Perché quando ci laureiamo indossiamo la corona d’alloro?
Che la corona d’alloro sia il simbolo dei poeti e che Petrarca sia stato il primo poeta incoronato lo sanno un po’ tutti. Oggi però voglio andare scoprire i motivi che hanno spinto Petrarca a scegliere proprio questo simbolo per rappresentare la sua arte.
Anticamente la corona d’alloro veniva già utilizzata per incoronare personalità di spicco, riconoscendone in tal modo i meriti. Nell’antica Grecia essa poggiava sul capo del vincitore dei giochi olimpici, mentre in ambito romano veniva usata per premiare i comandanti vittoriosi di ritorno da una campagna militare. L’alloro infatti, in quanto pianta sempreverde, è da sempre simbolo di immortalità, come immortale è la fama di chi lo indossa.
Nel medioevo l’alloro aveva anche scopi meno nobili: per via del suo odore pungente veniva impiegato per ricoprire la carne che, in assenza di frigoriferi, andava rapidamente a male, coprendone in tal modo la puzza di marcio. Allo stesso scopo l’alloro adornava i cadaveri nei giorni che precedevano i funerali. Quest’impiego servì a rafforzare la fama dell’alloro come conservante e questa sua caratteristica fu prontamente applicata anche in senso figurativo, esso preservava infatti la gloria di chi lo portava.
L’alloro è inoltre pianta sacra ad Apollo, dio della conoscenza. Infatti Apollo era innamorato della ninfa Daphne, che tuttavia lo rifuggiva. Quando il Dio la raggiunse e tentò di afferrarla, lei si trasformò proprio in un albero di alloro. “Laurum”, nome latino dell’alloro, somiglia a “Laura”, donna amata dal nostro Petrarca. Perciò se Laura è il laurum – l’alloro – può essere considerata una nuova Daphne, facendo di Petrarca un nuovo Apollo (ci sapeva fare con la proprietà transitiva).
Un’ultima credenza sviluppatasi nel periodo medievale è che addormentandosi sotto un albero di alloro si avranno sogni profetici, e il poeta altro non è che un profeta. L’alloro è quindi perfetto simbolo delle virtù di tale figura.
Ma Petrarca prese l’idea da un’occasione molto più concreta. Nel 1315 Padova, città natale del poeta, era in guerra col tiranno Ezzelino da Romano. Questi, fingendo di voler elargire denaro ai poveri, li radunò tutti nella Cittadella, li chiuse dentro e li bruciò vivi. La città intera insorse per punire questa barbarie. Fra i combattenti ci fu anche Albertino Mussato che, una volta calmatesi le acque, ne scrisse un terribile poema. Tuttavia, per le sue “virtù” poetiche e soprattutto civili, Mussato fu premiato proprio con la corona d’alloro. Petrarca attese fino al 1341 per autoincoronarsi (anticipando in qualche modo persino Napoleone). In quell’anno la sede papale era infatti stata spostata ad Avignone, circostanza che permise a Roma di riavvicinarsi alle antiche tradizioni. Petrarca scelse infatti questo momento per assicurarsi di essere paragonato ai grandi poeti latini che tanto ammirava. Contrariamente a quel che molti pensano, l’opera che lo consacrò alla storia non fu il celebre Canzoniere, bensì L’Africa, scritto in latino, lingua dei suoi maestri. All’incoronazione seguì un lungo discorso, nel quale il poeta spiegò, a beneficio della folla, tutte le motivazioni che noi già sappiamo. Insieme alla corona, Petrarca si arrogò anche il diritto di incoronare altri poeti, lui solo, poiché era l’unico già laureato. Ed è proprio questa la tradizione che è durata fino ai giorni nostri: solo un laureato ha la facoltà di laurearci e quindi di “incoronarci”, in molte città anche letteralmente, con l’alloro.
Post interessantissimo, grazie! :)
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