David Lynch: genio visionario del XX secolo

in #art7 years ago (edited)


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Creatore di mondi sospesi tra inconscio e realtà, David Lynch è uno degli autori più originali e complessi del cinema mondiale. Nato a Missoula (Montana) il 20 Gennaio 1946, ben presto si appassiona alla pittura, tanto da trasferirsi in Europa, dove studia con il pittore austriaco Oskar Kokoscha. Rientrato a vent'anni negli USA, si trasferisce a Philadelphia e qui frequenta la Pennsylvania Academy of Fine Art .

Le sue composizioni pittoriche astratte vengono intitolate Industrial Symphones. Da una di queste nasce il suo primo cortometraggio, Six Men Getting Sick (1967).

In merito all'ispirazione di quest'opera l'artista ha affermato: "È stato uno dei miei quadri. Non ricordo quale ma si trattava di un dipinto quasi completamente nero. C'era una figura che occupava il centro della tela. Quindi mentre stavo osservando la figura nel quadro ho avvertito un leggero spostamento d'aria e ho colto un piccolo movimento. E ho desiderato che il quadro fosse realmente in grado di muoversi, almeno per un po' ".

Nel 1970 Lynch con una sovvenzione dell' American Film Institute di 5000 dollari, realizza un'altra opera, The Grandmother, mediometraggio che anticipa sotto molti punti di vista le tematiche presenti in Eraserhead: il “dramma” della vita familiare, la degenerazione dei corpi, la disgregazione degli elementi (non solo visivi), rapporti sessuali “deviati”, figli-mostruosi con “elementi animali”.

Realizzato basandosi perlopiù sull’immagine filmata e meno sulle tecniche di animazione, comunque presenti ed interessanti, The Grandmother rende per la prima volta tangibile l’orrore presente nel mondo descritto da Lynch; questo mondo coincide spaventosamente con una visione della famiglia come nucleo oppressivo e ricco di tensioni, addirittura ricondotto ad uno stato dis-umano o animale (i genitori che camminano a quattro zampe). Ricostruire la trama di questo terzo lavoro di David Lynch, notevolmente più complesso dei precedenti, non è impresa facile.

Prima di riuscire a portare a termine Eraserhead (1977), gli ci vorranno alcuni anni, soprattuto a causa di problemi finanziari. Una volta terminato il film ottiene un grande consenso di critica, circola soprattuto nel circuito dei cinema indipendenti e viene considerato un vero e proprio cult movie.

Nel 1980, molto colpito da Eraserhead, Mel Books chiama Lynch a dirigere The Elephant Man basato sulla storia vera Joseph Marrick. Il film ottiene ben otto candidature all'Oscar.
Il successivo lungometraggio Dune, tratto dal romanzo di fantascienza di Frank Herbert, è prodotto da Dino De Laurentis, ma Lynch viene espropriato dal montaggio finale e la versione originale di tre ore è ridotta a 137 minuti, e si rivela un flop commerciale.

Con Blu Velvet Lynch (1986) ottiene una nuova nomination all'Oscar,mentre con il successivo film Wild Heart (1990) viene premiato al Festival di Cannes con la Palma d'Oro e consolida il suo rapporto artistico e produttivo con la Francia.
Nel frattempo ottiene ottiene un grande successo televisivo con la serie Twin Peaks, tanto che la rivista Times gli dedica una copertina.
Rifiuterà in un primo momento di dirigere la seconda serie, mentre nel 1992 gira per il cinema Twin Peaks- Fire Walk With Me con gli stessi personaggi della fortunata serie televisiva. Per la Tv inoltre, Lynch gira, sempre negli anni '90 altra due serie televisive: On the Air e Hotel Room.

Ma è a cavallo tra la fine del decennio e l'inizio di quello successivo che il regista americano realizza due capolavori: Lost Highway, che però ottiene uno scarso successo di pubblico e Mullholland Drive, originariamente pensato come pilota di un'ulteriore serie televisiva: con questo film Lynch ottiene il premio come miglior regia al festival di Cannes.

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Negli anni seguenti sono diversi i cortometraggi dal lui realizzati, prima di ritornare al lungometraggio con Inland Empire, presentato nel 2006 a Venezia, dove Lynch ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera.

Accanto al cinema, Lynch continua parallelamente la sua attività artistica, attraverso la realizzazione di dipinti, disegni, fotografie, musiche ed installazioni (una sua mostra itinerante, The Air is on Fire, sponsorizzata dalla Foundation Cartier Poure l'Art Contemporaine, è stata allestita nel 2008 anche alla Triennale di Milano).

Lynch ha inoltre diretto alcuni videoclip musicali e numerosi spot pubblicitari, per marchi come Armani, Gucci, Calvin Klein, Nissan. Fautore della meditazione trascendentale, l'artista-cineasta ha istituito inoltre la David Lynch Foundation for Consciousness-based Education and World Peace.

Ermeneutica lynchiana:

Durante la sua lunga carriera, Lynch ha sviluppato un nuovo stile narrativo e visivo, che ha reso i suoi film riconoscibili al pubblico di tutto il mondo per la loro forte componente surrealista, le loro sequenze angosciose e oniriche, le immagini crude e strane, e il sonoro estremamente suggestivo.

Spesso i suoi lavori esplorano il lato oscuro delle piccole città americane, (ad esempio Velluto Blu e la serie televisiva Twin Peaks) e delle metropoli caotiche (Strade Perdute, Mulholland Drive) città apparentemente tranquille,dove la vita scorre in maniera imperturbabile finchè un evento inspiegabile sconvolge l'equilibrio fino a quel momento dominante nella trama.

E' interessante notare come, la contrapposizione bene/male è evidente anche nei personaggi femminili che animano e sono spesso protagonisti delle lynchiane storie; esse sono il fulcro che esprime la dualità che è alla base della poetica di Lynch: creature inizialmente “pure”, innocenti, ma che si ritrovano improvvisamente prigioniere di un mondo fatto di orrore, perversione, depravazione sessuale, violenza, un mondo dal quale desiderano disperatamente fuggire, per tornare indietro, alla condizione di partenza.

Dunque, questo loro essere sospese fra due mondi, rimanda all'immaginario onirico de Il mago di Oz e Alice nel paese delle meraviglie. Ad esempio, uno dei più espliciti riferimenti lynchani al Mago di Oz è il personaggio di Isabella Rossellini in Velluto blu (basti pensare al nome, che è appunto Dorothy), la quale è come se si trovasse prigioniera di una sorta di perverso mondo di Oz, dal quale alla fine riesce a scappare “tornando a casa”, riuscendo cioè a sfuggire dalle grinfie di Frank e a riabbracciare il figlio.

Naturalmente, quella di essere “sospesa fra due mondi” è una caratteristica che ritroviamo in maniera prepotente anche nella Laura Palmer di Twin Peaks, nella Betty/Diane di Mulholland drive (anche in questo film, in diverse analisi critiche, sono stati riscontrati fortissimi rimandi al Mago di Oz), e nella Dern di INLAND EMPIRE (anzi, qui di mondi ce n’è forse un po’ più di due).

Ma un’altra costante, è il fatto che la causa delle disperazione di queste donne, è sempre un uomo; esse sono vessate e tormentate da una figura maschile perversa e violenta, che le strappa brutalmente dalla dimensione paradisiaca in cui si trovavano prima, per schiavizzarle e sottoporle alle proprie perversioni e ad una serie di umiliazioni sessuali.

Quest'uomo, insomma, rovina e distrugge la loro purezza, tanto da trasformare queste donne praticamente in delle prostitute, o a livello di semplice comportamento sessuale, o anche a livello di professione vera e propria, e per questo motivo esse desiderano il suicidio e utilizzano il sesso in maniera autodistruttiva e rabbiosa.

In questo intreccio onirico di personaggi e personalità multiple è praticamente lampante, la presenza di un complesso edipico latente; e a confermare questo “sospetto”, si aggiunge il fatto che spesso, in questo rapporto, si viene a inserire un personaggio che tenta di salvare la donna, cercando di sottrarla alle grinfie dell’uomo violento, e in questo personaggio è facilmente individuabile la figura del “figlio” (velluto blu); inoltre, il fatto che il rapporto sessuale tra le figure della donna e dell’uomo violento equivalga sempre ad uno stupro, credo rimandi proprio alla teoria freudiana secondo la quale l’amplesso fra i genitori viene sempre percepito dal figlio come un atto di violenza.

In secondo luogo, queste figure maschili perverse, presentano sempre le caratteristiche peggiori e stereotipate della mascolinità, soprattutto la violenza, l’aggressività sessuale e l’infantilità, ma portate all’esasperazione e al parossismo.
Forse, la più lampante ed esplicita rappresentazione della situazione che ho appena descritto, la si ritrova in Velluto blu, a cominciare dalla celeberrima sequenza dell’amplesso tra Frank e Dorothy spiato da Jeffrey chiuso nell’armadio, che, come si è detto più volte, è un esempio lampante di “scena madre” freudiana, teoria basata proprio sul discorso dello stupro fatto prima.

Dorothy, dunque, appare come una prostituta agli occhi del figlio- Jeffrey, proprio perché si è “compromessa” col padre-Frank, divenendone l’amante e dal quale Jeffrey cerca di salvarla.
Allo stesso modo, in Twin Peaks, attorno alla povera Laura Palmer, ruotano anche qui due figure maschili molto simili a quelle di Velluto blu: da un lato c’è il padre di Laura, che, come lo era anche Frank Booth, è la causa della disperazione autodistruttiva della figlia; anche qui, infatti, gli abusi sessuali della figura paterna (che in Velluto blu era solo sublimata) fanno sì che Laura diventi una sorta di prostituta, iniziando a usare il sesso, anche qui, come forma di autodistruzione e autodissoluzione; dall’altro lato c’è invece James, che cerca disperatamente di capirla e salvarla, e del quale Laura è innamorata.

Ma a partire da Twin Peaks, le figure femminili diventano sempre più disperate, andando sempre incontro ad una fine tragica, e ciò è testimoniato anche dal fatto che la figura del “figlio” viene progressivamente a scomparire; il personaggio di James, infatti, è un personaggio secondario, e non centrale come lo era Jeffrey in Velluto blu, mentre in Mulholland drive e Inland Empire, questa figura è completamente assente, infatti, come dicevo prima, il destino delle protagoniste di questi due film è particolarmente tragico.

Per quanto riguarda Inland Empire anche qui ritroviamo la figura maschile prima descritta, quella, cioè, del Fantasma, o Crumpy, che da quello che si riesce a intuire del film, pare sia una sorta di pappone che costringe la protagonista a prostituirsi.

Per concludere, nell’idea di uno stupro avvenuto in famiglia, potrebbe risiedere l’elemento inquietante e sotterraneo che pare essere presente in tutti i “quadretti familiari” lynchani, nei quali si avverte sempre la sensazione di qualcosa di orribile e di rimosso che minaccia di venire a galla turbando l’apparente serenità e normalità di quella famiglia, che ogni volta si rivela essere solo una facciata; ed è probabile che alla base di questa sensazione possa esserci un complesso edipico magari dello stesso Lynch, ipotesi che potrebbe non risultare del tutto infondata se pensiamo che Jeffrey, il protagonista di Velluto blu, a detta dello stesso Lynch, è una sorta di alter ego del regista, il quale, tra l’altro, come lui stesso ha affermato, per creare i suoi film attinge a piene mani dalle sensazioni della sua infanzia, senza contare il fatto che la sua spiccata sensibilità gli permette di cogliere con particolare intensità le immagini e le suggestioni della sua vita interiore.

Un elemento ricorrente e caratteristico dell'estetica lynchiana è sicuramente quello del fumo. Questa entità eterea, sembra affascinare Lynch, per la sua straordinaria capacità di cambiare continuamente forma. Il fumo, come d'altronde gli altri elementi tipici,sembrano assolversi dalla mera funzione di spettacolarità e possono essere ricondotti, invece, ad elemento paranormale, come fossero quasi interventi registici, o meglio indicazioni narrative.
Come se il film altro non fosse che una tortuosa strada da percorrere, e questi segnali ci indicassero la strada da imboccare. Il fumo è un'avvertenza, un monito che ci indica di essere passati alla dimensione onirica.

Gran parte del suo cinema ha a che fare con il concetto di “mistero”. Come lo stesso regista afferma: “per me il mistero è una calamita. Ovunque ci sia qualcosa di ignoto, si sviluppa sempre una grande attrazione. Se ci si trovasse in una stanza, con la porta aperta e con le scale che scendono, e si spegnesse di colpo la luce, si avrebbe la forte tentazione di precipitarsi giù da quelle scale”.
Il mistero ci conduce verso stato di disorientamento percettivo e cognitivo che coglie lo spettatore, insieme al personaggio, di fronte a eventi inspiegabili o in attesa di risoluzione.

Il fatto che poi questo “scioglimento” logico dei dubbi alle volte, nei film del regista, non giunga mai, è uno dei motivi più ricorrenti di irritazione di una parte della critica.

Lynch percepisce come deludente ogni curva narrativa che si risolva semplicemente nel percorso: mondo tradizionale > evento perturbante > conflitto > sconfitta dell’irrazionale > ritorno al mondo ricomposto.

Facendo leva, semmai, sulla perenne esitazione tra spiegazione razionale e irrazionale degli avvenimenti narrati egli preferisce dilatare all’infinito il mistero, mantenendone le caratteristiche iniziali di “rottura” ma rinunciando di fatto a una sua riduzione elementare. Questo non significa che Lynch imposti un racconto e poi lo lasci semplicemente andare alla deriva, nemmeno in quei film, come Strade perdute, di fronte ai quali si fa strada il desiderio, da parte dello spettatore, di lasciare da parte ogni tentativo di comprensione diegetica.

L'elettricità è spesso resa protagonista nelle opere di Lynch. Molte inquadrature sono esplicitamente dedicate all'elettricità e alla sua azione: i cavi, l'intermittenza della luce, le lampade; egli ne pare quasi ossessionato. Una delle interpretazioni più condivise è che l'elettricità è solo il mezzo, il fine è la luce come sinonimo di vita, mentre il buio lo è della morte. L'intermittenza non è che uno stadio tra queste due.

E da' notare come i "giochi" di luce avvengano sempre in determinati momenti: come la morte di qualcuno o un evento particolarmente pauroso, o in luoghi in cui la morte comunque aleggia (la sala dove l'agente Dale Cooper esamina il corpo di Laura Palmer, l'ospedale, il bar dove Teresa Banks lavorava prima di morire, la camera di Laura-Twin Peaks).

Come abbiamo visto precedentemente, all'interno di scenari onirici, disturbati e disturbanti, il legame tra opere lynchiane e psicologia/filosofia è molto stretto (si veda il collegamento tra Velluto Blu ed il complesso di Edipo).
Un ulteriore legame in tal senso lo si più notare nella scena del buco nella seta di Inland Empire e Darkened Room (cortometraggio realizzato bel 2002). Tali scene sono facilmente riconducibili allo "strappo del velo di maya", ampiamente trattato nella filosofia orientale (ricordiamo che Lynch è un assiduo praticante della meditazione trascendentale) e in Europa dal Schopenhauer. Il foro, praticato nella seta, o in altri tessuti, rappresenta dunque un vero e proprio "strappo spazio/temporale".

Non a caso, il foro, lo strappo, viene applicato ad un "vestito" così da poter vedere meglio quello che c'è oltre, quindi, in questo caso, la persona che lo indossa. E' dunque un modo per penetrare all'interno dell'individuo.
Tutte le persone, lasciano scoperta una parte di sè, l'altra la celano con i vestiti. Credo che Lynch, voglia attraverso questo metodo cercare di rivelare
il mistero che si nasconde dentro ognuno di noi, quel mistero appunto celato da qualche indumento.

Legami artistici ed attori feticci:

Angelo Badalamenti: durante la sua lunga carriera il cineasta statunitense ha dato vita sodalizi che perdurano ancora nel tempo, primo fra tutti quello con il compositore italoamericano. Nato a New York il 22 Marzo 1937, è considerato uno dei più cupi ed intimisti compositori di Hollywood. Formatosi alla Manhattan School of Music di New York ha collaborato con la Atari per la realizzazione della colonna sonora videogioco Thriller/horror Fahrehneit e con musicisti del calibro di Siouxsie Sioux (frontwoman della band Siouxsie and the Banshees). Il rapporto con David Lynch è cominciato nel 1986 con Velluto Blu ed è continuato, in ordine cronologico con Cuore Selvaggio, Twin Peaks, Fuoco cammina con me, Strade Perdute, Una Storia vera e Mulholland Drive (nel quale figura anche come attore).

Isabella Rossellini: nata a Roma il 18 Giugno 1952, oltre ad aver avuto una breve storia sentimentale con il regista, è stata la protagonista femminile in Blu V elvet, interpretando Dorothy V allens, ed ha recitato in Cuore Selvaggio.

Grace Zabriskie: nata a New Orleans il 17 Maggio 1941 ha collaborato con Lynch in I Segreti di Twin Peaks e nel suo presule Fuoco cammina con me interpretando Sarah Palmer, la madre della defunta Laura. Aveva già lavorato con Lynch nel film Cuore Selvaggio (interpretando sorprendentemente la gemella di un personaggio interpretato da Isabella Rossellini, più giovane di lei di undici anni).
Successivamente ha lavorato nel film The Grudge interpretando una vecchia sensitiva e poi, di nuovo con Lynch, nel recente Inland Empire- L'impero della mente dove interpreta un'inquietante vicina di casa della protagonista.

Laura Dern: nata a Los Angeles il 10 febbraio 1967 fin da giovane attrice feticcio di David Lynch, ha preso parte ai suoi Cuore Selvaggio, Velluto Blu e Inland Empire- L'impero della mente, oltre ad aver preso parte alla performance teatrale musicale Industrial Symphony No. 1.

Naomi Watts:nata a Shoreham il 28 Settembre 1968 ha recitato in Mulholland Drive nel ruolo di Betty Elms, nella serie Tv Rabbits nel ruolo di Suzie e Inland Empire- L'impero della mente prestando la sua voce.

Kyle Maclachlan: nato a Yakima il 22 Febbraio 1959. Sotto la direzione artistica di Lynch ha interpretato Paul Atreides nel film-colossal Dune e Dale Cooper nella serie tv Twin Peaks, personaggio che riprese poi nel prequel cinematografico Fuoco cammina con me per il quale guadagnò un Golden Globe. Lynch ha detto di lui: "Kyle interpreta l'uomo innocente che è interessato ai misteri della vita. È la persona di cui ti fideresti per farti condurre in un mondo strano". MacLachlan ha lavorato anche in molte serie televisive, tra le quali: I racconti della cripta , producendone un episodio nel 1993, Law And Order- Unità Vittime Speciali, Desperate Housewives Sex and the City.

Rabbits: l'apice del surrealismo?

“In una città senza nome, bagnata da una pioggia incessante, tre conigli convivono con un terribile mistero” (Tagline della serie)

Rabbits è una serie di 8 cortometraggi della durata media di 6 minuti ciascuno, scritta e diretta da David Lynch nel 2002 e narra la storia di tre conigli antropomorfi (Suzie, Jack e Jane) interpretati rispettivamente da Naomi Watts, Scott Coffey e Laura Elena Harring ( che nel terzo episodio è stata sostituita da Rebekah Del Rio). I quattro attori hanno recitato anche in Mulholland Drive.
Inizialmente fruibile dal sito ufficiale del regista, www.davidlynch.com, la serie è attualmente disponibile in una versione re-editata di 4 episodi nel DVD “Lime Green Set”.

Come al solito Lynch, con fare alchemico e surrealista deframmenta i connotati stilistici della sit-com ricostruendola per ottenere un risultato oscuro e straniante, in grado di provocare orrore puro nello spettatore (proprio il contrario del comfort catodico e rassicurante della situation comedy).
Il regista da vita ad una prigione di incomunicabilità dove i protagonisti rosi da un orribile evento innominabile, si rivolgono l'un l'altro senza mai comprendersi, nutrendosi di oscure suggestioni, recriminazioni e rimanendo continuamente in attesa della resa dei conti.
I temi trattati dalla serie di inseriscono pienamente nella filosofia lynchiana: il mistero, il dramma del passato che pesa come un macigno, l'attesa di un atto liberatorio che forse non arriverà mai, la realtà che si piega all'irrealtà, l'individuo che pare sottomesso a forze a lui inconcepibili.
L'atmosfera e l'architettura del salotto, per non parlare della colonna sonora
(che come nella maggior parte dei lavori del regista è curata da Angelo Badalamenti), richiamano immediatamente alla memoria la Loggia Nera del capolavoro televisivo Twin Peaks; probabilmente il salotto ed i tre conigli fanno parte dello stesso universo surrealista, il luogo metafisico extradimensionale nel quale si trova la Red Room, la rossa sala d'attesa della Loggia Nera.
Il format come ho già detto è quello della sit-com con tanto di risate registrate, qui però non ci sono battute divertenti e il pubblico applaude e ride in momenti apparentemente inappropriati. L'azione si svolge interamente all'interno di una squallida stanza illuminata solamente da due lampade. Un divano di trova al centro della scena , più indietro un asse da stiro, in basso un telefono. Qui troviamo la porta d'ingresso dalla quale fa immancabilmente il suo ingresso Jack (l'unico personaggio che la utilizza per uscire dalla scena).
In sottofondo è costante la presenza della pioggia e di qualche tuono, che ogni volta fa perdere la messa a fuoco della telecamera. La sensazione che ne scaturisce è dunque quella di una dimensione teatrale più che cinematografica. L'inquadratura è fissa e non ci sono tagli di montaggio (eccezion fatta per l'episodio 6, giusto il tempo per riprendere per qualche secondo il primo piano del telefono che squilla).

Sort:  

Complimenti! Adoro Lynch, soprattutto Eraserhead, ma ho un debole per Wild at heart!

Grazie mille. Credo che Lynch riesca ad essere trasversale nelle suo opere. "Cuore Selvaggio" e "Una storia vera" ne sono un esempio

I like your posts! I sent you some SBD in your wallet! I want to be friends!

Wow! Ma...fammi capire... l'hai scritto tu? L'hai scritto tu per qualche altro contesto? ...una rubrica di cinema su un giornale,... un articolo su una rivista,... una monografia per una raccolta,... Insomma... è il tuo mestiere? Il tuo hobby?... Complimenti!

è un lavoro che feci tempo fa' per un corso in tecniche di ripresa (per un anno ho frequentato l'accademia di belle arti). Ci ho messo tanta passione nello sviscerare un autore che amo davvero tanto :) grazie dell'apprezzamento

Bravo. Ben fatto.

Sono foto fatte da te? Non ho capito bene..

Complimenti! Elephant man è il tutor della mia vita adulta. Grazie per questo post

Grazie a te :) io ho davvero un rapporto speciale con le opere di Lynch. In special modo con Twin Peaks e Lost Highways, per non parlare poi delle sue foto e del suo album. Anzi, se già non lo avessi fatto, ti consiglio di ascoltarlo.

Bella mazzata i film di Lynch, gran regista! Il mio preferito è dune, fantastico! Bell'articolo!