Il Bitcoin come nuova forma di Denaro

in #curie6 years ago


Fonte: https://pixabay.com/it/dollaro-soldi-denaro-contante-1362244/

Premessa

La rivoluzione della comunicazione, iniziata negli anni ’50 con lo sviluppo del primo computer programmabile, ha contribuito enormemente al fenomeno della digitalizzazione della nostra società. Mentre dal tech sono nate innumerevoli soluzioni innovative per banche e startup – basate sull’utilizzo di computer per automatizzare processi di business, per la contabilità e per i pagamenti – queste innovazioni non hanno creato nuove forme di moneta per il mondo digitale, fino all’emergenza di Bitcoin nel 2009.

Bitcoin rappresenta una nuova alternativa tecnologica alle forme di denaro odierne, raggiunta mediante l’utilizzo di diverse innovazioni tecnologiche sviluppate nelle decadi precedenti, in parallelo allo sviluppo di Internet.

È possibile definire Bitcoin come un software che permette di operare in un network peer-to-peer, avente la propria forma di denaro – sebbene digitale – senza fare affidamento ad intermediari.

Nella visione di Satoshi Nakamoto, Bitcoin avrebbe dovuto creare “una forma di cash elettronico puramente peer-to-peer”, indipendente da intermediari e con un emissione predefinita, non soggetta a manipolazione da parte di terze parti.

In altre parole, Bitcoin avrebbe incluso le caratteristiche principali del denaro fisico (assenza di intermediari, finalità delle transazioni) nel mondo digitale, insieme alla propria politica monetaria indipendente e non manipolabile per favorire o ridurre un eventuale inflazione.

Tutto questo veniva raggiunto tramite la combinazione di diverse componenti tecnologiche:

  1. Un network peer-to-peer senza singolo punto di fallimento
  2. Tecniche di hashing
  3. Firme digitali
  4. Un’asimmetria tra il costo per validare una transazione (molto alto) e il conseguente costo di verifica della validità di una transazione (molto basso).

Al momento attuale si stima che il costo di validazione di un blocco (la cui conferma avviene circa ogni 10 minuti, contenente circa 3000 transazioni) si attesti intorno ai $100,000. Questa disproporzione è un meccanismo di difesa, per assicurare la sicurezza del sistema ed evitare possibili attacchi o tentativi di compromettere il network.

Di fatto, Bitcoin è di gran lunga la blockchain più sicura, operando da più di 9 anni ed essendo in grado di mettere in sicurezza più di $150 miliardi.

Inoltre, il limite massimo di bitcoin presente in qualsiasi momento è definito a 21 milioni di unità, rendendolo un bene finito – e scarso. L’erogazione di bitcoin è specificata nel codice protocollo, insieme ad un meccanismo di adattamento della difficoltà di emissione; il tempo medio per la creazione di un blocco Bitcoin è 10 minuti, questa tempistica viene ricalcolata ogni 2 settimane circa, adattandosi ai cambiamenti di domanda.

Bitcoin mostra un meccanismo è diverso dalle altre classi di asset: solitamente un aumento di domanda creerebbe, infatti, un aumento di prezzo, incentivando quindi l’emissione di ulteriori unità del bene in questione. Non è invece possibile effettuare questo tipo di operazioni con Bitcoin, in quanto non c’è modo di poter emettere più bitcoin di quanto predefinito.

Mentre per le classi di asset tradizionali un aumento di domanda è generalmente associato con un aumento di emissione, nel caso di Bitcoin un aumento di domanda risulta in un aumento di valore e della sicurezza del network.

Ciò nonostante, se da una parte il meccanismo di adattamento della difficoltà è fondamentale per salvaguardare la sicurezza del network, essa è anche la causa principale della volatilità di Bitcoin, in quanto non lascia alcuna possibilità di poter modificare l’emissione in base alla domanda.

Erogazione, Domanda, Prezzo e Volatilità

Ogni 10 minuti un nuovo blocco Bitcoin viene minato. Il fortunato miner riceve quindi un premio, per aver incluso il blocco corretto nella blockchain – 12.5 bitcoin, al momento. Questo premio viene dimezzato ogni 4 anni, un fenomeno chiamato halving.

Nel mese di febbraio 2018 vi erano circa 16.8 milioni di bitcoin in circolazione, più dell’80% dell’emissione totale. La crescita annuale del numero di Bicoin è molto bassa rispetto ad altri asset, ed è in continua discesa: 4.35% nel 2017, 3.82% nel 2018 e stimata a 1.77% nel 2021. Se invece prendiamo come esempio le monete tradizionali, una ricerca recente afferma al 32% la media di aumento dell'emissione monetaria – non tenendo conto di iperinflazione ed altri cigni neri, questa somma si attesta tra il 4-8% annuo.

La diminuzione della creazione di nuovi bitcoin ha stimolato un conseguente aumento di domanda per la conservazione di bitcoin come riserva di valore, testimoniato dall’aumento di prezzo del bitcoin. Mentre le monete tradizionali sono caratterizzate da un aumento di circolazione ed una conseguente diminuzione del potere di acquisto, il contrario è vero per Bitcoin. Anche nel caso di un aumento di domanda, i miner non hanno la possibilità di poter creare un numero maggiore di bitcoin. L’unica conseguenza di questo aumento di domanda è quindi un aumento del valore di bitcoin, fino a motivarne la vendita da parte di chi li possiede.

Tuttavia, questa flessibilità del valore in risposta a variazioni di domanda risulta nel fatto che la volatilità di Bitcoin è di gran lunga maggiore rispetto a quella di altri asset.

La Volatilità di Bitcoin

Per ogni altra commodity, un aumento della domanda ha un impatto sulla decisione di produrre un maggior numero di asset – aumentando i profitti. D’altra parte, una diminuzione in domanda spingerebbe a diminuire la creazione di nuovi asset – dando la possibilità di minimizzare le perdite. Lo stesso avviene per le valute nazionali, dove è la banca centrale che indica la direzione da seguire per equilibrare le condizioni macroeconomiche.

Questo tipo di valute è soggetta ad una volatilità simile a bitcoin solamente nel caso di iperinflazione. Nel caso di altri tipi di asset tradizionali (azioni, bond, etc.) la volatilità in questione è limitata ad una variazione dei dividendi.

Avendo un’emissione deterministica ed essendo caratterizzato dall’assenza di una banca centrale a capo della propria politica monetaria, Bitcoin è in una categoria di volatilità a sé stante.

Le proprietà che rendono Bitcoin una forma unica di cash digitale hanno generato un enorme interesse e una conseguente domanda. Ciò nonostante, Bitcoin costituisce appena lo 0.2% del valore totale delle diverse monete nazionali. E' quindi ben lontano da affermarsi come una delle valute principali di scambio a livello globale.
Sorge spontanea la domanda riguardo la volatilità:

Data la volatilità a cui è soggetto, Bitcoin rimarrà solamente un network di nicchia, usato come riserva di valore e per una speculazione a breve termine oppure un aumento di valore consentirà al network di diventare abbastanza grande da essere meno soggetto a volatilità estreme, sviluppando quindi un’ infrastruttura più sofisticata e diventando di fatto una possibile alternativa alle monete attuali?

È quindi possibile caratterizzare Bitcoin come un esperimento monetario, in grado di determinare se un asset puramente monetario possa succedere come papabile alternativa alle correnti forme di denaro, o se altre caratteristiche siano necessarie per mantenere la stabilità necessaria a sostituire le attuali monete nazionali.

Nel caso in cui la grandezza del network continuasse a crescere – anche ad una velocità inferiore a quella dei nove anni dalla sua creazione – è molto probabile che questo risulterebbe in una conseguente diminuzione di volatilità, a risultato della diminuzione giornaliera nelle variazioni della domanda. Per far si che questo avvenga, è necessario che la maggior parte degli investitori consideri Bitcoin come un investimento a lungo termine, equilibrando le entrare e le uscite di fondi dal network e di conseguenza il prezzo dei singoli bitcoin .

Ma finchè l’adozione di Bitcoin sarà in crescita, il conseguente aumento di valore attrarrà ancora più investitori, aumentandone ancora di più il valore. Solamente nel caso di un rallentamento della crescita Bitcoin potrebbe diventare un asset “tradizionale”, con una volatilità ridotta.

Da un lato, la scarsità di Bitcoin rende questo asset molto attraente dal punto di vista di riserva di valore, ed un numero sempre maggiore di investitori potrebbe quindi tollerarne la volatilità, in quanto essa è comunque relativa ad un trend di crescita in valore. Dall’altro lato, la persistenza di una volatilità non indifferente potrebbe prevenire a Bitcoin di attestarsi come unità di valore.

Tuttavia, è bene considerare che la popolazione mondiale ha sino ad ora vissuto in un mondo caratterizzato da monete fiat molto volatili, il cui valore cambia relativo a quello delle altre valute nazionali. Solamente le monete delle nazioni con economie più solide hanno avuto un valore relativamente stabile, ma la loro perdita di valore e di potere d’acquisto nel lungo termine è comunque evidente.

La mancanza di stabilità del valore di Bitcoin non sembra quindi un difetto tale da impedirne la crescita e l’adozione nel lungo periodo – dato che tutte le alternative sono relativamente instabili.

Questo tipo di domande potrà trovare risposta solamente in futuro, una volta che il tempo avrà fatto il suo corso. Un nuovo ordine monetario “spontaneo” è il risultato di interazioni complesse tra possibilità tecnologiche e l’interazione di domanda ed offerta, che creano incentivi a persistere, cambiare o innovare.

La volatilità di Bitcoin può spingere i monetaristi a scartarne l’utilizzo come mezzo di pagamento, ma queste teorie non possono imporsi sulle dinamiche risultanti dal comportamento umano.

Nel caso in cui Bitcoin riuscisse ad ottenere una certa stabilità, sarebbe superiore in utilità e caratteristiche a qualunque altra forma di moneta nazionale utilizzata in pagamenti internazionali.

Riflessioni

Il sistema monetario corrente è costruito intorno al dollaro americano, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Mentre è ovvio il fatto che le potenze economiche mondiali preferiscano un sistema incentrato intorno alla propria valuta nazionale, la sostenibilità di questo tipo di sistema è messa in discussione quando va a nuocere allo sviluppo economico dei paesi in via di sviluppo.

Una moneta globale che facilita i trasferimenti internazionali di valore sarebbe quindi di gran lunga preferibile al sistema corrente – motivo per il quale l’oro era utilizzato come tale durante il periodo del gold standard. Bitcoin avrebbe dei vantaggi rispetto all’utilizzo dell’oro, in quanto la liquidazione di una transazione può essere finalizzata irreversibilmente in meno di un’ora e può essere verificata da chiunque disponga di una connessione Internet, a costi irrisori.

Se Bitcoin dovesse crescere fino a costituire una percentuale significativa degli asset monetari globali, le variazioni in domanda sarebbero ridotte, così come la sua volatilità. Questo potrebbe quindi orientare la domanda per Bitcoin verso il lungo periodo. Al contrario, finchè Bitcoin non costituirà un importante percentuale degli asset monetari globali, esso sarà caratterizzato da un’alta volatilità.

Quelle che per gli altri asset monetari sono da considerare come piccole variazioni in domanda globale sono invece variazioni enormi per Bitcoin, data l’attuale grandezza del network. Investitori e istituzioni finanziarie a pari dovrebbero essere quindi molto attenti ad applicare i tradizionali strumenti di risk management ad un asset dalla natura particolare, che non dispone della maggior parte dei tratti identificativi degli asset tradizionali.

Francesco Galati

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