Il Punitore 3

in Olio di Balena3 years ago

New-York-City-At-Night-2.jpg

L'agente Jim Fizz prese l'ascensore del palazzo governativo per recarsi nell'ufficio del comandante della polizia. Era passato un mese dal suicidio dell'uomo davanti alla gioielleria ed era stato convocato dalla dirigenza in merito all'evento. L'edificio di venti piani si trovava nel centro di New York. Ad ogni piano salito l'agente pensava al perché di quella chiamata, e un filo di tensione cominciò a farsi sentire nello stomaco. Uscito dall'ascensore si trovò immediatamente davanti alla porta dell'ufficio. Bussò una volta e si presentò, all'interno rispose una voce che lo invitava ad entrare. Il comandante Joe Sullivan era seduto alla sua scrivania appoggiato allo schienale della sua poltrona di pelle, faceva girare una penna tra le dita. Dopo aver chiesto all'agente di sedersi cominciò a parlare.
"Buongiorno agente Fizz e grazie di essere venuto. Arrivo subito al dunque. Innanzitutto ci scusi per il ritardo di questa comunicazione, ma abbiamo avuto grandi impegni questo mese e riunioni a non finire che non mi hanno nemmeno lasciato il tempo di dormire o quasi. Volevamo farle sapere che le saranno accreditati i diecimila dollari per l'eliminazione del rapinatore alla gioielleria. Ad oggi non avevamo mai avuto un caso simile, e dopo attente riflessioni abbiamo deciso di ricompensarla con il massimo della cifra."
Il capo della polizia guardò l'agente e fece un mezzo sorriso. L'agente Fizz, stranito per quelle parole, si guardò in giro per qualche secondo e tornò a fissare il capo.
" Non capisco signore, perché mai avrei diritto ai diecimila dollari? Io non ho ucciso quell'uomo, si è suicidato." Joe Sullivan, che non aveva distolto lo sguardo un attimo dall'agente, rispose con un sorriso intero.
" È vero signor Fizz lei non ha ucciso quell'uomo ma lo ha indotto a farlo, probabilmente con un discorso convincente. A noi non interessa quale pistola abbia sparato. Ci interessa il risultato finale, ed il risultato finale è lo stesso di quello che avremmo ottenuto se fosse stato lei a premere il grilletto." Jim Fizz fece una smorfia di incredulità e si rivolse al capo.
"Non accetterò dei soldi per un uomo che ha deciso da solo di mettere fine alla sua vita. Mi dispiace, ma sono soldi ancora più sporchi di un arresto o di una eliminazione."
Il capo della polizia guardò l'agente e rispose in modo secco.
"A noi non interessa quello che vuole o non vuole lei Fizz. I soldi sono già stati accreditati sul conto senza il suo consenso, questa è solo una comunicazione di quello che abbiamo deciso a riguardo. Non l'ho convocata qui per discutere della questione. Può fare quello che vuole con quei soldi sono affari suoi. Le dico già, nel caso volesse agire in questo modo, che il rapinatore non aveva famiglia quindi non si scomodi a cercare qualche parente per donargli l'intera somma. Questo è tutto agente, può andare."
L'agente Fizz si alzò di scatto dalla sedia e girò i tacchi senza salutare il capo della polizia. Uscì sbattendo la porta e dopo aver preso l'ascensore chiamò Zora Brown. Lei rispose quasi subito.
"Ciao Jim, hai bisogno? " L' agente Fizz le parlò in modo quasi assente.
"Ciao Brown, volevo chiederti se avevi qualche minuto da dedicarmi, ho bisogno di sfogarmi credo."
Zora con un volto sorpreso rispose.
"Certo Jim, vieni a casa mia. Uscirei a bere un bicchiere volentieri ma ho un sacco di cose da fare in casa, ti aspetto quando vuoi."
"Ok arrivo subito." Disse Jim dirigendosi verso la sua Harley nera elettrica.

Erano le quattro del pomeriggio e Manny si era svegliato da pochi minuti. Le ultime settimane erano state molto intense al lavoro e ogni giorno che passava faceva sempre più fatica a recuperare le energie. Pensò subito a Zora e prese il telefono per chiamarla. Voleva vederla e parlare un po' con lei. Negli ultimi tempi non era riuscito a starle accanto perché aveva dovuto assistere la madre gravemente malata. Non ricevendo nessuna risposta al primo tentativo provò a richiamare. Nulla. Attaccò il telefono pensando a dove potesse essere. Poi si cambiò in fretta e uscì per andare a casa della collega.
Non appena imboccò la via che portava da Zora vide davanti all'abitazione una Harley nera. Fu sorpreso di vedere una motocicletta dei punitori durante il giorno. Di solito, nessun agente viaggiava con il mezzo utilizzato durante il turno di notte. Era consentito agli agenti che tuttavia non avevano il diritto di intervenire al di fuori del proprio orario di lavoro. Gli eventuali crimini a partire dalle sei del mattino fino alle dieci di sera erano di responsabilità della PG (Polizia Giornaliera). Si avvicinò piano con la macchina e parcheggiò più lontano rispetto al solito posto. Scese dalla vettura e camminò verso la moto con il telefono in mano. Aprì il programma della polizia e controllò il numero di targa per capire a chi appartenesse. Quando vide che era dell'agente Fizz guardò ancora il veicolo con uno sguardo teso e incantato. Mise una mano in tasca e prese il coltellino che portava sempre con sé, si guardò attorno e si abbassò a bucare la gomma posteriore. Si rialzò veloce e tornò alla macchina senza mai girarsi.
Non appena salì chiamò di nuovo Zora. Lei questa volta rispose dopo pochi squilli.
" Ciao Manny! Dimmi tutto."
Manny le parlò con la solita cortesia.
" Ciao Zora, mi sono svegliato da poco e...Mi chiedevo se ti andasse di fare due chiacchiere. È un po' di tempo che non riesco a venire a trovarti e...Sento un po' la tua mancanza a dire il vero."
Zora rispose con un tono amichevole ma incerto.
"Grazie Manny della tua proposta ma... Ora non riesco...Sono fuori per delle commissioni e appena rientro ho un sacco di faccende di casa arretrate...Facciamo un'altra volta! Ok?"
Manny guardò davanti a lui con occhi spenti, fissava la Harley nera parcheggiata fuori casa di Zora. Dopo qualche secondo salutò la collega.
" Ok Zora...Come vuoi...Pare che in queste ultime settimane non riusciamo più a incontrarci molto...Spero che tu stia bene." E riattaccò, senza aspettare il saluto dall'altra parte. Zora rimase immobile col telefono tra le mani. Il suo sguardo era pensieroso. Jim notò l'espressione della collega e si rivolse a lei.
"Tutto bene? Come va col tuo amico?" Zora parlò con un tono pacato." È molto impegnato per via della madre malata...e nelle ultime settimane non ci siamo più visti. Mi chiama quasi tutti i giorni ma il suo modo di parlarmi sembra cambiato...È sempre gentile e premuroso ma è come se avvertissi qualcosa di diverso nella sua voce."
Jim ascoltò la collega e guardandola rispose sicuro.
"Brown, credo proprio che il tuo amico Manny sia innamorato di te. Forse tu non te ne accorgi o fai finta di non capirlo...Ma dovresti affrontare questo discorso con lui...A prescindere dall'averti o meno dichiarato il suo amore." Jim si alzò dal letto e si diresse verso la porta. Zora guardò Jim senza rispondere, e lo accompagnò.

Jim Fizz uscì dall'appartamento di Zora Brown nel tardo pomeriggio, salutò la collega e salendo in sella alla sua moto si accorse che qualcosa non andava. Si girò per controllare la ruota posteriore e vide che era buca. Zora, rimasta sull'uscio di casa, lo guardò incuriosita e gli chiese cosa fosse successo. Jim si rivolse a lei con fare rassegnato.
"Pare che oggi sia proprio una strana giornata in tutti i sensi. Ho una gomma buca, qualche simpaticone mi ha fatto un bel regalo, e avrei anche un impegno importante prima di cominciare il turno." Zora gli rispose.
"Prendi la mia Harley, ho un amico che può ripararla entro stasera, lo chiamo subito. Quando ci fermeremo alla taverna per la prima pausa del turno te la riporterò." L' agente Fizz la guardò con un grande sorriso sulle labbra.
"Grazie Brown, sei molto gentile."

Manny era seduto sul divano, mancava un'ora all'inizio del turno alla stazione di polizia. Aprì il telefono e compose il numero. Una voce maschile rispose alla sua chiamata.
"Ciao agente, che posso fare per te?" Manny parlò chiaro.
" Ciao Alex, ti ricordi quel favore che mi devi? Credo sia arrivato il momento giusto per rendermelo, ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Riguarda un agente della PP, si chiama Jim Fizz..."
Alex Rose era un mafioso con una decina di crimini alle spalle. Era sempre riuscito a cavarsela per via del clan alla quale era affiliato e per la polizia compiacente, anche se era un pesce piccolo e non godeva di buona fama presso la malavita della città. Passava le serate ad ubriacarsi e a molestare la gente presso le taverne clandestine. Ascoltò attentamente le richieste di Manny, poi lo rassicurò promettendo che avrebbe tenuto fede al patto. Si salutarono e Manny restò seduto ancora qualche minuto a guardare di fronte a lui e a pensare alla telefonata.

Zora iniziò il turno puntuale e cominciò a girare per le vie del Queens con molti pensieri nella testa. Pensava al suo rapporto con Manny e al consiglio di Jim che l'aveva invitata a parlare con l'amico collega. Non voleva ferire i sentimenti di Manny ma sapeva che un giorno o l'altro avrebbe dovuto affrontare il discorso prima di ulteriori fraintendimenti. Iniziava a pensare anche a Jim in modo diverso. Era attratta da lui ma dalla morte del marito non aveva più pensato alla possibilità di ricominciare una storia d'amore. Quando pensava a Jim, si focalizzava sul lavoro rischioso di entrambi che incideva sulla possibilità di farle credere ad un lieto fine. Aveva troppa paura di soffrire ancora per amore. Era da poco passata la mezzanotte e si fermò per strada a fumare una sigaretta. Aveva preso quel vizio da quando era diventata agente, per scacciare la solitudine di serate passate a sorvegliare il nulla. Guardava il cielo stellato e si immaginava di salire sul grande carro per scappare via da tutto quello che doveva affrontare.

Un'ora dopo, Jim percorreva a tutta velocità le strade del centro per raggiungere la solita taverna dove avrebbe incontrato Zora. Era in ritardo di qualche minuto e non vedeva l'ora di passare la prima mezz'ora di pausa con lei. Quello era decisamente il momento più bello di tutta la notte. Ed ogni volta che trascorreva quel tempo con lei non aspettava altro che l'arrivo della seconda pausa, tre ore dopo. Arrivò al locale e parcheggiò la moto proprio davanti all'ingresso. Si guardò intorno per cercare la moto di Zora, anzi, la sua moto che le aveva lasciato per la riparazione della gomma. Ma Zora non era ancora arrivata. Scese dalla Harley e si accese una sigaretta. Alle sue spalle, vicino all'ingresso, un uomo col cappellino faceva altrettanto, tirando boccate lunghe e sbuffando cerchi di fumo. Qualche mafioso entrò nel locale proprio in quel momento accompagnato dalle solite escort. Jim finì la sua sigaretta e la schiacciò sotto il piede. Si girò con il casco ancora sulla testa ed entrò nel locale. L'uomo col cappellino squadrò l'agente dalla testa ai piedi continuando coi suoi cerchi fumosi. Si era mosso giusto di qualche metro, mentre Jim gli dava le spalle, solo per controllare la targa della Harley. Jim arrivò al bancone e ordinò la solita vodka liscia osservando il movimento intorno a lui. Le solite facce di tutte le sere riempivano il locale con gli stessi atteggiamenti. Il barista, vedendolo assorto sugli ospiti della taverna, si rivolse a lui.
" Sta aspettando qualcuno, agente?" Jim si girò dopo qualche secondo nonostante avesse sentito subito la domanda. Rispose un po' distratto.
"Si... Sto aspettando un'amica." Non appena finì la frase si sentì un colpo di pistola provenire dall'esterno. Jim corse fuori immediatamente e vide un uomo col cappellino fuggire via a piedi. Vicino alla moto di Zora c'era la sua, lei era sdraiata per terra con un proiettile nella gamba all'interno della coscia. Il colpo aveva reciso l'arteria femorale e il sangue schizzava ovunque. Jim si tolse subito il giubbotto di pelle e quello antiproiettile. Capì subito la gravità della situazione e cercò di bloccare l'emorragia con la sua maglietta. Chiamò subito i soccorsi, alcuni mafiosi all'interno del locale uscirono a curiosare e uno di loro aiutò l'agente Fizz nel tentativo di bloccare il flusso di sangue. Jim, con gli occhi lucidi, si protese sul viso di Zora dandogli dei leggeri colpetti sulle guance per cercare di svegliarla. Ascoltò il suo battito, flebile ma costante. Avvicinò le labbra alla sua bocca.
"Zora, ti prego resisti... "

     Fine

Immagine di copertina

https://photowing.blogspot.com/2011/12/new-york-night.html