Punto d’osservazione privilegiato

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Io e Cate facciamo una corsa sotto la pioggia per riuscire a prendere il 4 appena fuori l’università. Abbiamo appena finito una lezione di Microeconomia e lei, quella intelligente, non ha capito una mazza di curva di domanda e offerta, per non parlare dell’elasticità di mercato e dello spostamento delle curve. Se non ha capito lei, io non ho speranze.
Mentre saliamo sul 4, le sto riversando addosso tutte le mie frustrazioni, prendo in considerazione l’idea di lasciare sta facoltà assurda per boh, un piano B mi verrà in mente.
Tutti vanno ad Ibiza ad aprire un chiringuito sulla spiaggia, troppo inflazionato (tutto sommato qualcosa devo aver capito di micro) io aprirò un agriturismo in mezzo ai monti, tra caprette, erbe selvatiche e bacche, sperando nella buona sorte.
Ad un tratto il tram frena bruscamente per il semaforo rosso e quasi mi sfracello al suolo. Cate mi tiene per un braccio, solo dopo capisco che non mi sta salvando la vita ma, vuole solo attirare la mia attenzione.
Mi fa cenno con la testa di guardare in fondo al tram.
Vedo un uomo sulla quarantina, elegante, alto, bello occhi verdi, occhiali, capello scuro a cui si inizia ad intravedere qualche capello grigio. Sta guardando fuori dal finestrino e “Cate, grazie per avermi fatto notare il bell’uomo ma è fuori portata… o era solo così per farmi tacere dal mio sproloquio?”.
Guarda meglio” mi consiglia.
Lo faccio.
Cate ha ragione, lui non sta semplicemente guardando fuori dal finestrino, ma sta osservando con sguardo profondo ed incantato una donna.
La donna è sul tram nella direzione opposta e osserviamo inermi alla magia, perché anche lei sta scorgendo lui.
Si stanno guardando e con gli occhi sembrano dirsi “non ho mai visto niente di più bello”.
Sono passati 3 minuti e non hanno mai staccato lo sguardo.
Occhi negli occhi.
Rimaniamo ad osservare la situazione, nel nostro angolo privilegiato.
Sembra la scena di un film, in cui tutte le emozioni ti arrivano come un’onda alta che ti travolge, che ti lasciano in piedi ma senza fiato.
Sul tram parte anche la canzone perfetta “ la camicia “ di Cesare Cremonini: “Sai che ti sta bene la mia camicia, è proprio la tua”.
Prego silenziosamente che quest’uomo cerchi di scendere dal tram con la sua 24 ore e di raggiungere la donna mora, capelli lisci e il cappello bordeaux per ripararsi dalla pioggia e da questo freddo inatteso.
Prego perché il momento “Serendipity” si compia.
Passa ancora qualche secondo ma, il film finisce appena riparte il tram ed io ho solo voglia di gridare “si fermi! Fermate questo maledettissimo tram!”.
I due continuano a osservarsi finchè possono e poi son costretti a dirsi addio.
Io e Cate non troviamo pace.
Era evidente che tra di loro ci fosse qualcosa. Qualcosa di grandioso che ha emozionato due perfette sconosciute, che osservavano la scena in rigoroso silenzio e sognando il lieto fine, come hanno insegnato le favole alla nostra generazione (creando poi aspettative tutte completamente disilluse, ma nonostante ciò, credenti ancora nell’amore).
Mi chiedo ancora perché non abbiano fatto nulla.
Perché quando Cupido lancia le frecce non gli diamo retta?
Rimaniamo con l’amaro in bocca finchè lui non scende alla stazione e noi rimaniamo sedute.
Cate scende alla fermata Garibaldi e la saluto, ma è evidente che entrambe stiamo ancora pensando alla scena al cardiopalma che si è consumata pochi minuti fa.
Non posso sapere se i due si rivedranno, se si incontreranno di nuovo sul tram 4, stavolta insieme, nella stessa direzione, ma so che non scorderò facilmente la commozione che ho provato oggi.
Quella speranza che l’amore possa trionfare.
Resto seduta e scendo poi al Duomo. Poi in un istante di lucidità e riflettendoci meglio, un dubbio mi assale: non è che i due si conoscevano già ed io e Cate siamo semplicemente due pirla?

A posteri l’ardua sentenza…

Sort:  

Ma sicuramente che si conoscevano già🤣🤣🤣🤣. Lascio al mouse cosa penso delle favole che hanno rovinato la nostra generazione: come disse una volta una mia cara amica, crearsi aspettative è sempre sbagliato. E cos'altro ci hanno insegnato le dozzinali favole della nostra generazione? Occhio, non è minimamente una critica rivolta a te e alla tua amica Cate: quello che ci hanno propinato non è ovviamente colpa vostra nè mia😂.
Per la facoltà di Economia: non mollare! Microeconomia non è una materia difficile. Possibilmente avete un professore che fa uso di un linguaggio troppo aulico. Se provaste a comprare i riassunti semplificati (oppure se riuscite a seguire la stessa materia con un altro prof.), la cosa dovrebbe cambiare. Microeconomia l'avevo sostenuto anch'io come esame di prima laurea e l'avevo trovato tra i più facili in assoluto. Ma avevo Salvatore Rizzello come cattedratico (non so se lo hai già sentito nominare, davvero in gamba e una manna dal cielo per noi studenti).
!LUV

Ciao! un'altra economista! :)
ti ringrazio per il supporto e per i consigli!
ha ragione la tua amica, niente aspettative e aggiungo, vivere giorno per giorno ( possibilmente godersela).
A presto!

Carissima, in realtà era giurisprudenza (mio errore di gioventù e infatti nel nuovo paese sono tornata all'ovile con una laurea in linea con il diploma magistrale😂), dove sono previsti comunque svariati esami economici, sia obbligatori che a scelta. Economia politica era obbligatorio, propedeutico mi sembra per diritto tributario, tra l'altro, e infatti microeconomia faceva parte proprio di quell'esame lì, con l'aggravante che il prof. che aveva preceduto Rizzello insegnava anche macroeconomia nel mio ateneo. E quella si che è davvero tosta per uno studente di legge che non provenisse da ragioneria😁

ti capisco.. anch'io ho avuto non poche difficoltà. Per fortuna, finirà. :)

Quanti esami ti mancano?

Tanti, troppi! XD buona serata

Non scoraggiarti😊😎

Probabile che si conoscessero, comunque bel racconto.. lo ho vissuto leggendolo ;)

Grazie mille!
Mi fa molto piacere il tuo commento