Chi è impulsivo vede impulsività in tutte le altrui azioni che gli sono sgradite mentre vede approvazione in tutte le azioni degli altri che gli provocano piacere.
Il bugiardo cerca il secondo fine nascosto in ogni parola e azione di chi ha vicino o gli si avvicina.
L'ambizioso per prima cosa cerca sempre la possibile utilità per sé in ogni persona che incontra, se la trova, per quanto piccola, si comporta come un amico che arriva soltanto quando ha bisogno di quella utilità e che invece è sempre impegnato quando non ne ha bisogno e viene cercato. Se nella persona che incontra non trova una possibile utilità passa oltre ignorandola e dimenticandola. Per lui le persone passano mentre le cose ottenute grazie a ciò per cui le persone sono state utili restano.
Il lussurioso cerca sempre il piacere in ogni cosa e in chiunque e non soltanto il piacere del sesso, è come un sacco vuoto che deve costantemente riempirsi per non sentirsi un sacco vuoto, è ingordo in tutto e di tutto, eccede in tutto ciò che è altro da lui perché lui è soltanto un sacco vuoto che non può dare niente ma soltanto prendere. I suoi vantati amori sono solamente elenchi di donne o uomini usate o usati per riempirsi. Di ogni cosa che arriva a possedere ne vuole sempre di più perché più lo riempie e più il sacco si allarga, è un avido di tutto per bisogno che delle tantissime cose e persone che ha posseduto non ne ha possedute davvero nessuna, per quanto si dedichi per tutta la vita al riempirsi resta sempre un sacco vuoto che non ha nulla dentro da dare a nessuno e vede negli altri esclusivamente ciò che gli danno.
L'avido è il più povero degli uomini perché ogni cosa che vuole pretende di ottenerla al minor prezzo perciò quasi sempre la ottiene quando ormai non la vuole più mentre non la ottiene mai quando la vuole veramente anche se poteva ottenerla. Alla fine è un sacco pieno che vuole dare sempre meno di quello che riceve e così non gode mai di quello che riceve godendo invece dell'averlo avuto ad un prezzo basso. La pigrizia è avidità, avidità di tempo e di fatica. Per l'avido tutto e tutti hanno un prezzo, tutto e tutti si riducono al solo prezzo che hanno per lui mentre in realtà l'unico ad vere sempre un prezzo, ad essere miseramente un prezzo, è soltanto lui.
Tipi di persone che si incontrano e si scontrano infinite volte nel corso di una vita e ognuna di esse vede sempre negli altri ciascuno dei tipi mentre non ne vede mai nessuno in sé, ognuna si lamenta di certe azioni quando a compierle sono altri e invece se ne vanta quando le compie. Ognuna vede chiaramente ogni pur piccolo dettaglio dell'aspetto degli altri ma nessuna si accorge mai che quello che vede è soltanto il riflesso di sé e chi arriva a pensarlo crede che siano gli altri lo specchio, alcuni arrivano pure a credere di essere essi stessi lo specchio di altri.
Chi è lo specchio di chi?
Una domanda priva di senso, inutile.
Una domanda che nessuno si fa mai e che però tutti sembrano farsi sempre osservandoli nel loro agire.
Una domanda che nasce dall'incapacità di sentire in sé l'identità del molteplice, la non dualità di fatto di quel che si mostra duale, dall'incapacità di vedere al di sotto del perenne dare e avere apparente che in realtà è sempre un restare immutato e immobile di quello di cui tutto è concretamente fatto.
La stessa domanda insensata dalla quale è nato tutto dopo l'invenzione del linguaggio, ogni schema, ogni metodo o pratica, ogni sapere, ogni regola, ogni misticismo, ogni tipo di pregiudizio, ogni giustificazione dell'ingiustificabile.
La stessa domanda alla quale spesso si risponde con un'altra domanda: "Cosa è davvero giusto o sbagliato?"; un'altra domanda che in realtà cela l'affermazione, falsamente liberatoria, che niente alla fine è giusto o sbagliato. Affermazione errata che conduce sempre alla distruzione e alla morte, in una qualche misura e in un qualche modo. Niente è giusto o sbagliato di per sé, ma ogni cosa può essere giusta o sbagliata di volta in volta a seconda del dove, del quando e del chi, che non sono altro che quello di cui tutto è fatto e l'unica cosa potenzialmente capace di sentirlo in sé e distinguerlo.
Una sera mi trovavo a cena in un locale di classe, non famoso o costosissimo ma elegante e curato in ogni aspetto. Ero come sempre seduto al tavolo che mi permetteva di vedere tutto l'interno del locale senza avere nulla tranne una parete alle spalle. Era un tavolo per due. Una graziosa e gentile cameriera si avvicina e porgendomi il menù mi dice: "Solo?".
Potevo semplicemente dire: "Questa sera si", ma non l'ho fatto e non so perché non l'ho fatto, forse perché la sua grazia e la sua gentilezza meritavano di più di una risposta formale o forse perché io in quel momento avevo bisogno di credere che così fosse. Così le rispondo: "Un uomo solo seduto ad un tavolo per due è meno solo di quanto lo sia un uomo seduto ad un tavolo in compagnia di una persona finta. La sola differenza per tutti gli altri è apparente e per lui si riduce alla distrazione costituita dall'altra persona che gli nasconde temporaneamente il suo essere solo. In realtà quel posto vuoto al mio tavolo mi rende meno solo di quell'uomo in compagnia di una persona finta perché una persona finta difficilmente deciderà di mostrarsi per quella che è veramente mentre ad un posto vuoto potrebbe sempre, inaspettatamente, sedersi una persona vera".
Non racconterò il resto di quella serata perché la verità è vera soltanto se è viva e una volta divenuta ricordo è soltanto un ricordo per chi lo racconta e per chi lo ascolta e può essere viva e vera soltanto per chi lo ha vissuto ed è andato avanti, insieme o perdendosi, ma davvero.
Lo specchio sono gli occhi di ognuno, il vero e unico specchio. Lo specchio della pigrizia, dell'estremo individualismo, che rende impossibile, per propria scelta!, vedere oltre sé stessi, che fa partorire significati miseramente propri a ogni azione che è esclusivamente di altri, che fa credere libertà il limitarsi a scegliere soltanto fra le poche cose possibili in un determinato istante (il significato sbagliato del "Cogli l'attimo") senza pensare mai che ogni scelta in un istante è anche sempre un limite concreto alle scelte possibili nell'istante successivo.
Si dovrebbe cercare sempre di guardare oltre lo specchio, ma questo è già stato scritto da qualcuno in passato e molto meglio di come io potrei dirlo pur dedicandomi per tutta la vita nel provare a farlo.