(Come) Funziona davvero la Psicologia?

“Ti do la mia parola” disse l’anima al cuore, “Comprendo” lui rispose.

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Mi piace immaginare nasca così il delicato contatto che dà via alla guarigione nel percorso psicoterapeutico.

Racconto, Fiducia, Comprensione, Empatia sono infatti i primi pilastri che contribuiscono all'essenza del lavoro psicoterapeutico.

Ma di cosa stiamo parlando?

L’insight può giungerci a partire dall’etimologia del termine:

deriva dal greco PSYCHÊ “soffio (di vita)”, “spirito”, “anima”
e LÒGOS “discorso”, “studio”, “spiegazione”, “pensare”, “raccontare”, “parlare”.

Ecco dunque che la “Psicologia”, già per definizione, racchiude in sé una duplice direzione:

• Discorso, studio, spiegazione sull’anima (livello teoretico, accademico e scientifico).
• Pensare, raccontare, parlare “del” e “con” l’anima (livello pragmatico, relazionale e terapeutico).

In quanto scienza istituita, ha una storia recentissima (meno di un paio di centinaia di anni), ma di cui i temi risalgono, probabilmente, alla comparsa dell’uomo sulla terra (o perlomeno alla comparsa dell’uomo pensante e riflessivo). Pensiamo ad esempio a Omero, che si meravigliava delle infinite sfumature del carattere degli uomini e ne attribuiva l’origine agli Dei, o ad Aristotele che scrisse il Libro sull’Anima ed elaborò il concetto di Catarsi.

Concretizzando, la psicologia è la scienza che studia:

• le funzioni superiori della mente (meccanismi fisiologici del cervello, cognitivi e dinamici),

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• le funzioni di astrazione della psiche (funzioni affettive, emotive e relazionali, consce e inconsce),

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• il comportamento umano individuale e di gruppo, e i rapporti tra il soggetto e e l’ambiente.

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Si parla di rapporti tra soggetto e ambiente, il contesto in cui viviamo infatti ci condiziona profondamente: ogni individuo impegna la propria personalità nel mondo esterno e specularmente il mondo esterno è parte della personalità di ogni individuo.

Ciò determina, di fatto, che la Psicologia non può tirarsi fuori da nulla che ruoti intorno all’uomo. Ecco perché si avvicina ai grandi temi di natura culturale, agli argomenti trattati dalla letteratura e dall’arte e trae linfa da tutte le scienze, sociali e non.

La sua applicazione in ambito terapeutico si esplica nella “relazione di cura”, che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo e il raggiungimento di un modo di pensare (a sé, ai propri vissuti e agli altri) e di un modo di agire (nel mondo), il più possibile maturo, adeguato e integrato.

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Considerando che il comportamento umano si declina in “modalità tipiche” di azione e reazione, sono state disposte delle classificazioni sistematiche (categorie relative alle modalità di risposta agli eventi, ai tipi di personalità fino ai sintomi delle psicopatologie: ...la personalità X è caratterizzata da N seguenti tratti - il disturbo da stress post traumatico è caratterizzato di seguenti sintomi... e così via) che aiutano l’esperto a valutare la situazione clinica di un paziente. Ma, ovviamente, ogni esperienza avrà comunque un significato diverso (e quindi anche conseguenze diverse) a seconda delle circostanze e degli individui che la vivono.

Quindi il terapeuta, nel tempo, ha acquisito tutta una serie di conoscenze e competenze, ma ha anche imparato a mantenere la sua prospettiva di osservazione a più livelli:

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E ciò può avvenire attraverso un attento studio, un lungo e complesso lavoro su di sé, ed un’infinita ricerca di significati intrasoggettivi e intersoggettivi sull’”Altro” e sul Mondo.

Così, durante le sessioni terapeutiche, oltre all’ascolto attivo e non giudicante del racconto del paziente, il professionista potrà mantenere una continua connessione tra “l'esterno” e “l'interno” del soggetto, cercando di comprendere l’importanza dell’esperienza per la persona o il gruppo coinvolti.

Quest’ottica multilivello non risulta certo semplice o priva di paradossi, e come la capacità di attraversamento dei paradossi logici richiede competenze di tipo matematico, allo stesso modo l’attraversamento di paradossi di tipo emotivo richiede competenze di tipo empatico.

L’empatia è infatti uno degli strumenti (interni) principali che permette a professionista e paziente di accordarsi alle vibrazioni l’uno dell’altro (e viceversa), come un diapason e uno strumento musicale.

Ed è qui che la logica dello psicologo e della psicologia (nonostante tutte le sue partizioni e complessità), si determina in un metodo di Comprensione (dal latino CUM Insieme, e PREHÈNDERE Prendere/Apprendere) che parla il linguaggio dell’anima, il linguaggio delle emozioni, il linguaggio del cuore.