Procreazione assistita, maternità surrogata, bimbo in provetta, utero in affitto. Tanti nomi che, in realtà, indicano pratiche talvolta diverse, almeno da un punto di vista puramente tecnico. Conosco coppie che hanno fatto ricorso a queste pratiche, spendendo somme ingenti all'estero. Eppure, al di là di ogni discorso morale (che, comunque, dovrebbe partire dal presupposto che non tutti sono in grado di fare i genitori, indipendentemente dall'orientamento sessuale), fatico a vederle di buon occhio.
Certo, sono convinto che vietarle in toto, quale che sia la ragione, sia una mossa liberticida. Non dovrebbe, quindi, essere lo Stato a decidere chi può o no avere figli, ed in che modo bensì una libera scelta di ogni privato cittadino.
E mi sento di fare lo stesso discorso in merito all'aborto: non riesco a vederlo di buon occhio (salvo casi limite), eppure vietarlo sarebbe comunque profondamente sbagliato.
Secondo me, una possibile soluzione è quella di facilitare le adozioni, e consentirle anche tra privati. In questo modo, spero, si rende nulla la necessità di ricorrere alle pratiche sopracitate (poi, se qualcuno vuole un figlio a propria immagine e somiglianza, vabbè, che usi la fecondazione assistita). In secondo luogo, il bambino non diventerebbe più una macchinetta da soldi per gli orfanotrofi, che ricevono fondi statali fino alla maggiore età del fanciullo, per poi mollarlo in mezzo alla strada perché "beh, ormai è grande e può badare a sè stesso".
Qualcuno potrebbe muovere l'obiezione che, così facendo, si consentirebbe, di fatto, la compravendita di bambini. Mi permetto di dissentire: è vero che, giorno dopo giorno, l'umanità trova sempre il modo per dimostrare che il fondo non è ancora stato raggiunto, però dubito fortemente che una donna sia disposta a sfornare un marmocchio dopo l'altro per il solo gusto di venderlo. E comunque, vietare le adozioni tra privati per questa ragione sarebbe un processo alle intenzioni, tipico, ancora una volta, di uno Stato liberticida.
Concludo aggiungendo che anche il concetto stesso di famiglia riguarda, in ultima analisi, la sfera privata di ogni individio e, quindi, lo Stato non dovrebbe mettere bocca. Anche, e soprattutto, per evitare situazioni spiacevoli come quella di @coccodema.
Sono in parte sulla tua linea, forse un tantino più aperto, ma odio la confusione e il non affrontare le situazioni senza confonderle con altre. Regolamentare è compito del legislatore e non della magistratura. Il risultato in questo caso specifico è ancora più confusione.