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Il 29 novembre 2025, il settore delle criptovalute è stato pervaso da un'effervescenza di eventi, che hanno delineato un panorama in costante trasformazione, segnato da manovre istituzionali di notevole impatto, continue frizioni normative e articolate dinamiche di mercato. Siamo in una fase di passaggio, dove l'assimilazione nel mainstream si confronta con le intrinseche fragilità e le incertezze di una classe di asset ancora in giovane età.
Un segnale potente è giunto direttamente dal cuore di Wall Street: JPMorgan ha destato clamore con il lancio di una nota strutturata con leva, agganciata all'iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock. Questa iniziativa, i cui documenti sono stati depositati presso le autorità di regolamentazione tra il 25 e il 26 novembre 2025, è tutt'altro che trascurabile. Essa rappresenta un autentico cambio di prospettiva per JPMorgan, che in passato si era mostrata piuttosto dubbiosa nei confronti di Bitcoin. In sostanza, questo strumento finanziario consente agli investitori di esporsi all'ETF Bitcoin di BlackRock, ma con peculiarità di rendimento predefinite e una salvaguardia parziale del capitale, come riferito da piattaforme quali KuCoin.com, Phemex.com, Btctimes.com e BingX.com.
Analizziamo nel dettaglio cosa propone questa nota strutturata. Il suo valore è ancorato all'IBIT di BlackRock. La nota prevede un'opzione di rimborso anticipato, una sorta di "auto-call", che si attiva dopo circa un anno, verso la fine del 2026. Se in quel momento l'IBIT dovesse raggiungere o superare un prezzo stabilito, gli investitori potrebbero attendersi un rendimento minimo del 16%. Qualora il prezzo risultasse inferiore, la nota si protrarrebbe fino alla scadenza definitiva, fissata per il 2028. In tale circostanza, gli investitori potrebbero ottenere 1,5 volte i rendimenti dell'IBIT entro la fine del 2028, e l'aspetto degno di nota è l'assenza di un limite massimo ai guadagni, a condizione che l'ETF superi un secondo parametro di riferimento. La protezione del capitale, invece, è condizionale: gli investitori recupereranno l'intero capitale se il decremento dell'IBIT entro il 2028 non eccede il 30%. Si tenga presente, tuttavia, che se il calo dovesse superare tale soglia, le perdite rifletterebbero la diminuzione dell'ETF, e si potrebbe perdere oltre il 40% o persino l'intero investimento, come sottolineato da TradingView.com e da vari articoli di Bitget.com. Questo prodotto illustra con chiarezza come le grandi istituzioni finanziarie stiano cominciando a inserire gli asset digitali nei loro portafogli, posizionandosi in previsione della prossima fase rialzista di Bitcoin, malgrado l'attuale volatilità del mercato.
In merito al clima di mercato, il 29 novembre 2025 ha visto il Fear and Greed Index attestarsi su livelli indicanti "paura", intorno ai 20 o persino 15, un segnale di un "quieto equilibrio" o di un "stabile quieto equilibrio" in cui, nonostante la paura, la pressione di vendita si allenta. Novembre 2025 è stato un mese impegnativo per le criptovalute, caratterizzato da una significativa correzione e da una capitalizzazione di mercato complessiva diminuita di oltre 600 miliardi di dollari, sebbene Bitcoin abbia chiuso il mese intorno ai 90.500 dollari dopo aver sfiorato la soglia dei 100.000 (fonte Binance.com, TradingEconomics.com, Rivaluta.it).
In questo scenario, figure di spicco del settore hanno rievocato un ben noto adagio. Changpeng Zhao (CZ), fondatore di Binance, ha ribadito il suo consiglio: "comprare quando c'è massima paura e vendere quando c'è massima avidità". Una "opinione impopolare", come l'ha definita, ma a suo giudizio la strategia più efficace per accumulare nei frangenti di incertezza (fonte Bitget.com, Binance.com). Simile il pensiero di Robert Kiyosaki, l'autore di "Padre Ricco, Padre Povero", il quale ha esortato gli investitori ad acquistare in questo mercato volatile. Kiyosaki ha inoltre lanciato un monito riguardo al "carry trade" giapponese, che, a suo dire, si sarebbe "incrinato", orientando gli investitori verso beni rifugio quali Bitcoin, Ethereum, oro e argento. Precedentemente, Kiyosaki aveva espresso previsioni molto ottimistiche per Bitcoin, suggerendo che potesse raddoppiare a 200.000 dollari entro la fine del 2025 e addirittura raggiungere 1 milione di dollari entro il 2035 (fonte Primonumero.it, Coinspeaker.com, Bitcoin.com, Coinpaper.com, U.Today, Benzinga.com, CreditNews.it). Il "carry trade" giapponese, per coloro che non lo conoscessero, è una tattica che prevede l'indebitamento in yen a basso costo per investire in asset con rendimenti superiori in altre valute. Il suo cedimento è riconducibile all'aumento dei tassi da parte della Banca del Giappone, che ha innalzato i rendimenti dei titoli di stato oltre l'1,7%, un livello mai osservato dal 2008. Questo indebolimento sta effettivamente spingendo gli investitori verso Bitcoin e altri beni difensivi, un fenomeno che storicamente ha innescato volatilità e apprezzamento dello yen, con ripercussioni sui mercati azionari globali (fonte BeInCrypto.com, CreditNews.it).
In decisa contrapposizione all'apertura istituzionale di Wall Street, la Cina ha rafforzato e riaffermato la sua posizione anti-cripto. La People's Bank of China (Banca Popolare Cinese) ha diffuso un documento ufficiale che classifica le stablecoin come una tipologia di criptovaluta e le inserisce esplicitamente nel contesto normativo delle "attività finanziarie illegali". Questo atto pone fine a qualsiasi dibattito sull'impiego delle stablecoin nella Cina continentale e si inserisce in un più ampio disegno del governo cinese volto a contrastare il trading e la speculazione sugli asset digitali. Il comunicato, definito da Criptovaluta.it come "particolarmente duro", mette la parola fine a possibili riaperture del Paese alle criptovalute, almeno per ora. Curiosamente, voci di corridoio suggeriscono che Hong Kong manterrà una maggiore autonomia e indipendenza finanziaria, proseguendo la sperimentazione in settori come la tokenizzazione e consentendo il trading e la commercializzazione di ETF basati su crypto asset (fonte Criptovaluta.it, Pbc.gov.cn).
Non sono mancate le note dolenti sul versante della sicurezza. L'exchange sudcoreano Upbit ha subito una violazione il 27 novembre 2025, si sospetta per opera del famigerato Lazarus Group nordcoreano. L'attacco ha causato il furto di circa 37 milioni di dollari in oltre 20 token basati su Solana, sebbene le stime iniziali fossero variabili e siano state successivamente ritoccate a circa 30 milioni di dollari. Upbit ha reagito prontamente, sospendendo tutti i depositi e prelievi e trasferendo gli asset rimanenti in cold storage. Il CEO, Oh Kyung-seok, ha porto pubbliche scuse e ha promesso il rimborso totale agli utenti dalle riserve dell'azienda, collaborando con società di analisi blockchain per tracciare e bloccare i fondi sottratti. Questo episodio si è verificato poco dopo l'annuncio della fusione tra Dunamu (la casa madre di Upbit) e Naver Financial, un'operazione che avrebbe dovuto agevolare lo sviluppo di stablecoin in won coreano e una possibile IPO di Upbit al Nasdaq. L'accaduto ha inevitabilmente accentuato il controllo normativo sulle prassi di sicurezza nel settore delle criptovalute, in Corea del Sud e oltre (fonte Bitget.com, Onesafe.io, Panewslab.com, Cybernews.com, Cryptonomist.ch, Joins.com, Enc.edu, Cryptonews.com, Unchainedcrypto.com, DLNews.com, Bangkokpost.com).
Analizzando il mercato, la capitalizzazione globale delle criptovalute ha registrato un decremento dell'1,23% nelle ultime 24 ore al 29 novembre, stabilizzandosi intorno ai 3,08 trilioni di dollari. Bitcoin, scambiato intorno ai 90.537 dollari, ha visto un calo dell'1,16%, faticando a mantenere la soglia psicologica dei 100.000 dollari, e chiudendo il mese di novembre in rosso con un calo del 17,20% (fonte Italia-Informa.com, Repubblica.it, TradingEconomics.com, Unimpresa.it, Bitget.com, SoldiOnline.it). Le principali altcoin hanno seguito un andamento generalmente negativo, ma non è tutto. Alcuni token, come MBL, LSK e SKL, hanno conseguito guadagni significativi, dimostrando una certa tenacia. Ma c'è di più: le "balene" crypto, ossia i grandi detentori, sono state osservate accumulare in modo consistente token come ENA (Ethena), XRP (Ripple) e ADA (Cardano), un indizio che potrebbe anticipare potenziali apprezzamenti a dicembre (fonte BeInCrypto.com).
Nello specifico, le balene di Ethena (ENA) hanno incrementato le loro partecipazioni del 2,84% nell'ultima settimana, aggiungendo oltre 1,1 milioni di token, e le 100 maggiori mega-balene ne hanno inclusi quasi 50 milioni. Questo accumulo, anche in una settimana già solida, suggerisce fiducia in ulteriori rialzi, con un obiettivo chiave sopra i 0,28 dollari (fonte BeInCrypto.com). Per XRP, l'attività delle balene si è dimostrata ancor più aggressiva: i detentori con oltre 1 miliardo di XRP hanno aggiunto 150 milioni di token (circa 330 milioni di dollari) dal 25 novembre, mentre il gruppo da 10 a 100 milioni ha aggiunto ben 970 milioni di XRP (circa 2,13 miliardi di dollari) dal 23 novembre. Con XRP scambiato prossimo ai 2,20 dollari, questo nuovo capitale è confluito nel mercato proprio mentre il token guadagnava oltre il 16% nella settimana, rafforzando l'idea di acquisti sulla forza. Il prezzo deve oltrepassare i 2,30 dollari per una prosecuzione rialzista (fonte BeInCrypto.com). Infine, per Cardano (ADA), le balene sembrano aver orientato i loro investimenti verso le grandi capitalizzazioni. I detentori con oltre 1 miliardo di ADA hanno accumulato 130 milioni di ADA dal 24 novembre, e il gruppo da 10 a 100 milioni ne ha aggiunti 150 milioni dal 26 novembre. Questa accumulazione combinata, con ADA scambiato intorno a 0,41 dollari e un modesto recupero settimanale del 5%, è degna di nota. Sul grafico a 12 ore, ADA esibisce una divergenza rialzista, un segnale di inversione di tendenza in fase di formazione, con una chiusura sopra 0,43 dollari quale condizione fondamentale per un ulteriore slancio a dicembre (fonte BeInCrypto.com).
Non si può trascurare il contesto macroeconomico statunitense. L'economia americana presenta segnali di rallentamento, con la Federal Reserve che ha già proceduto a tagli sui tassi di interesse e se ne prevedono altri. La stima preliminare del PIL del terzo trimestre 2025 è stata annullata a causa di un blocco governativo, ma il PIL del secondo trimestre è cresciuto del 3% su base annualizzata. Le proiezioni per il PIL 2025 indicano una decelerazione generale, con una crescita stimata al 2%. L'inflazione annuale a settembre è aumentata al 3%, mentre quella core è diminuita. Il mercato del lavoro mostra i primi indizi di indebolimento, con una moderazione degli incrementi salariali e un tasso di disoccupazione al 4,34%. I consumi stanno frenando, e si discute anche di una potenziale emergenza nazionale per l'edilizia abitativa.
La Fed ha ridotto il tasso sui federal funds di 25 punti base a ottobre, portando l'intervallo obiettivo al 3,75%-4,00%. Un ulteriore taglio di 25 punti base a dicembre ha una probabilità del 69,4% (al 24 novembre), e gli esperti anticipano altri due tagli entro la fine del 2025 e tre nel 2026, principalmente a causa del rallentamento del mercato del lavoro. La Fed è entrata in un "periodo di silenzio" dal 29 novembre, in vista della riunione di dicembre. L'attenzione si sta spostando anche sulla nomina del nuovo presidente della Fed, con Kevin Hassett, noto per i suoi legami con il settore crypto, tra i favoriti. Questo contesto macroeconomico incide direttamente sulle criptovalute, con Bitcoin ed Ethereum che hanno mostrato una lieve flessione, mentre XRP ha subìto un calo più marcato (fonte Italia-Informa.com, Repubblica.it, TradingEconomics.com, Unimpresa.it, Rivaluta.it, Startmag.it, Ebc.com, Orafinanza.it, SoldiOnline.it, Binance.com, Portalcripto.com.br).
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Hive Guide: Hive 101
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