On September 18, 2024, the Federal Reserve announced an interest rate cut by half a percentage point, bringing the reference rate to a range of 4.75% to 5%. This decision, the first rate cut since 2020, was taken in response to signs of moderation in inflation and a weakening of the labour market. The Federal Reserve's decision to cut interest rates was driven by several key factors. First, inflation showed signs of slowing, approaching the Fed's 2% target. Secondly, the labour market began to show signs of weakness, with employment growth less robust than in previous months. These factors prompted the Fed to intervene to prevent a further economic slowdown and support growth.
The interest rate cut had an immediate impact on the stock markets. After the announcement, the Dow Jones Industrial Average rose 375 points, although it subsequently lost some of its initial gains as investors digested the news. In general, rate cuts tend to support stock markets as they reduce financing costs for businesses and increase the liquidity available for investments. On the bond front, the rate cut has led to a drop in government bond yields. Bond yields are inversely proportional to their prices, so when interest rates go down, bond prices tend to go up. This makes bonds a more attractive investment for investors looking for stable returns in a context of lower rates. The US dollar suffered a slight devaluation against the other major currencies after the announcement of the rate cut. Lower interest rates make the dollar less attractive to international investors, who might seek higher returns elsewhere. This could have implications for US exports, making them more competitive in global markets.
A cut in interest rates can have conflicting effects on inflation. On the one hand, lower rates can stimulate aggregate demand, increasing inflationary pressure. On the other hand, if the economy is slowing down, an increase in demand may be necessary to avoid deflation. The Fed has expressed confidence that inflation is moving towards its 2% target, but remains alert to risks on both fronts. Reducing interest rates can stimulate economic growth by increasing consumer spending and business investment. However, the effectiveness of this measure depends on the response of consumers and businesses. If confidence remains low, the positive impact may be limited. The Fed hopes that the rate cut will help sustain growth without causing a significant increase in inflation.
Emerging markets could benefit from the Fed's rate cut. Lower interest rates in the United States can lead to an inflow of capital into emerging markets in search of higher yields. However, this can also increase volatility in emerging markets, as capital flows can be affected by changes in expectations of future interest rates.
The Federal Reserve's interest rate cut on September 18, 2024 represents a significant move to sustain the US economy in a time of uncertainty. While financial markets have reacted positively in the short term, the long-term consequences will depend on a number of factors, including inflation trends, economic growth and the response of global markets. The Fed will continue to closely monitor these developments to ensure that its monetary policy remains effective in achieving its goals of price stability and full employment.
Il 18 settembre 2024, la Federal Reserve ha annunciato un taglio dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso di riferimento a un intervallo compreso tra il 4,75% e il 5%. Questa decisione, la prima riduzione dei tassi dal 2020, è stata presa in risposta ai segnali di moderazione dell’inflazione e di indebolimento del mercato del lavoro. La decisione della Federal Reserve di ridurre i tassi di interesse è stata guidata da diversi fattori chiave. In primo luogo, l’inflazione ha mostrato segni di rallentamento, avvicinandosi all’obiettivo del 2% della Fed. In secondo luogo, il mercato del lavoro ha iniziato a mostrare segni di debolezza, con una crescita dell’occupazione meno robusta rispetto ai mesi precedenti. Questi fattori hanno spinto la Fed a intervenire per prevenire un ulteriore rallentamento economico e sostenere la crescita.
Il taglio dei tassi di interesse ha avuto un impatto immediato sui mercati azionari. Dopo l’annuncio, il Dow Jones Industrial Average è salito di 375 punti, anche se successivamente ha perso parte dei guadagni iniziali mentre gli investitori digerivano la notizia. In generale, i tagli dei tassi tendono a sostenere i mercati azionari poiché riducono i costi di finanziamento per le imprese e aumentano la liquidità disponibile per gli investimenti. Sul fronte obbligazionario, il taglio dei tassi ha portato a un calo dei rendimenti dei titoli di Stato. I rendimenti delle obbligazioni sono inversamente proporzionali ai loro prezzi, quindi quando i tassi di interesse scendono, i prezzi delle obbligazioni tendono a salire. Questo rende le obbligazioni un investimento più attraente per gli investitori in cerca di rendimenti stabili in un contesto di tassi più bassi. Il dollaro statunitense ha subito una leggera svalutazione rispetto alle altre principali valute dopo l’annuncio del taglio dei tassi. Tassi di interesse più bassi rendono il dollaro meno attraente per gli investitori internazionali, che potrebbero cercare rendimenti più elevati altrove. Questo potrebbe avere implicazioni per le esportazioni statunitensi, rendendole più competitive sui mercati globali.
Un taglio dei tassi di interesse può avere effetti contrastanti sull’inflazione. Da un lato, tassi più bassi possono stimolare la domanda aggregata, aumentando la pressione inflazionistica. Dall’altro, se l’economia è in rallentamento, un aumento della domanda potrebbe essere necessario per evitare la deflazione. La Fed ha espresso fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo verso il suo obiettivo del 2%, ma rimane attenta ai rischi su entrambi i fronti. Ridurre i tassi di interesse può stimolare la crescita economica aumentando la spesa dei consumatori e gli investimenti delle imprese. Tuttavia, l’efficacia di questa misura dipende dalla risposta dei consumatori e delle imprese. Se la fiducia rimane bassa, l’impatto positivo potrebbe essere limitato. La Fed spera che il taglio dei tassi aiuti a sostenere la crescita senza causare un aumento significativo dell’inflazione.
I mercati emergenti potrebbero beneficiare del taglio dei tassi della Fed. Tassi di interesse più bassi negli Stati Uniti possono portare a un afflusso di capitali verso i mercati emergenti in cerca di rendimenti più elevati. Tuttavia, questo può anche aumentare la volatilità nei mercati emergenti, poiché i flussi di capitale possono essere influenzati da cambiamenti nelle aspettative sui tassi di interesse futuri.
Il taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve del 18 settembre 2024 rappresenta una mossa significativa per sostenere l’economia statunitense in un momento di incertezza. Mentre i mercati finanziari hanno reagito positivamente nel breve termine, le conseguenze a lungo termine dipenderanno da una serie di fattori, tra cui l’andamento dell’inflazione, la crescita economica e la risposta dei mercati globali. La Fed continuerà a monitorare attentamente questi sviluppi per garantire che la sua politica monetaria rimanga efficace nel raggiungere i suoi obiettivi di stabilità dei prezzi e piena occupazione.
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Questo è stato l'effetto covid, iniezioni di liquidità che per forza avrebbero causato squilibri. A dire il vero mi aspettavo di peggio. Sullo sfondo però il sistema mondiale ha problemi di suo, questo aumento dei prezzi all'infinito, gli outlook delle trimestrali in rialzo con sequenze positive improbabili, ad un certo punto si arriverà al dunque. Che in passato e sicuramente anche in futuro, significa guerra mondiale = reset.
Nelle latine lande, a cominciare dal 2019, stanno invece accadendo fenomeni curiosissimi (segno lampante che le fluttuazioni del mercato risultano ben volentieri studiate a tavolino quando fa comodo a chi di dovere: mi vorrei sbagliare, preferirei fosse unicamente il mio carattere sospettosissimo, però, mah, dubito). Il tasso di interesse del gigante del Mercosur era arrivato alla ridicola cifra del 2% (credimi, che per un paese latino è a dir poco ridicolo, non potendosi paragonare alle economie dei paesi considerati top tier quantomeno dalle carte geografiche), il che secondo ordinaria amministrazione avrebbe dovuto fare esplodere la borsa valori. Invece quasi tutti, ma proprio quasi tutti gli stock hanno perso come minimo il 40% del loro valore e non si sono mai più ripigliati da allora.
Eh per quelli che sono considerati mercati emergenti, le cose funzionano spesso diversamente.
Sono imprevedibili perfino gli investimenti a tasso fisso, quindi sul tasso variabile bisogna stendere un velo pietoso...