I veri Bar! Ita-Eng-Fra-Esp

in Olio di Balena2 years ago (edited)

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Il mondo cambia troppo in fretta.
Il che può anche andare, bene per molti versi. Il problema però è cosa si perde, si lascia indietro, a furia di correre così. Parecchia roba, almeno per me e per quelli come me, un po' storditi e travolti da tutto questo nuovo che avanza. Che poi... avanza?
Bisognerebbe intendersi sul significato della parola "progresso".
Ora, lasciando perdere discorsetti piuttosto seri su chi ci perde (sempre i soliti, mi pare, sempre di più) e su chi ci guadagna (sempre i soliti, direi, e sempre di più), vorrei attirare la tua attenzione su un piccolo, decisivo, talvolta drammatico mutamento. Drammatico per gente come me, cresciuta in un mondo in via di estinzione e non abbastanza anziana da dare per perso l'intero malloppo. Gente allo sbando, alla quale vengono a mancare appigli, appoggi, luoghi deputati, riferimenti chiave.

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Il bar, per esempio. Guarda tu cosa è diventato...
Un vano di passaggio, una sacca stracolma di piatti espressi, cucinati chissà quando e dove, per gente espressamente in transito che mangia male e non parla affatto, visto che deve tenere d'occhio lo smartphone, il suo tablet, quel circo Togni telematico che mollarlo un attimo non si può. Se tanto mi da tanto, il progresso va verso il silenzio, tanto è vero che vedo coppie di fidanzati, al bar, che non si parlano ma leggono e scrivono messaggi, ciascuno per conto proprio. Il che rende penosa la scena, probabilmente la relazione, certamente il bar medesimo, dove quelli della mia età hanno sguazzato per anni come gabbiani nel porto.
Perché c'è gente che viveva al bar, che si confidava al bar, che giocava a biliardo al bar, che non faceva una mazza al bar, che chiacchierava, litigava, faceva amicizia, perdeva tempo, vagheggiava progetti più o meno sballati e divertenti, al bar. Quindi, se ti sentivi solo, se ti veniva un'idea, se avevi voglia di compagnia, sapevi dove andare. Certo di progredire individualmente in un bel casino. Macché silenzio! Tutti a parlare, perché era quello il posto più adatto.

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Sembra una trasformazione trascurabile. Invece è sintomatica.
Tra un bar come dico io e il bar che vedo adesso pass ala stessa differenza che separa una lettera scritta a mano, imbustata, imbucata e ricevuta, da una mail. Sembrano simili. Sono diversissime. Lo scarto è una questione di odore, profumo, intenzione, impegno, qualità dello scambio. Umanità, per farla breve. Che, dai e dai, resta nascosta, esclusa, chissà che fine fa.
Così, vorrei scrivere lettere sulla mia carta da lettera, di quelle fatte fare apposta, con uno stemmino, un'iniziale blu notte, roba così. E vorrei trovare un bar che non molla il colpo, non cede, pieno di gente che ha capito quanto sia prezioso un posto così. Non è nostalgia, malinconia, E' una pretesa legittima al cospetto di ciò che dovrebbe sostituire e non sostituisce affatto. Perché ricevere una lettera scritta a mano su una bella carta da lettera - ne sono certo - produce a chiunque un piacere che nessuna mail può offrire.

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Il che mostra un altro dettaglio rilevante: pur dentro questa ressa di novità e comunicazione, non siamo mica cambiati gran che.
Dunque, se ci fossero più bar impostati come si deve, in molti, anche giovanissimi, troverebbero giovamento. Servirebbe che il proprietario del bar fosse piuttosto rigido su alcune regolette chiave e benefiche. Vietato fumare? Be', si. Ma anche vietato chattare, che fa rima. Mazzi di carte disponibili su ogni tavolino, un paio di scacchiere, il biliardo, potendo, organizzazione di tornei vari per i soli clienti, boeri (li conosci vero?) come premi, una tendenza alla polemica continua, per il bene del clima interno. Baristi professionisti, diplomati, capaci di far funzionare davvero l'attività e per questo amatissimi pur se burberi e, all'apparenza dispotici.

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Ne ho incontrato uno, qualche settimana fa, in una via poco battuta di Reggio.
Era dietro al bancone, con lo strofinaccio sul braccio. Entra un tipo azzimato e chiede un marocchino con caffè d'orzo. Il barista lo guarda e fa "Guardi, qui c'è il caffè. Punto". Il cliente gira i tacchi e se ne va. Lui, in un bel dialetto stretto: "Io non so, è come andare in un ristorante e chiedere una pasta scotta". A quel punto ero disposto a pagare 10 euro per il suo caffè e fermarmi lì, a parlare del progresso per l'intera giornata.

Ti abbraccio!

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I veri Bar! Ita-Eng-Fra-Esp Ita-Eng-Fra-Esp

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The world changes too fast.
Which can be fine in many ways. The problem, however, is what is lost, left behind, by dint of running like this. A lot of stuff, at least for me and for those like me, a bit stunned and overwhelmed by all this new advances. What then ... advances?
We should agree on the meaning of the word "progress".
Now, letting go of rather serious speeches about who loses us (always the same, it seems to me, more and more) and about who gains (always the same, I would say, and more and more), I would like to draw your attention to a little one, decisive, sometimes dramatic change. Drama for people like me, raised in an endangered world and not old enough to give up the whole lot. People in disarray, lacking holds, supports, designated places, key references.

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The bar, for example. Look what it has become ...
A passageway, a sack full of express dishes, cooked who knows when and where, for people expressly in transit who eat badly and do not speak at all, since they have to keep 'eye the smartphone, his tablet, that telematic Togni circus that you can't let go for a moment. If it gives me so much, progress is towards silence, so much so that I see engaged couples, at the bar, who do not speak to each other but read and write messages, each on their own. Which makes the scene painful, probably the relationship, certainly the bar itself, where people my age have been splashing around like seagulls in the harbor for years.
Because there are people who lived at the bar, who confided in the bar, who played billiards at the bar, who didn't hit the bar, who chatted, argued, made friends, wasted time, dreamed of more or less crazy and funny projects , the bar. So, if you were feeling lonely, if you had an idea, if you wanted company, you knew where to go. Sure to progress individually in a nice mess. No silence! Everyone to talk, because that was the most suitable place.

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Seems like a negligible transformation. Instead it is symptomatic.
Between a bar as I say and the bar I see now passes the same difference that separates a handwritten letter, enveloped, posted and received, from an email. They look similar. They are very different. The waste is a question of smell, perfume, intention, commitment, quality of the exchange. Humanity, in short. Which, by and by, remains hidden, excluded, who knows what happens to it.
So, I would like to write letters on my stationery, the kind made on purpose, with a badge, a midnight blue initial, stuff like that. And I would like to find a bar that does not give up, does not give up, full of people who have understood how precious a place like this is. It is not nostalgia, melancholy, It is a legitimate claim in the face of what it should replace and not replace at all. Because receiving a handwritten letter on beautiful writing paper - I am sure - gives anyone a pleasure that no mail can offer.

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Which shows another relevant detail: even within this throng of news and communication, we haven't changed much.
So, if there were more bars set up as you must, in many, even very young, would find it beneficial. The owner of the bar would need to be quite strict about some key and beneficial rules. Smoking prohibited? Well yes. But also forbidden to chat, which rhymes. Decks of cards available on each table, a couple of chessboards, billiards, if possible, organization of various tournaments for customers only, Boers (you know them right?) As prizes, a tendency to controversy continues, for the good of the internal climate. Professional bartenders, graduates, capable of making the business really work and for this reason they are loved even if gruff and, apparently despotic.

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I met one, a few weeks ago, in a little-traveled street in Reggio.
He was behind the counter, with the tea towel on his arm. He comes in a dapper guy and asks for a Moroccan with barley coffee. The bartender looks at him and says, "Look, here's the coffee. Period." The customer turns his heel and leaves. He, in a nice narrow dialect: "I don't know, it's like going to a restaurant and asking for overcooked pasta". At that point I was willing to pay 10 euros for his coffee and stop there, talking about the progress for the whole day.

I Huge you!

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Les vrais bars! Ita-Eng-Fra-Esp Ita-Eng-Fra-Esp

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Le monde change trop vite.
Ce qui peut convenir à bien des égards. Le problème, cependant, est ce qui est perdu, laissé derrière, à force de courir comme ça. Beaucoup de choses, du moins pour moi et pour ceux comme moi, un peu abasourdis et dépassés par toutes ces nouvelles avancées. Qu'est-ce donc ... avance?
Nous devons nous mettre d'accord sur le sens du mot "progrès".
Maintenant, abandonnant les discours assez sérieux sur qui nous perd (toujours le même, me semble-t-il, de plus en plus) et sur qui gagne (toujours le même, je dirais, et de plus en plus), j'aimerais dessiner votre attention sur un petit changement, décisif, parfois dramatique. Drame pour des gens comme moi, élevés dans un monde en danger et pas assez vieux pour tout abandonner. Des gens en désarroi, en manque de prises, de soutiens, de lieux désignés, de repères clés.

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Le bar, par exemple. Regardez ce que c'est devenu...
Une coursive, un sac plein de plats express, cuisinés on ne sait quand et où, pour les personnes en transit express qui mangent mal et ne parlent pas du tout, puisqu'il faut gardez à l'œil le smartphone, sa tablette, ce cirque télématique Togni qu'on ne peut pas lâcher un instant. Si ça me donne tant, la progression est vers le silence, à tel point que je vois des fiancés, au bar, qui ne se parlent pas mais lisent et écrivent des messages, chacun de leur côté. Ce qui rend la scène douloureuse, probablement la relation, certainement le bar lui-même, où des gens de mon âge barbotent comme des mouettes dans le port depuis des années.
Parce qu'il y a des gens qui habitaient au bar, qui se confiaient au bar, qui jouaient au billard au bar, qui n'allaient pas au bar, qui bavardaient, se disputaient, se faisaient des amis, perdaient du temps, rêvaient de choses plus ou moins folles et drôles projets, la barre. Donc, si vous vous sentiez seul, si vous aviez une idée, si vous vouliez de la compagnie, vous saviez où aller. Assurez-vous de progresser individuellement dans un joli bordel. Pas de silence ! Tout le monde à parler, parce que c'était l'endroit le plus approprié.

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Cela ressemble à une transformation négligeable. Au contraire c'est symptomatique.
Entre une barre comme je dis et la barre que je vois maintenant passe la même différence qui sépare une lettre manuscrite, enveloppée, postée et reçue, d'un email. Ils se ressemblent. Ils sont très différents. Le déchet est une question d'odeur, de parfum, d'intention, d'engagement, de qualité de l'échange. L'humanité, en somme. Qui, tantôt, reste caché, exclu, qui sait ce qui lui arrive.
Alors, j'aimerais écrire des lettres sur mon papier à lettres, du genre fait exprès, avec un badge, une initiale bleu nuit, des trucs comme ça. Et j'aimerais trouver un bar qui n'abandonne pas, qui n'abandonne pas, plein de gens qui ont compris à quel point un endroit comme celui-ci est précieux. Ce n'est pas de la nostalgie, de la mélancolie, c'est une revendication légitime face à ce qu'elle devrait remplacer et ne pas remplacer du tout. Parce que recevoir une lettre manuscrite sur un beau papier à lettres - j'en suis sûr - procure à chacun un plaisir qu'aucun courrier ne peut offrir.

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Ce qui montre un autre détail pertinent : même dans cette foule d'actualités et de communications, nous n'avons pas beaucoup changé.
Donc, s'il y avait plus de barres installées que vous devez , chez beaucoup, même très jeunes, le trouverait bénéfique. Le propriétaire du bar devrait être assez strict sur certaines règles clés et bénéfiques. Interdit de fumer ? Hé bien oui. Mais aussi interdit de discuter, qui rime. Jeux de cartes à disposition sur chaque table, quelques échiquiers, billard si possible, organisation de divers tournois réservés aux clients, Boers (vous les connaissez non ?) Comme lots, une tendance à la polémique perdure, pour le bien du climat intérieur . Barmans professionnels, diplômés, capables de faire fonctionner l'entreprise et pour cette raison ils sont aimés même s'ils sont bourrus et apparemment despotiques.

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J'en ai rencontré un, il y a quelques semaines, dans une rue peu fréquentée de Reggio.
Il était derrière le comptoir, le torchon au bras. Un type pimpant entre et demande un marocain avec du café d'orge. Le barman le regarde et dit : "Regarde, voici le café. Point final." Le client tourne les talons et s'en va. Lui, dans un joli patois étroit : "Je ne sais pas, c'est comme aller au restaurant et demander des pâtes trop cuites". À ce moment-là, j'étais prêt à payer 10 euros pour son café et à m'arrêter là, à parler des progrès de toute la journée.

Je vous embrasse !

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¡Los verdaderos bares! Ita-Eng-Fra-Esp Ita-Eng-Fra-Esp

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El mundo cambia demasiado rápido.
Lo cual puede estar bien de muchas maneras. El problema, sin embargo, es lo que se pierde, lo que se deja atrás, a fuerza de correr así. Un montón de cosas, al menos para mí y para aquellos como yo, un poco atónitos y abrumados por todos estos nuevos avances. ¿Entonces qué... avances?
Deberíamos ponernos de acuerdo sobre el significado de la palabra "progreso".
Ahora, dejando de lado discursos bastante serios sobre quién nos pierde (siempre lo mismo, me parece, cada vez más) y sobre quién gana (siempre lo mismo, diría yo, y cada vez más), quisiera dibujar su atención a un cambio pequeño, decisivo, a veces dramático. Drama para gente como yo, criada en un mundo en peligro de extinción y sin la edad suficiente para renunciar a todo. Gente en desorden, sin asideros, apoyos, lugares señalados, referentes clave.

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La barra, por ejemplo. Mira en lo que se ha convertido...
Un pasadizo, un saco lleno de platos express, cocinados quién sabe cuándo y dónde, para personas expresamente en tránsito que comen mal y no hablan nada, ya que tienen que ojo con el smartphone, su tablet, ese circo telemático de Togni que no puedes soltar ni un momento. Si tanto me da, el progreso es hacia el silencio, tanto que veo a los novios, en el bar, que no se hablan sino que leen y escriben mensajes, cada uno a su aire. Lo que hace que la escena sea dolorosa, probablemente la relación, sin duda el propio bar, donde la gente de mi edad ha estado chapoteando como gaviotas en el puerto durante años.
Porque hay gente que vivía en el bar, que confiaba en el bar, que jugaba al billar en el bar, que no pegaba en el bar, que charlaba, discutía, hacía amigos, perdía el tiempo, soñaba con cosas más o menos locas y divertidas. proyectos, la barra. Entonces, si te sentías solo, si tenías una idea, si querías compañía, sabías a dónde ir. Seguro que progresará individualmente en un buen lío. ¡Sin silencio! Todos a hablar, porque ese era el lugar más adecuado.

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Parece una transformación insignificante. En cambio es sintomático.
Entre una barra como digo y la barra que veo ahora pasa la misma diferencia que separa una carta manuscrita, ensobrada, enviada y recibida, de un correo electrónico. Se ven similares. Ellos son muy diferentes. El derroche es cuestión de olor, de perfume, de intención, de compromiso, de calidad del intercambio. La humanidad, en resumen. Que, poco a poco, queda oculta, excluida, quién sabe qué le pasa.
Entonces, me gustaría escribir cartas en mi papelería, del tipo que se hace a propósito, con una insignia, una inicial azul medianoche, cosas así. Y me gustaría encontrar un bar que no se dé por vencido, que no se dé por vencido, lleno de gente que haya entendido lo precioso que es un lugar como este. No es nostalgia, melancolía, es un reclamo legítimo frente a lo que debe reemplazar y no reemplazar en absoluto. Porque recibir una carta escrita a mano en un hermoso papel de escribir, estoy seguro, le da a cualquiera un placer que ningún correo puede ofrecer.

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Lo que muestra otro detalle relevante: incluso dentro de esta multitud de noticias y comunicación, no hemos cambiado mucho.
Entonces, si hubiera más barras configuradas como debe , en muchos, incluso muy jóvenes, lo encontraría beneficioso. El propietario del bar tendría que ser bastante estricto con algunas reglas clave y beneficiosas. ¿Prohibido fumar? Bueno, sí. Pero también prohibido chatear, que rima. Barajas de cartas disponibles en cada mesa, un par de tableros de ajedrez, billar, si es posible, organización de varios torneos solo para clientes, Boers (¿los conoces verdad?) Como premios, sigue la tendencia a la polémica, para bien del clima interno . Cantineros profesionales, licenciados, capaces de hacer que el negocio funcione de verdad y por eso son queridos aunque sean bruscos y, aparentemente, déspotas.

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Conocí a uno, hace unas semanas, en una calle poco transitada de Reggio.
Estaba detrás del mostrador, con el paño de cocina en el brazo. Entra un tipo apuesto y pide un marroquí con café de cebada. El cantinero lo mira y dice: "Mira, aquí está el café. Punto". El cliente da media vuelta y se va. Él, en un lindo dialecto estrecho: "No sé, es como ir a un restaurante y pedir pasta recocida". En ese momento estaba dispuesto a pagar 10 euros por su café y quedarme allí, hablando del progreso durante todo el día.

¡Te abrazo!

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Di seguito i link di ogni immagine nell'ordine in cui compaiono nel post:
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Nei paesi i bar sono ancora luoghi di aggregazione sociale, anche se il legame è sempre più labile

Si è vero l'ho constatato anche io, infatti quando aprii la mia caffetteria lo feco in un paesino della provincia di Firenze, devo ammettere che non ho avuto grandi soddisfazioni economiche, ma di contro ne ho avute tantissime a livello umano e questa cosa mi ha fatto innamorare del mestiere. Comunque a cercar bene ogni paese e citta grande o piccola che sia ha un buon bar... sono perle nascoste 😉

Un bar senza caffè d'orzo? Dove s'è mai visto?🤣
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E allora se entra un cliente (a proposito, azzimato che cos'è?😂) a chiedere il caffè di cicoria (mi manca un casino: qui lo vendono solo online, ma è importato e mi costa tutto quel che mediamente guadagno qui in un mese, quindi per forza di cose ho rinunciato😭) che faceva? Chiamava i carabinieri?
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Lollate a parte, il caffè di cicoria oramai è l'unico che potrei bere perchè pure quello di mais mi provoca gli stessi effetti deleteri del glutine (c'è purtroppo nel caffè e pure nel mais una molecola che replica il glutine, nulla a che fare con la caffeina, ho letto su una pagina medica). Il decaffeinato non risolve perchè appunto non è la caffeina a farmi danno.
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Azzomsto è uni agghindato, tutto vestito e acconciato con cura 🤣 Eh eh ovviamente i miei sono degli estremismi per far ridere un pó, anche perché io adoro caffè d'orzo e ginseng...meno il caffè decaffeinato, è un pó come la birra senza alcool, non ha senso di esistere! Comunque ora mi hai messo curiosità, mai assaggiato il caffè di cicoria, com'è? Cavolo mi spiace che Tu non possa prendere il caffè, io confesso che non potrei farne a meno. Grazie come sempre pernil tempo dedicatomi ed i tuoi commenti sempre apprezzatissimi 🤗

Sapessi di tutto quel che devo fare a meno🤢. Innanzi tutto il glutine a cui segue a ruota il mais. E devo stare attenta pure con la soia (non sono celiaca -una cugina però si e pure celiaca di secondo grado. quindi ho familiarità per le malattie autoimmuni-, ma purtroppo soffro a causa di una SII particolarmente grave e sospetta carenza enzimatica). Infattti non digerisco i principali cereali (e nemmeno il latte di mucca, ma quello è una piaga che mi porto dietro sin da piccola) che possono arrivare a provocarmi un reflusso fortemente sintomatico anche solo a chinarmi) e non digerisco nemmeno i grassi nè gli agrumi quanto a frutta. Solo con le proteine (e la maggior parte delle verdure e frutti), purchè mi tenga bene alla larga dagli insaccati, e latticini come il parmigiano, gli yoghourt greci, i prodotti caprini (se non esagero) e la ricotta fresca e formaggi simili non ho paturnie. Il caffè di cicoria lo ricordo somigliante al caffè vero, con le dovute differenze per forza di cose. Ma non somiglia al caffè d'orzo (quello invece non mi è mai piaciuto, anche se spesso per necessità lo prendevo, quando ancora potevo ingerire glutine).

Mannaia, mi dispiace e Ti confesso che un pó Ti capisco; io ci soni degli alimenti che non digerisco e mi provocano un bruciore ed un'aciditá di stomaco pazzesco, ad esempio i peperoni, i qualsiasi forma e colore mi fanno star malissimo... e pensare che non resito a quelli arrosto che fa la mia mamma. Comunque quando ci sono intolleranze o cose simili volenti o nolenti bisogna trattenersi.

Ahiahi, temo che dai peperoni (già di per sè pesanti da digerire) forse faresti meglio a startene alla larga. Il reflusso è orrendo, purtroppo🤢