto la tua esperienza di insegnante "sul terreno". L'autorità ottusa, a "braccio di ferro", è perdente perché non genera (e non merita) rispetto. Questo lo so da tanto tempo, forse da quando, durante il servizio militare come ufficiale di complemento, mi ritrovai a dover gestire da solo 200 ragazzi consegnati per un intero weekend. Duecento leoni in gabbia, a cui non avrei potuto sopravvivere solo grazie al grado sulla spallina. In quel caso mi salvò il ping-pong: sfidai e battei i caporioni, sublimando il confronto fisico e conquistandomi una posizione carismatica...
E' chiaro che nel mondo reale non si può chiedere a milioni di insegnanti, uomini e donne, giovani e anziani, di essere carismatici, forti, coraggiosi e paraculi come Robin Williams ne "L'attimo fuggente"... Forse l'unica cosa che potrebbe rafforzare l'istituzione scolastica nel suo complesso è di essere percepita di più come "istituzione", con poche regole chiare ma ferree, e un "do ut des" ben pensato nei rapporti con gli studenti. Ma non ne so nulla. Sono stato una mezza belva, e so che il carisma personale e istituzionale è l'unica cosa che merita e comanda rispetto da parte dei ragazzi. Non solo da parte dei ragazzi, ora che ci penso.
sono contenta che questo post abbia suscitato le vostre riflessioni. Grazie a tutt@