Abbiamo certamente visto annate peggiori, ma come al solito non si può stare tranquilli dieci minuti che ti succede qualcosa. O meglio, accadrà per tutto il 2026 e probabilmente tutto il 2027. Al momento c'è solo l'antipasto.
Succede che l'intelligenza artificiale, come era già successo in molti altri settori informatici presi dall'euforia paradossa, si scateni una specie di guerra. Fortunatamente non si parla di armi, ma di una competizione tecnologica, che non sappiamo nemmeno se porterà vagonate di danari oppure qualche magra soddisfazione.
Il punto è che per tenere in piedi questa competizione, come un mostro avido di risorse, servono potenze computazionali. Computer, o meglio Server. In entrambi i casi servono processori, dischi e memorie. Ecco le memorie, le RAM, sono prodotte praticamente in una sorta di cartello da tre aziende in tutto il pianeta.

Per non rimanere impantanati i nomi grossi della AI hanno deciso di comprare. E comprare tanto, per fare scorta, tanto che hanno riempito di ordini per circa due anni le tre fabbriche di cui sopra.
Sono ordini che per le tre aziende sono soldi e profitti, perché le memoria in questione non sono quelle dei normali computer che abbiamo a casa o nei laptop, ma appunto per server che hanno specifiche di alto livello. Il risultato è che le tre aziende si possono trovare a tagliare uno sproposito di costi accessori, tipo la distribuzione verso migliaia di clienti a pochi. Di conseguenza packaging, assistenza rispetto al volume e prezzo di vendita collassa creando uno spazio enorme assorbito dal margine di guadagno.
Tutto bello, salvo che quanto racconto sopra crea la tempesta perfetta. Già perché queste aziende non produrranno più memorie per il cosiddetto mondo "consumer" cioè noi poveri tapini. Addirittura Micron, proprietaria di Crucial, ha deciso di chiudere il proprio ramo d'azienda che era dedicato proprio ai clienti finali. Si parla di un'azienda con trent'anni di vita alle spalle.
Samsung ha già "avvisato" che per i propri smartphone, le scorte avranno un limite che dipende proprio da quanta RAM hanno in magazzino, poi "amen", ci si farà una ragione se non ci sono più dispositivi in vendita".
Se non si è capito la situazione sarà grave. Se non ci sono memorie nessun dispositivo è in grado di avviarsi. In passato ci sono state delle crisi, ad esempio quando un sito di produzione andò a fuoco e le riserve a magazzino andarono in sofferenza. Ma in quel caso c'era la volontà di ripristinare la produzione, come poi successe. Questa volta è diverso, le aziende produttrici hanno già i contratti in tasca. Loro il profitto lo hanno assicurato, non c'è quindi una volontà spinta dall'urgenza.
Ci sono delle nuove fabbriche in previsione, per effetto della "Trumpizzazione" in America, dove è presumibile vadano a produrre memorie di bassa qualità, proprio per il mondo consumer. Ma in ogni caso prima di due o tre anni non vedremo nulla.
L'effetto iniziale, cioè finché le RAM si trovano perché già sul mercato, sarà quello di un innalzamento vertiginoso dei prezzi di queste ultime. Seguito a ruota, se non altro nelle prime fasi, anche dagli altri prodotti. Ad esempio i dischi SSD in questi giorni sono saliti di prezzo del 50%.
Successivamente è probabile si veda un collasso al prezzo di schede madri e processori. Come detto sopra, se manca un componente fondamentale gli altri non ha senso comprarli, quindi è ipotizzabile in un collasso del loro prezzo. Allo stesso tempo potrebbe anche essere ipotizzabile un totale fermo produttivo in attesa di tempi più "normali", in questo caso mantenendo prezzi elevati.
Queste sono le previsioni, per il responso vero e proprio, ovvero quando finiranno le scorte, lo sapremo intorno a metà febbraio, inizio marzo.


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